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La sinistra e il conflitto israelo-palestinese 17/08/2008

Me ne accorgo in maniera sempre più irreversibile, irremissibile, irredimibile, irrimediabile. Materia del mio accorgere: quanto siano profonde le radici della corruzione che rende sinistra la sinistra; e oltre a ciò, quanto sia cruciale per giungere a capirlo la questione palestinese, assieme all'intimissimamente connesso irresistibile impulso all'odio malcelato e a volte anche spudoratamente o sordamente manifestato contro Israele. Qui la sinistra raccoglie tutte le sue proprie brame più ancestralmente sinistre, tutti i suoi appetiti più sozzi, grossolani e crassamente rivoluzionari: il bisogno di un "soggetto [presunto] diseredato" cui attribuire tutte le virtù - perché "gli ultimi saranno i primi", mentre la Miseria (nel caso dei palestinesi autovoluta e automantenuta) viene insignita con la dignità di battistrada della Storia, tanto da poter essere certi nella maniera più assoluta e dogmaticamente intesa che "alla sofferenza [autoinflitta] farà seguito la giusta vendetta, la distruzione degli ebrei". Come credete che funzioni la mente delle vecchie carampane che ancora distruggono le scuole d'Italia come "docenti"? Non con il minimo ragionamento, bensì accatastando "dati" che alimentino come carburante i vecchi miti terzomondisti imparati trentacinque anni or sono dai padri comboniani (sottospecie di padri mazziani - dal sig. don nicola mazza), e poi "certificati" dai giornali nazi-rossi come "il manifesto" o simile. Evidentemente questo dominio della Miseria intesa come categoria storica è qualcosa d'ineliminabile, che risucchia per sempre la sinistra nella più sinistra, irreversibile e irrimediabile "tragicommedia" tragica e definitiva
Antonio Ferrarese

Noi non siamo così pessimisti. Crediamo, e speriamo, che una sinistra realmente liberale possa esistere. Al di là delle scelte politiche di ognuno (il nostro sito non se ne occupa), sarebbe un fatto positivo per tutti. 
redazione IC


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