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La Repubblica Rassegna Stampa
19.08.2008 "L'imam di Varese è innocente"
ad assicurarcelo è la testimonianza... della moglie

Testata: La Repubblica
Data: 19 agosto 2008
Pagina: 13
Autore: Davide Carlucci
Titolo: «Accuse mai dimostrate mio marito è innocente»
La REPUBBLICA del 19 agosto 2008 "copre" la  notizia dell'arresto dell'imam di Varese con una cronaca di di Davide Carlucci e Stefania Radman che suggerisce che ci si trovi di fronte a un caso di persecuzione di un innocente ("già assolto" dalla giustizia italiana: sì, ma per via della mancata richiesta delle rogatorie necessarie ad acquisire elementi di prova) e con un 'intervista...  alla moglie, la quale, prevedibilmente, dice di considerare il marito innocente.
Se non lo fosse lo avrebbe lasciato, assicura. E questo dovrebbe chiudere la discussione.

Ecco il testo dell'intervista:

VARESE - «Mi aveva promesso che mi avrebbe portato in quella montagna che si vede dalla mia finestra. E adesso invece...». Piange, Jemmi Hind, la moglie trentaduenne dell´imam di Varese. Da sei anni vive col marito e i due figli al primo piano di una villetta come tante altre, nella periferia di Malnate. Ci accoglie in una stanza arredata alla marocchina, con tappeti e cuscini damascati, i poster della Mecca e della moschea di Mohamed Alì a Medina. In braccio ha un bimbo di cinque mesi, il fratello più grande, di quattro anni, si diverte a farlo ridere. «Quando ho sposato Abdelmajid - dice - sapevo tutto di lui. Sapevo dei suoi problemi con la giustizia per accuse infondate ma so che era stato sempre assolto. Dopo la sentenza italiana, a maggio del 2007, però, ero tranquilla, pensavo che tutto fosse finito. Ora mi ritrovo qui, sola con i miei figli. E a tutti gli italiani chiedo: non pensate a me o a mio marito, guardate loro. Davvero credete che siamo una famiglia di terroristi?».
La giustizia marocchina è convinta che suo marito lo sia.
«Se fosse vero non starei neppure un´ora più con lui, anche se sono innamorata. Ma so che non è così. E tutti lo considerano una persona per bene».
Non tutti: molti politici si sono schierati a favore dell´estradizione. Vi considerano seguaci di Bin Laden.
«A me non interessa quel che dice Bin Laden ma solo quel che predicano Maometto e il Corano. Noi crediamo che musulmani e cattolici possano andare d´accordo. L´Islam predica la pace. E mio marito quando vede in tv le immagini dei kamikaze diventa nervoso, dice che quello non è l´Islam».
Non vi sentite additati?
«No. Solo una volta a Milano un tassista si è rifiutato di portarci verso il carcere, dicendo che non sapeva dove fosse. Ma un suo collega ci è venuto in soccorso e gli ha dato del razzista».
Da anni suo marito rischia il carcere o l´estradizione.
«È un incubo. Una volta sono venuti a prenderlo a mezzanotte... Quando sento qualche rumore vicino al cancello penso che siano i poliziotti che vogliano portarsi via Abdelmajid. Sono otto anni che viviamo con questa paura».
Cosa farà se suo marito viene estradato?
«Lo raggiungerò lì. Sono molto preoccupata per le sue condizioni di salute, ha il diabete e in carcere potrebbe peggiorare. Qui in Italia è diverso. Quando fu arrestato ho ricevuto anche la solidarietà di molti amici, anche dei vicini di casa. Sono andata anche a chiedere aiuto alla Caritas ma quando sono tornata ho pianto: non sono abituata a vivere di elemosina».

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