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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
14.08.2008 Mano libera ai terroristi palestinesi con il "lodo Moro"
Bassam Abu Sharif conferma le dichiarazioni di Francesco Cossiga

Testata: Corriere della Sera
Data: 14 agosto 2008
Pagina: 19
Autore: Davide Frattini
Titolo: ««Trattai io il lodo Moro Mani libere a noi palestinesi»»
Bassam Abu Sharif , già portavoce del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, poi consigliere di Yasser Arafat, dichiara a Davide Frantini, in un'intervista pubblicata dal CORRIERE della SERA del 14 agosto 2008 conferma l'esistenza del "lodo Moro": l'accordo che garantiva in Italia libertà di azione ai gruppi terroristici palestinesi, in cambio dell' "immunità" del nostro paese  dagli attentati (il lodo non ci evitò però, in seguito, la strage di Fiumincino, la strage della sinagoga di Roma, il sequestro dell'Achlle Lauro).

Sharif conferma anche l'esistenza dei legami tra terrorismo palestinese e Brigate Rosse.
Sulla strage di Bologna, dopo aver chiesto al giornalitsa in che anno è avvenuta, rilascia una  dichiarazione che non sembra affatto affidabile:
"Non c'entriamo niente. Nessuno ordine è venuto da me. Il massacro non ha niente a che vedere con organizzazioni palestinesi. Neppure un incidente. Non c'era nessuna ragione per farlo, soprattutto a Bologna"
Le pezze di appoggio della negazione di Sharif appaiono molto fragile. L'ordine non è venuto da lui, ci assicura. Se fosse venuto da lui, lo direbbe ora, dopo aver mantenuto il segreto per anni ? E come fa ad escludere che l'ordine non sia giunto da altri. "Non c'era nessuna ragione", argomenta, per il massacro "soprattutto a Bologna". Ma come fa ad escludere l'incidente ? 
Poco dopo Sharif fornisce la sua "analisi" della strage Bologna: i colpevoli, sostiene riecheggiando Carlos, potrebbero essere Usa e Israele. Lui stesso deve però ammettere che non sta parlando  sulla base di fatti. La sua è un'"analisi". Fondata sul nulla e che quarda caso approda all'assoluzione del terrorismo palestinese e alla condanna del suo nemico di sempre.

Ecco il testo:



GERICO — L'occhio di Bassam Abu Sharif vaga verso le montagne di roccia rossa che circondano Gerico. L'altro è fisso da oltre trent'anni nello stesso sguardo cristallizzato. «Un regalo del Mossad», dice. Nel 1970, era il portavoce del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, finito sulla copertina di Time come il «volto del terrore», durante i dirottamenti di Dawson's Field. Quel volto viene devastato da un pacco bomba, spedito a Beirut due anni dopo.
Con la mano destra mutilata, si sforza di infilare le piccole pile nell'apparecchio acustico.
Ora è pronto a ricordare il periodo a fianco di George Habash, nell'ufficio politico del Fronte.
E' lui che ha reclutato Ilich Ramirez Sanchez (e lo ha battezzato con il nome di battaglia Carlos), è lui che ha seguito, tra gli anni Settanta e Ottanta, la «politica estera» dell'Fplp, i rapporti internazionali, compresi quelli con l'Italia. Fino alla rottura con il gruppo e al ruolo di consigliere per Yasser Arafat.
E' un uomo di 62 anni che, dopo la conversione a sostenitore della pace, ha voglia di raccontare. A volte fatica a ricordare le date, a volte le usa come appiglio per la memoria. Premette di poter parlare della «strategia generale», senza dettagli sulle operazioni. «Quello che le dico è la verità, non tutta la verità ».
Francesco Cossiga, in un'intervista ad Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera, parla di un accordo tra l'Italia e i palestinesi. Lo chiama «lodo Moro». Esisteva un'intesa con il Fronte popolare, potevate trasportare armi e esplosivi, garantendo in cambio immunità dagli attacchi?
«Ho seguito personalmente le trattative per l'accordo. Aldo Moro era un grande uomo, un vero patriota. Voleva risparmiare all'Italia qualche mal di testa. Non l'ho mai incontrato. Abbiamo discusso i dettagli con un ammiraglio, gente dei servizi segreti, e con Stefano Giovannone (capocentro del Sid e poi del Sismi a Beirut, ndr). Incontri a Roma e in Libano. L'intesa venne definita e da allora l'abbiamo sempre rispettata».
Che cosa prevedeva?
«Ci veniva concesso di organizzare piccoli transiti, passaggi, operazioni puramente palestinesi, senza coinvolgere italiani. Dovevamo informare le persone opportune: stiamo trasportando A, B, C... Dopo il patto, ogni volta che venivo a Roma, due auto di scorta mi aspettavano per proteggermi. Da parte nostra, garantivamo anche di evitare imbarazzi al vostro Paese, attacchi che partissero direttamente dal suolo italiano ».
Chi dovevate informare dei transiti?
«I servizi segreti. Chi altro? Non il ministero del Turismo».
L'intesa era valida anche per altre organizzazioni palestinesi?
«Posso parlare per il Fronte popolare ».
Qual era il ruolo di Saleh Abu Anzeh in Italia? Viene arrestato dopo il sequestro di due lanciamissili, destinati al Fronte popolare, e trovati in possesso di militanti di Autonomia Operaia.
«Saleh, Saleh... Adesso è grassissimo (ride). L'incidente è avvenuto prima dell'accordo, altrimenti l'avrei giustiziato personalmente, perché contravveniva al patto che io avevo sottoscritto ».
Il caso è del '79, l'accordo doveva essere già in vigore.
«E' vero era già in vigore. Vuol dire che Saleh aveva ricevuto ordini da altri ».
Durante il processo, il Fronte popolare chiede la restituzione dei lanciamissili e la scarcerazione di Abu Anzeh. Avete minacciato ritorsioni contro l'Italia?
«No. Mai. Saleh è stato trattato bene e noi non siamo mai venuti meno al patto».
Nessuna trasgressione?
«Diciamo che se un ex Brigate Rosse stava scappando, aveva bisogno di un rifugio per qualche tempo e ci chiedeva aiuto, non potevamo cacciarlo. Gli preparavamo un passaporto e lo facevamo andare via. Piccoli militanti, non gente importante. Le autorità italiane lo sapevano: il povero Giovannone veniva a protestare da me».
In che modo le Brigate Rosse erano collegate al Fronte popolare?
«Qualcuno di loro faceva parte dell'" Alleanza" che venne stabilita nel 1972, assieme a organizzazioni di tutto il mondo. Erano le "operazioni speciali" guidate da Wadie Haddad. Questi gruppi stranieri non sono mai stati ai nostri ordini, c'era solo coordinamento ».
Cossiga ha detto, sempre al Corriere: «La strage di Bologna è un incidente accaduto agli amici della "resistenza palestinese", che si fecero saltare colpevolmente una o due valigie di esplosivo ».
«In che anno è avvenuta la strage?»
Il 2 agosto del 1980.
«Non c'entriamo niente. Nessuno ordine è venuto da me. Il massacro non ha niente a che vedere con organizzazioni palestinesi. Neppure un incidente. Non c'era nessuna ragione per farlo, soprattutto a Bologna».
Carlos ha dichiarato: «Siamo convinti che la strage di Bologna sia stata organizzata dai servizi americani e israeliani».
«Io posso parlare dei fatti che conosco. Vuole un'analisi? La Cia o il Mossad potrebbero aver usato un palestinese, un loro agente. E' stato fatto esplodere, senza che lo sapesse, per accusare noi. Gli americani non erano affatto felici della nostra cooperazione con l'Italia. Soprattutto perché passavamo agli italiani informazioni top secret su quello che gli americani stavano facendo nel vostro Paese».
Ancora Carlos ha raccontato all'Ansa che l'ultimo tentativo del Sismi per salvare Moro è saltato per una sua «imprudenza » . Ci sarebbe stato un accordo per scarcerare alcuni brigatisti e portarli a Beirut.
«Avrei potuto salvare Moro. Nessuna imprudenza. Ho chiamato un numero, ho lasciato un messaggio dopo l'altro. Nessuna risposta. Davvero strano: una linea speciale e nessuno risponde ».
Qual è stato il ruolo del Fronte popolare nella trattativa con le Brigate Rosse?
«E' complicato. Posso dire che eravamo pronti a fare quello che veniva richiesto»

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