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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
13.02.2008 I Fratelli musulmani egiziani lanciano il boicottaggio antitaliano
la cronaca di Cecilia Zecchinelli

Testata: Corriere della Sera
Data: 13 febbraio 2008
Pagina: 15
Autore: Cecilia Zecchinelli
Titolo: «Egitto, i Fratelli musulmani: «Boicottiamo l'Italia anti-Islam»»

Dal CORRIERE della SERA, una cronaca di Cecilia Zecchinelli sulle richieste di boicottaggio antitaliano avanzate in Egitto

Parlamentari della Fratellanza ma anche del partito di Mubarak chiedono il ritiro dell'ambasciatore
Sembra che ci sia soprattutto un sito Internet in arabo, poco noto e molto radicale, alla base del brutto pasticcio che ieri ha riportato alla ribalta la moschea di viale Jenner di Milano (in via di trasferimento definitivo con l'accordo delle parti, anche se ancora in cerca di sede), con tanto di risvolto internazionale. Che sia stata l'interpretazione un po' «forzata» dei giornalisti di Al Masriyun (gli egiziani), già soliti a prendersela con copti e sciiti come i Fratelli musulmani non fanno (almeno apertamente), ad aver causato un preallarme diplomatico tra Roma e Il Cairo, che si spera rientri al più presto. Facendo dimenticare gli eventi culminati ieri nella notizia di un'interpellanza parlamentare in Egitto contro «l'Italia razzista».
Il documento, inviato al premier egiziano Ahmed Nazif e alla potente Università islamica di Al Azhar, chiede «misure concrete» contro l'«Italia che chiude le moschee». Nello specifico: «ritiro dell'ambasciatore dall'Italia, boicottaggio delle sue merci, espulsione dei suoi inviati». È firmata da vari parlamentari dei Fratelli musulmani (eletti formalmente come «indipendenti ») ma anche del Partito Nazionale Democratico (e laico) del raìs Mubarak, perfino da un onorevole copto. Il gruppo parlamentare della Fratellanza sul suo sito ufficiale
www.nowabikhwan.com ribadisce che «non si può più tacere sugli attacchi italiani all'Islam ». E l'Italia (per ora Milano) reagisce sorpresa e irritata (o preoccupata). Dal vicesindaco Riccardo De Corato al presidente della Provincia Filippo Penati, tutti i politici che ieri si sono espressi hanno sottolineato «l'esagerazione della reazione », lo stupore per un simile appello mentre il dialogo tra le parti prosegue e un luogo per la preghiera del venerdì (tra breve di ogni sera del Ramadan) è comunque disponibile.
«Abbiamo ricevuto una lettera dall'Istituto culturale islamico di Milano con un appello ai Paesi arabi perché fermino la politica di oppressione del-l'Islam e di questo importante istituto da parte del ministro Maroni», si legge sul sito estremista
Al Masriyun. Parole identiche compaiono giorni dopo sul sito dei Fratelli musulmani, sono alla base dell'interpellanza. Ma i responsabili dell'Istituto di viale Jenner (Abdel Hamid Shaari) e della sua moschea (Abu Imad) negano fermamente di aver rivolto appelli, scritto lettere, chiesto la mobilitazione di governi o politici arabi. «Abbiamo ricevuto domande scritte dal Masriyun
per un'intervista a cui abbiamo risposto per scritto, spiegando come abbiamo fatto con Al Jazeera
o la tv iraniana che avevamo un'altra sala temporanea e la cosa era in via di soluzione», dice al Corriere Shaari, notando
Il centro milanese
che questi ultimi fatti sono stati ignorati dal sito egiziano. «Non sono solo i giornalisti italiani a distorcere la realtà: se qualcuno ha voluto creare un caso noi non c'entriamo. E poi, che aiuto potremmo ottenere dai governi arabi?». Anche l'imam Abu Imad nega interviste e appelli, pur dichiarando di aver «sempre chiesto solidarietà visto la nostra debolezza politica e sui media». E nemmeno l'Ucoii, dice Shaari, sarebbe coinvolta. Una questione tutta egiziana, quindi? Sembrerebbe. Ma anche se così fosse, i risvolti, si è già visto ieri, sono inevitabilmente italiani.
«Noi non abbiamo lanciato appelli a nessun politico o Paese arabo» In 4 mila
Il centro islamico di viale Jenner, a Milano, svolge anche la funzione di moschea ma non più il venerdì. Lo spazio non riesce infatti a contenere i quasi 4 mila fedeli nel giorno sacro dell'Islam

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