Ci scrive Achille Scalabrin del Giorno (sul caso Ariel Toaff) 22/08/2008
Lo storico ebreo Ariel Toaff, autore di Pasque di sangue, è a vostro avviso un calunniatore a causa delle sue ricerche sulle realtà ashkenazite medievali. Deduco, leggendo il vostro intervento in data 21, che complice è il sottoscritto per aver denunciato il boicottaggio di cui è oggetto il professore da parte delle Comuntà ebraiche di Roma e Firenze. Lascio all'intelligenza dei vostri lettori ogni considerazione a proposito. Chiedo tuttavia se complici di calunniatore debbano essere considerarsi anche la storica ebrea Anna Foa, che dopo la seconda edizione del libro auspicò 'un confronto serio in un clima ora più sereno'; lo studioso ebreo Gadi Luzzato Voghera, che a Padova ha organizzato nei mesi scorsi una giornata di studio sul libro; il presidente della comunità ebraica di Napoli, Guido Sacerdoti, che in giugno discusse con Toaff e altri nell'ambito del Premio Napoli; Lucio Pardo, ex vicepresidente della Comunità ebraica di Bologna (e nipote di Gemma Volli, smantellatrice dei riti di Simonino da Trento e Lorenzino da Marostica) che presso i rabbini italiani e sul vostro sito ha difeso il lavoro del docente italo-israeliano, e all'Università di Bologna ha organizzato un dibattito; lo storico ebreo Roni Weinstein che ha recensito favorevolmente la riedizione della ricerca; gli studenti israeliani dell'università Bar Ilan che hanno aiutato Toaff nelle sue ricerche; e infine anche la Association of Jewish Studies, che il 21 dicembre prossimo, al suo congresso annuale a Washington, dedicherà un pannel a caso Toaff, e ha chiamato a presiderlo Bernard Cooperman. Concedetemi alcune considerazioni. 1) usare la parola calunniatore nei confronti di uno storico del livello Ariel Toaff, costituisce un pericolosissimo salto di qualità in una polemica che mai aveva fatto ricorso a insulti personali; 2) prendo atto che legittimate il boicottaggio, poiché ritenete opportuno ; 3) partecipare a un dibattito sul libro non è certo obbligatorio per gli ebrei, ma non lo è neppure organizzare e accettare il boicottaggio); 4) essere presenti non significa fare pubblicità ma semplicemente aver modo di discuterlo e, nel caso, demolirlo: una semplice espressione di democrazia; 5) capisco che paragonare a metodi integralisti o stalinisti quelli usati nei confronti di Toaff possa dare fastidio, ma dopo i casi Rushdie e Pamuk, dopo aver letto Koestler, penso anche che siano gli unici termini possibili quando certe situazioni purtroppo si riaffacciano. Resto dell'idea che il confronto e la discussione appartengono alla cultura ebraica ben più che le epurazioni. C'è tuttavia una grande minoranza, chiusa nelle sue paure, che ha nostalgia di oscurantismo e che non vede l'ora di pronunciare nuovamente il cherem che colpì Spinoza. Mi auguro ovviamente che gli altri ebrei aiutino tale minoranza ricredersi e ritrovare la serenità. Vi ringrazio per la pubblicazione in nome dell'informazione corretta. Shalom Aleichem Achille Scalabrin
1) Gli omicidi rituali sono una calunnia 2) Discutere con chi ne ha sostenuto la veridicità, per smontarne le tesi, chiaramente non è una calunnia, ma potrebbe essere un'ingenuità 3)Nessuno ha mai sostenuto che organizzare il boicottaggio sia obbligatorio, è lei che ha sostenuto che discutere il libro di Toaff è obbligatorio, almeno moralmente. Chi non lo fa è "fondamentalista", "integralista", "stalinista". Ora ribadisce il concetto: i renitenti al confronto su "Pasque di sangue" si sottraggono a "una semplice espressione di democrazia". La democrazia implica anche la libertà di rifiutare di discutere ciò che non si ritiene degno di discussione. Le tesi di Toaff sono già state demolite dagli storici. Sarebbe piuttosto interessante discutere perché continuino a suscitare interesse 4) Non è che il paragone con i metodi integralisti e stalinisti "dia fastidio", è che non sta in piedi. Salman Rushdie gira da anni sotto scorta armata, gli stalinisti mandavano nei gulag. Una certa differenza (per fortuna) con il caso Ariel Toaff