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Il Foglio Rassegna Stampa
29.08.2008 A rischio la cooperazione tra Russia e Occidente contro il nucleare iraniano
lo fa temere una dichiarazione di Putin alla Cnn

Testata: Il Foglio
Data: 29 agosto 2008
Pagina: 3
Autore: la redazione
Titolo: «Non è Guerra fredda, ma Putin gela l'occidente sull'Iran»
Da Il FOGLIO del 29 agosto 2008:

Il Cremlino “non vuole una nuova Guerra fredda” ma non esclude lo stop alla cooperazione sul dossier nucleare iraniano. “Se nessuno vuole discutere di questi temi con noi, se la cooperazione con la Russia non è necessaria, perché i paesi occidentali non se ne occupano da soli?”, ha detto il premier, Vladimir Putin, in un’intervista alla Cnn. Poche ore prima il ministro degli Esteri francese, Bernard Kouchner, ha avanzato l’ipotesi di usare sanzioni economiche contro Mosca per la violazione dell’accordo di cessate il fuoco con la Georgia. La collaborazione della Russia è fondamentale nella lotta al nucleare di Teheran: il paese fa parte del 5+1, il gruppo negoziale incaricato delle trattative con la Repubblica islamica, e siede nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Una eventuale rottura fermerebbe le restrizioni economiche già approvate – e applicate – dalla comunità internazionale. Le parole di Kouchner arrivano a quattro giorni dal vertice europeo sul futuro dei rapporti fra Bruxelles e Mosca. Lunedì, i capi di stato e di governo dei 27 paesi Ue lanceranno un monito forte al Cremlino senza isolare la Russia. La strada delle sanzioni è una svolta: non era stata presa in considerazione neppure al summit straordinario della Nato del 19 agosto, dicono al Foglio fonti della Farnesina. La decisione russa di riconoscere Abkhazia e Ossezia del sud ha contribuito a modificare l’approccio. Il premier italiano, Silvio Berlusconi, ha parlato della crisi con il cancelliere tedesco, Angela Merkel. Nessun commento sull’ipotesi sanzioni, “la situazione è difficile”, ha detto, ma una “soluzione di buon senso è possibile”. Secondo l’ambasciatore russo a Roma, Andrey Maslov, “isolare la Russia è impossibile. Basta guardare la mappa geografica per capirlo. Noi non abbiamo alcuna paura ma pensiamo che certi atteggiamenti portano il confronto fuori dalla logica polistramtica in cui a prevalere è la ragione – dice Maslov al Foglio – Non vogliamo peggiorare i rapporti con l’occidente. Negli anni Novanta l’Europa è sopravvissuta a crisi molto gravi, come quella seguita al bombardamento di Belgrado. Eppure abbiamo superato le tensioni e siamo arrivati al vertice di Pratica di Mare e alla nascita del Consiglio Nato-Russia. Aspettiamo la voce dell’Europa dopo il vertice del primo settembre: soltanto allora capiremo se l’occidente sceglierà il confronto politico o la sfida”. Intanto Mosca alimenta la tensione. Durante l’intervista alla Cnn, Putin ha detto che “l’attacco georgiano all’Ossezia del sud è stato orchestrato con l’aiuto di Washington”. Per il capo della Casa Bianca, George W. Bush, si tratta di “accuse irrazionali”. Ieri l’esercito russo ha portato a termine test missilistici sul Topol RS-12M, in grado di superare lo scudo spaziale che gli Stati Uniti costruiranno in Europa. “Non desideriamo il ritorno alla Guerra fredda – dice Maslov – ma al tempo stesso non comprendiamo la minaccia delle sanzioni. Quando i paesi occidentali hanno riconosciuto il Kosovo noi non abbiamo minacciato di chiudere i rubinetti del gas o di attuare sanzioni energetiche, non abbiamo scelto le ritorsioni come strumento politico. Perché ieri era legittimo il Kosovo indipendente e oggi non lo sono l’Ossezia del sud e l’Abkhazia?”. La Russia, sostiene Maslov, non era affatto preparata a un intervento militare contro Tbilisi, come ha denunciato più volte dal presidente georgiano, Mikhail Saakashvili. “E’ stato un attacco improvviso e vigliacco perché i militari georgiani hanno sparato ai nostri peacekeeper. L’Abkhazia e l’Ossezia del sud non sono mai state nel mirino della Russia, chi disegna questo scenario dice il falso”. Lo stato maggiore dell’esercito russo ha tuttavia confermato la notizia di esercitazioni nel Caucaso del nord a meno di un mese dalla guerra in Georgia. “Noi – dice l’ambasciatore – avevamo riconosciuto l’integrità territoriale della Georgia ma il regime criminale di Saakashvili ha distrutto tutto e ha reso impraticabile qualsiasi coabitazione. La Russia è intervenuta e con la sua azione ha scongiurato i piani della Georgia di intervenire anche in Abkhazia. La nostra decisione è stata logica e urgente”. Secondo alcuni analisti, uno degli obiettivi dell’aggressione russa alla Georgia era quello di rovesciare il governo filoccidentale di Mikhail Saakashvili. Per Maslov, “è il popolo georgiano che deve decidere il suo destino. Il presidente dovrà rispondere delle proprie azioni, della catastrofe a cui ha portato il paese, deve spiegare alla sua gente le conseguenze di questa guerra. La Russia non avrà nessun dialogo con lui, né oggi né domani né mai. In queste ore la nostra magistratura raccoglie informazioni e prove sui crimini orribili commessi dai georgiani in Ossezia del sud. La giustizia internazionale dovrebbe occuparsi di questo signore”. Anche il governo di Tbilisi ha intrapreso un’iniziativa analoga per denunciare presunti crimini di guerra avvenuti durante l’intervento russo in Georgia. Il ministro degli Esteri inglese, David Miliband, si trova a Kiev per consolidare i rapporti fra l’Europa e l’Ucraina. Il paese, dice l’analista Arduino Paniccia dell’Università di Trieste, potrebbe essere uno dei prossimi teatri dello scontro con la Russia. Nel porto di Sebastopoli, in Crimea, resiste una delle basi più importanti della flotta di Mosca. “Se l’equilibrio nel mar Nero dovesse saltare – dice Paniccia – arriveremmo a una seconda Guerra fredda. La Russia, spiega Maslov “è sempre in favore delle soluzioni diplomatiche perché quello è il modo migliore per stabilire la pace. Non possiamo accettare i sospetti di chi crede che abbiamo in mente di risolvere il problema di altri conflitti congelati nello stesso modo in cui è stato risolto quello in Abkhazia e Ossezia del sud. Questo è un modo sbagliato di raccontare la realtà perché lì tutto è cominciato a causa del regime criminale della Georgia”. A novembre, l’Italia ha proposto di ospitare una conferenza sul Caucaso che, secondo il ministro degli Esteri, Franco Frattini, potrebbe essere un’occasione di pace e dialogo. “L’idea – fa notare Maslov – è nata molto prima delle ostilità in Georgia, Ma l’agenda di quella conferenza era soprattutto geoeconomica. Che io sappia la Farnesina vorrebbe correggere l’agenda ma per ora non abbiamo nessuna informazione ufficiale, siamo ancora al programma dei mesi scorsi. Aspettiamo di leggere come sarà trasformata l’agenda della conferenza”

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