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Il Manifesto Rassegna Stampa
22.08.2008 Al quotidiano comunista piace la propaganda di "Free Gaza"
che aiuta soltanto il dominio di Hamas e il terrorismo

Testata: Il Manifesto
Data: 22 agosto 2008
Pagina: 9
Autore: Michele Giorgio - Jeff Halper
Titolo: «SALPANO DA CIPRO DUE IMBARCAZIONI CON 44 PACIFISTI - Perché io, ebreo israeliano, sono su quelle barche»

 Il MANIFESTO del 22 agosto 2008 si occupa di "Free Gaza"e di "LIberty", le imbarcazioni dirette da Cipro con a bordo 44 "pacifisti" (in realtà, attivisti antisraeliani) per rompere l'"assedio" di Gaza.

Di seguito la cronaca di Michele Giorgio:
 


Tutto pronto. Oggi poco prima dell'alba, a meno di imprevisti dell'ultima ora, la Free Gaza e la Liberty, le due imbarcazioni con a bordo 44 pacifisti di tutto il mondo, salperanno da Larnaca con l'intenzione dichiarata di violare il blocco navale israeliano intorno alla Striscia di Gaza e di portare aiuti umanitari e solidarietà politica alla popolazione civile palestinese. Un'impresa preparata con cura, grazie anche ai fondi raccolti nei mesi scorsi, ma rimandata più volte per vari motivi - i pacifisti dovevano lasciare Cipro il 5 agosto - tra cui le cattive condizioni del mare. Adesso le due navi procederanno verso Gaza e i loro passeggeri scruteranno il mare in continuazione in attesa delle mosse della Marina militare israeliana. I giornali dello Stato ebraico in questi ultimi giorni hanno riferito che Israele è sempre più convinto di bloccare in mare le due imbarcazioni perché i 44 pacifisti potrebbero, con la loro azione, di offrire un «esempio» ad altri gruppi e movimenti che si battono contro la morsa che stringe e soffoca la Striscia di Gaza. I pacifisti da parte loro non intendono tornare indietro al primo segnale di avvertimento e tenteranno, senza far uso di violenza, di resistere ad eventuali arresti. A bordo della Free Gaza e della Liberty ci sono anche un docente universitario israeliano e noto attivista della lotta contro la demolizione delle case palestinesi, Jeff Halper (di veda il suo articolo qui a fianco), una sopravvissuta all'Olocausto, Hedy Hepstein (84 anni), un attivista italiano Vittorio Arrigoni, una suora cattolica statunitense, Anne Montgomery (81 anni), la fondatrice dell'International solidarity movement, Huwaida Arraf, e la giornalista britannica Lauren Booth (cognata dell'ex premier Tony Blair, ora inviato del Quartetto per il Medio Oriente). L'iniziativa, che non ha collegamenti con il movimento islamico Hamas ma solo con i comitati popolari di Gaza, è finalizzata a dimostrare che la Striscia rimane sotto occupazione nonostante l'evacuazione di soldati e coloni israeliani avvenuta tre anni fa. E a dimostrarlo, sottolineano gli attivisti del «Free Gaza Movement», è proprio il blocco navale attuato dalla Marina israeliana. Ieri, in anticipo sulla partenza, i 44 pacifisti hanno commemorato in mare i 14 pescatori palestinesi uccisi dalle motovedette israeliane per aver violato i limiti di pesca, e, su richiesta dei familiari, i 34 marinai morti sulla USS Liberty, la nave-radar statunitense che nel 1967 venne bombardata dall'aviazione israeliana per motivi che non sono mai stati chiariti pubblicamente da Washington e Tel Aviv. Oggi, durante la navigazione, dovrebbe esserci un breve incontro in acque internazionali con un'altra piccola imbarcazione (forse due) cariche di pacifisti israeliani provenienti dal porto di Ashdod. Adesso si attendono le mosse di Israele perché le autorità cipriote hanno controllato le imbarcazioni dei pacifisti dichiarandole in regola e idonee a partire per Gaza. Nulla, almeno dal punto di vista legale, potrà impedire alla Free Gaza e alla Liberty di compiere il loro viaggio. Il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Arye Mekel, ha detto che ai pacifisti è stato spiegato che i loro aiuti umanitari possono essere portati a Gaza passando per i valichi terrestri e non via mare, ma non ha chiarito quale sarà la risposta di Israele se le due navi tenteranno di superare il blocco navale. «Ci aspettiamo che i militari israeliani salgano sulle nostre imbarcazioni per arrestarci - ha detto l'avvocato Thomas Nelson, 64 anni, di Portland (Usa) - e noi, senza usare violenza, ci opporremo alla loro azione. Sappiamo di non essere un pericolo per nessuno ma Israele ha paura di noi perché la nostra azione esporrà di fronte al mondo intero la condizione della palestinesi di Gaza e che l'occupazione militare non é mai terminata». Nelson ha aggiunto che se Israele arresterà i pacifisti, gli avvocati della associazione statunitense, National Lawyers' Guild, agiranno prontamente nelle competenti sedi internazionali. Israele da parte sua ritiene di avere il pieno diritto di bloccare le imbarcazioni sulla base degli accordi di Oslo raggiunti nel 1993 con l'Olp che consentono allo Stato ebraico di avere il controllo delle acque territoriali di Gaza.

Più sotto 'intervento di Jeff Halper  "responsabile del Comitato israeliano contro la demolizione delle case"e partecipante all'iniziativa.
Halper sostiene che  Israele impone un assedio per colpire la popolazione civile, dimenticando che fornisce a Gaza carburante, cibo, medicinali.  Pensa o finge di pensare che se lui ebreo israeliano è stato accolto dagli attivisti palestinesi sulla Free Gaza, allora il conflitto israelo-palestinese è risolvibile pacificamente: ignorando, o fingendo di ignorare il valore propagandistico della sua presenza. Appoggia apertamente il "governo democraticamente eletto di Gaza", cioè il regime golpista di Hamas, terroristico nei confronti degli stessi palestinesi.

Questa mattina salperò con una delle due barche del Free Gaza Movement da Cipro verso Gaza. L'obiettivo è spezzare l'assedio israeliano - un assedio assolutamente illegale che ha costretto un milione e mezzo di palestinesi in condizioni sciagurate: prigionieri nelle loro stesse case, esposti ad ogni violenza militare, privati delle necessità basilari per vivere, spogliati di ogni fondamentale diritto umano e della dignità. La nostra iniziativa vuole smascherare la falsità delle dichiarazioni israeliane, che sostengono che non c'è alcuna occupazione in atto, o che l'occupazione si è conclusa con il «disimpegno delle forze armate» o che l'assedio non ha nulla a che vedere con la questione «sicurezza». Così come l'occupazione della Cisgiordani e di Gerusalemme est, dove Israele ha posto sotto assedio città, villaggi ed intere regioni, l'assedio di Gaza è politico. Ha l'intento di isolare il governo palestinese democraticamente eletto e spezzare la sua capacità di resistere ai tentativi israeliani di imporre un regime di apartheid nell'intero paese. La nostra missione non parte solo dall'obiettivo di portare aiuti umanitari, sebbene siano previsti aiuti ai bambini. Rifiutiamo il concetto che la popolazione di Gaza sia sofferente a causa «di una crisi umanitaria». In realtà le loro sofferenze derivano da una precisa e deliberata politica di repressione a loro imposta dal mio governo, il governo di Israele. Questa è il perché io, ebreo israeliano, mi sono sentito obbligato ad unirmi a questa importante tentativo. Come persona che cerca una giusta pace anche con coloro che mi sono sempre stati rappresentati come nemici, data la mia preoccupazione per i diritti all'auto-determinazione dei palestinesi e per il fatto che l'occupazione sta distruggendo il tessuto morale del mio paese, non posso permettermi di stare passivamente da parte. Un atteggiamento del genere significherebbe essere complici di comportamenti israeliani che si pongono all'opposto della vera essenza della religione, della cultura e della morale ebraica. Israele ha, ovviamente, delle legittime preoccupazioni circa la propria sicurezza, e gli attacchi palestinesi contro civili in Sderot ed altre comunità poste al confine con Gaza non possono essere ammessi. Secondo la quarta Convenzione di Ginevra, Israele come «Forza occupante» ha il diritto di monitorare i movimenti di formazioni armate a Gaza, come questione «urgente necessità militare». Come persona che cerca di far terminare questo infinito conflitto attraverso mezzi non violenti, non ho obiezioni che la Marina israeliana abbordi le nostre imbarcazioni in cerca di armi - anche se so che questa non è il parere di tutti i partecipanti a Free Gaza. Ma questo è il limite invalicabile. Il diritto internazionale non dà ad Israele alcun diritto di imporre un assedio più ampio, in cui la popolazione civile viene colpita. Non ha alcun diritto di ostacolarci, di impedire a persone, che navigano in acque internazionali e palestinesi, di raggiungere Gaza- soprattutto dal momento che Israele ha dichiarato che non c'è più occupazione a Gaza. Una volta che la Marina israeliana si sia convinta che noi non rappresentiamo un pericolo per la sicurezza, noi ci aspettiamo ragionevolmente di poter continuare il nostro pacifico e legale viaggio verso il porto di Gaza. Gente comune ha giocato ruoli chiave nella storia. Noi, e non solo i politici, abbiamo una responsabilità politica e morale verso il nostro prossimo. Se, come ebreo israeliano, posso essere accolto dai palestinesi di Gaza come persona di pace, se essi mi hanno garantito il diritto morale e politico di parlare, è necessario, allora, cambiare la politica che ostruisce la pace, la giustizia e i diritti umani. Voglio anche richiedere, a gran voce, il rilascio di tutti i prigionieri politici detenuti da Israele, inclusi i ministri del governo di Hamas e i parlamentari, e il ritorno a casa del soldato israeliano Gilad Shalit. Questa missione potrebbe drammaticamente trasformare il panorama politico, aprendo le porte a veri negoziati che non possono avviarsi senza una manifestazione di buona volontà che può essere rappresentata proprio dal rilascio dei rispettivi prigionieri. Il mio viaggio a Gaza è una dichiarazione di solidarietà con il popolo palestinese e le loro sofferenze, e una accettazione di responsabilità in nome del mio popolo, Israele. Solo noi, essendo la parte più forte nel conflitto e rappresentando la forza di occupazione, possiamo porre fine ad esso. La mia presenza a Gaza è anche una riaffermazione che ogni risoluzione del conflitto deve includere tutti i popoli della regione, palestinesi come israeliani. Più di ogni altra cosa, la mia presenza nell'azione di Free Gaza afferma una mentalità pacifica che israeliani e palestinesi hanno dimenticato in anni di cruenti conflitti. Noi ci rifiutiamo di essere nemici. Mi unisco ai miei compagni, provenienti da diciassette paesi, all'appello alle genti e ai governi di tutto il mondo perché ci aiutino a porre fine all'assedio di Gaza, anzi all'occupazione. Aiutateci a costruire un pace giusta e duratura in questa torturata terra santa. Aiutateci a rimuovere una delle principali fonti di instabilità politica e conflitto.

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