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Informazione Corretta Rassegna Stampa
22.08.2008 Rendere pubblico il dossier Mastelloni sul terrorismo Palestinese e le Brigate Rosse
un intervento di Piera Prister

Testata: Informazione Corretta
Data: 22 agosto 2008
Pagina: 1
Autore: Piera Prister Bracaglia Morante
Titolo: «Rendere pubblico il dossier Mastelloni sul Terrorismo Palestinese e le Brigate Rosse»
Chiediamo che si renda pubblico il dossier inedito di 500 pagine firmato
 dal giudice Mastelloni, depositato il 20 giugno 1989
 nella Cancelleria del Tribunale di Venezia. Potrebbero essere svelati
 tanti segreti di Stato della storia d'Italia,
 potrebbe essere chiarita la connessione tra terroristi palestinesi e
 brigatisti rossi e forse potrebbero essere individuati gli autori di molte stragi italiane
 irrisolte.
 Il giudice istruttore della Procura di Venezia, Carlo Mastelloni che
 ha indagato sul traffico d'armi che circolavano liberamente in Italia
con il beneplacito del governo e dei servizi segreti, aveva emesso un mandato di cattura contro Arafat, ovviamente basato su prove
schiaccianti ed incontestabili, data l'eccellenza dell'indagato. Io
 stesso magistrato, che fa parte di un pool di giudici, le cosiddette
 toghe ribelli, definiti "ragazzacci in toga" da Francesco Cossiga (cfr
 l'archivio del Corriere della Sera, l'articolo di Gian Antonio Stella
 del 19 marzo del 1992)  che invece  hanno onorato  la loro
 professione,  s'era trovato ad investigare sulla consegna "di armi e
 di esplosivo caricati a Beirut da Mario Moretti,( implicato
 nell'assassinio Moro), sbarcati sulle coste Venete"  (Luca Villoresi,
 La Repubblica 21-08-84 ) e destinati  alle Brigate Rosse, di
 provenienza palestinese che erano approdate sul litorale di Venezia in
 una notte di settembre 1979 e tutto l'iter investigativo e' parte di
 quel fascicolo di decine di migliaia di documenti, raccolto
 pazientemente dal giudice istruttore, che giace archiviato nella
cancelleria del Tribunale di Venezia e che reca la sua firma. Esso
racchiude prove e documenti insabbiati, che senz'altro potrebbero far
 luce su quegli anni torbidi della storia d'Italia e su quei governi
 che s'erano illusi che, scendendo  a patti con i vari Habbash ed
 Arafat  e coprendo le loro azioni criminose, sarebbero stati
 risparmiati da quegli attentati che invece a ripetizione hanno
 insanguinato l'Italia e l'Europa. Quei governi tutti, monocolori o
 cattocomunisti, operarono al di fuori dell'Alleanza Atlantica e
 offrirono copertura al terrorismo palestinese, anche quando era ormai
 notorio che ne subivano i ricatti e le ritorsioni. E' un gran merito
 della Commissione Mitrokhin del senatore Paolo Guzzanti  l'aver
 investigato e individuato la pista palestinese da seguire nelle
 indagini sulle bombe di Bologna e di Ustica, anch'esse recanti la
 stessa firma delle altre stragi. La scusa dell'immunita' dell'Italia
 dagli attacchi terroristici palestinesi, in cambio della libera
 circolazione di armi in Italia, addottata da coloro che ricoprirono
 cariche istituzionali di quel tempo non regge, visto il sangue
 versato  nelle varie stragi. La collusione tra l'OLP e i governi
 italiani e' durata assai a lungo e, a ben guardare, ce ne sono stati
 gli epigoni.
E' chiaro che Aldo Moro, l'allora primo ministro, sia rimasto vittima
egli stesso del sinistro patto di alleanza tra i terroristi palestinesi e le brigate rosse che lui
 Patto da cui in effetti fu
 travolto, che egli stesso aveva sottovalutato  o di cui era all'oscuro, quando aveva
 siglato il patto di non belligeranza "il lodo Moro" con i terroristi
 palestinesi. Sembra che lo stesso Arafat si sia offerto per la
liberazione del primo ministro italiano, ma d'altro canto sappiamo che
 due suoi uomini fidatissimi, Abu Ayad e Abu Jidad erano amici per la
 pelle delle Brigate Rosse. ( "e' pur vero che i due uomini, flirtarono
 appassionatamente con le Br" Panorama 09-01-1989)
 In tutto quel panorama di coperture investigative, politiche e
mediatiche, e di collusioni del potere con i terroristi, avviene
 qualcosa di straordinario : un giudice di Venezia, Carlo Mastelloni,
 osa spiccare un mandato di cattura contro Arafat. Ma il coraggioso
 magistrato diventa un personaggio scomodo, rimane solo ed isolato,
 anzi va incontro ad un mucchio di guai perche'sara' lui stesso
inquisito, la sua casa sara' perquisita e la sua appartenenza politica
 indagata, un esempio esecrabile del controllo politico sulla
 magistratura, di fascista memoria, fino ad arrivare all'episodio
 tragico-comico, inverosimile e rocambolesco, quando Arafat esprime la
 volonta' di partecipare ai funerali di Berlinguer l'11 giugno  1984 a
 Roma,( a soli due anni dalla strage della Sinagoga di Roma e a  4 anni
 dalla strage di Bologna,) in un' oceanica marea di folla, di pugni
 chiusi e sventolii  di bandiere rosse con la falce e martello che ci
 ricordano tristemente altre maree di folla...  Allora, che cosa escogitarono Francesco Cossiga che era allora
presidente del Senato  e i servizi segreti onde evitare l'arresto di
 Arafat? Mandarono all'areoporto una squadra di Nocs, nucleo operativo
 centrale di sicurezza (ex UCIGOS) per scortare il capo dell'OLP a
 palazzo Giustiniani dove pernotto'comodamente per partecipare
 all'indomani alle esequie di Berlinguer. Cosicche', quando i
 carabinieri con il mandato di cattura del giudice Mastelloni
 arrivarono, non a caso, con 10 minuti di ritardo, all'areoporto con le
 manette pronte a scattare, per arrestarlo, rimasero con un palmo di
 naso. A tal punto s'era spinta la proterva compiacenza dei nostri
 uomini di governo, da ritenere se stessi al di sopra della legge. Fu
 invocato il segreto di stato, eppure la legge 801 del 1977 recita
 che"In nessun modo possono essere oggetto di segreto di stato fatti
 eversivi dell'ordine costituzionale".
 Apprezziamo le mezze  rivelazioni di Francesco Cossiga, suffragate
 anche da  Bassam Abbu Sharif, capo del Fronte popolare della Palestina
 che ha ammesso l'esistenza  del "lodo Moro", nell'intervista al
 Corriere di Davide Frattini, il 15 agosto scorso. Forse l'ex
presidente e' spinto a parlare dalla voglia di protagonismo o anche
dal peso morale della violenta morte di Aldo Moro, avvenuta in un
contesto di intrighi inestricabili e di depistaggi, di morti ammazzati
 e morti suicidati( cioe' fatti passare per suicidi) come in una corte
 rinascimentale. Ma anche perche' la Verita' avanza e non puo' essere
 negata da un uomo politico che ha ricoperto le piu' alte cariche dello
 stato.  Tuttavia Cossiga rimane pur sempre ancorato al cliche' di
 uomini di governo cattocomunisti  che da sempre, sino a ieri, hanno
denominato quei  Palestinesi  assassini come resistenti e non come
 terroristi, come risulta dalla sua intervista  ad Aldo Cazzullo il 14
 agosto: "Quanto e' avvenuto a  Bologna fu il frutto di un incidente
 accaduto agli amici della Resistenza palestinese. "Ma quale
 resistenza, se finora non c'e' mai stata perche'i Palestinesi sono
 stati defraudati del loro sacrosanto diritto di da r vita a uno
 stato sovrano, libero ed indipendente, dai loro stessi sedicenti
 leader, avidi, sanguinari e corrotti che  hanno tradito la  legittima
 causa nazionale di quel popolo. Quelli non sono resistenti, quelli
 sono terroristi e basta! E poi e' imperdonabile che Cossiga, nella
 stessa intervista si permetta di affiancare il Risorgimento Italiano e
 il Sionismo al terrorismo  che colpisce chiunque nel
 mucchio, possiede solo la cultura della morte e che fa saltare in aria
 giovani donne disabili imbottite di tritolo per seminare la morte,
 come e' avvenuto recentemente nei mercati affollati di Baghdad.
 E si spiega anche perche' lo stesso ex presidente consideri Arafat uno
 statista.

http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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