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Il Foglio Rassegna Stampa
19.08.2008 In Polonia campagna diffamatoria contro i fratelli Bielski
che salvarono 1250 ebrei durante la guerra

Testata: Il Foglio
Data: 19 agosto 2008
Pagina: 2
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Fango sui fratelli Bielski, eroi della Gerusalemme bielorussa»
Da Il FOGLIO del 19 agosto 2008:

Furono l’ultima e sola speranza per migliaia di persone condannate a morte. La loro storia è come un mito antico. Quando il nemico uccise le loro famiglie, tre fratelli si armarono, presero i cavalli e cercarono rifugio nelle foreste. Lanciarono una campagna per salvare quante più persone possibili del proprio popolo. Inclusi vecchi, malati, donne e bambini. Li portarono nei boschi, dove ricostruirono un piccolo villaggio. Avevano un ospedale, una scuola, una banda musicale, una sinagoga. La chiamavano “Gerusalemme dei boschi”. Alla ritirata nemica, i tre uscirono dalle foreste con 1.250 persone. Oggi grazie a loro migliaia di ebrei sono vivi. Loro sono i fratelli Bielski: Tuvia, Zus, Asael. Le foreste sono quelle della Bielorussia e la storia, ambientata durante l’occupazione nazista, soltanto da qualche anno è entrata nella leggenda. Per molto tempo Tuvia Bielski ha vissuto da perfetto sconosciuto a Brooklyn. A differenza di John McCain o Ehud Barak, i Bielski non hanno tratto vantaggio dalle proprie gesta, non hanno goduto di contratti librari, film o conferenze. Uno gestiva una compagnia di taxi, Tuvia ne guidava uno. Erano stati la più grande armata di ebrei in tempo di guerra, ma la gente di New York non sapeva di vivere accanto a dei moderni Mosè. Adesso un prestigioso giornale polacco, la Gazeta Wyborcza, ha lanciato una campagna per revisionare il loro mito, spiegando come, sì, furono degli eroi, ma presero parte anche a una strage di civili polacchi. Tuvia diceva sempre “preferirei salvare una vecchia ebrea che uccidere dieci nazisti”. Aveva il profilo del liberatore. Per questo stanno facendo scalpore le accuse della Gazeta e Israele si è sollevata contro l’inchiesta. Tuvia è morto nel 1987 ed è stato sepolto senza onori a Long Island. Zus finì i suoi anni in una compagnia di trasporti. Erano diventati due atomi di Middle America a cui interessa il buon vicinato e una scuola eccellente per i figli. Il grande storico Saul Friedlander ha paragonato la loro vicenda al ghetto di Varsavia. La storia di Schindler era stata ignorata prima del libro di Thomas Keneally e del film di Steven Spielberg. Un’operazione simile per i Bielski l’ha condotta il giornalista Peter Duffy che ha ripercorso tutta la storia dei tre fratelli. Adesso il regista Edward Zwick ha finito le riprese di “Defiance”, protagonista il muscolare Daniel Craig. Si tratta del primo film dedicato ai fratelli Bielski. Sembra destinato a fare il pieno al botteghino. Basato sul documentario “Jerusalem in the Woods”, il film di Zwick “per la prima volta dipinge gli ebrei non nella classica immagine passiva di esseri umani rinchiusi nei ghetti e deportati nei campi di concentramento”, ha detto il regista. Permetterà agli spettatori “di assistere al dramma di qualcuno che è stato privato di tutto, a cui viene data la caccia e che si ribella”. Non è andata giù quest’immagine dell’ebreo muscolare che si difende. Quando a Tuvia, ormai ottantaduenne, chiesero cosa ricordasse dei nazisti la sua risposta secca fu: “Mi ricordo che erano dei bastardi”. “Eroi o assassini?” ha chiesto la Gazeta. Secondo alcuni storici polacchi, i Bielski avrebbero partecipato a una strage di collaborazionisti compiuta l’8 marzo 1943 dai sovietici a Naliboki. Nechama Tec, autore di uno studio sui Bielski, parla di “menzogne” che sottintendono “tendenze antisemite”. Altri storici dicono che i Bielski non arrivarono nell’area prima di agosto. Non erano santi, ma ebrei che volevano difendersi nel borgo di Stankevich. Duffy ha rivelato come Asael e Zus avessero già da ragazzini imparato a uccidere durante i pogrom. “Ci furono mandati da Dio” dice Beryl Chafetz, un rabbino che da piccolo fu salvato dai Bielski. Asael è morto con la divisa sovietica nel febbraio del 1945, Tuvia e Zus hanno ricostruito nell’ombra le loro vite americane. In Israele è appena arrivato un loro nipote, Elan, volontario nell’esercito di Tsahl. “Il pensiero di mio nonno è stato decisivo” ha detto Elan. “Mia nonna mi parlava della prima volta che conobbe questo ragazzone, gli disse che sarebbe stata l’‘orgoglio della foresta’. Questo era mio nonno”. Elan dice che continua a guidarlo “l’idea di proteggere gli ebrei in tempo di bisogno. Era anche di mio nonno”. Nel 1988 la salma di Tuvia Bielski fu trasportata a Gerusalemme. Non seppe mai che gran parte di quei 1.200 ebrei da lui salvati hanno scelto di vivere in Israele.

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