Il dono di un libro da parte di un amico ha portato Gad Lerner ad andare nei luoghi da dove partirono i suoi antenati. Tanti compiono lo stesso viaggio, spinti da analoghi sentimenti, come ci ricorda Lerner. Ma forse, tra questi, non sono tanti quelli che, come Lerner, sono sempre pronti a onorare la memoria degli ebrei morti, salvo poi disprezzare tutto quello che i responsabili della politica israeliana fanno per allontanare gli incombenti pericoli di un nuovo genocidio. Dal resoconto del suo viaggio, che Lerner ci descrive con dovizia di particolari, e non è la prima volta che lo fa durante i suoi periodi di vacanze dorate, si apprende che riesce perfino a convincere "l'avversaria palestinese" della necessità di abbandonare ogni rivendicazione sulle terre perdute. Chissà perché simili ragionamenti non glieli sentiamo fare nelle sue trasmissioni televisive. Mi viene naturale, a questo punto, di dare al nostro un consiglio. Essendo egli ebreo, si prenda la nazionalità israeliana. Poi, abile come è a coltivare la propria immagine, non avrà certo difficoltà a farsi eleggere alla Knesset. Magari riuscirà perfino a creare un proprio partito. E, a questo punto certamente potrà prendere in mano le redini del paese. In fondo potrà sempre spiegare che, con i suoi metodi, lui i palestinesi li riesce a convincere. Di più: gli altri gli porgono perfino "con grande grazia" il sassolino che, visitando le tombe dei nostri cari, abbiamo l'abitudine di depositare. lettera firmata