Una "critica" molto benevola quella di Farian Sabahi al regime iraniano
Testata: Io Donna Data: 09 agosto 2008 Pagina: 0 Autore: Farian Sabahi Titolo: «La rivolta delle prime mogli»
Secondo un appello di Amnesty International, le donne in Iran sono "escluse da ruoli chiave nell'amministrazione dello stato e non possono svolgere alcune professioni, ad esempio essere giudici. Sono loro negati pari diritti nel matrimonio, nel divorzio, nella custodia dei figli e nella successione. Un atto criminale viene punito meno severamente se a subirlo è una donna. La testimonianza resa in tribunale da una donna vale la metà di quella di un uomo. Anche se l'età minima prevista dalla legge per sposarsi è di 13 anni, un padre può ottenere il permesso per dare in sposa sua figlia ad un'età inferiore, anche a uomini molto più anziani. Gli uomini possono praticare la poligamia, le donne non hanno neppure il diritto di divorziare". Inoltre "a partire dalle elezioni per il Majles nel 2004 e, ancor più, con l'elezione del Presidente Ahmadinejad l'anno seguente, è iniziata un'ondata di intense restrizioni sulle riforme e sulla società civile. Le forze di sicurezza e la magistratura sono impegnati in un attacco congiunto al movimento per i diritti umani delle donne, pubblicamente accusato dal ministro dei servizi segreti di essere parte di una cospirazione nemica volta a provocare una "leggera sovversione" nella Repubblica islamica dell'Iran. Da allora, i gruppi per i diritti delle donne e altre ONG che ricevono assistenza da donatori internazionali sono stati chiusi".
Ben diverso da questo quadro drammatico è quello descritto da Farian Sabahi in un articolo pubblicato dal settimanale IO DONNA, supplemento del CORRIERE della SERA , del 9 agosto 2008. Sabahi critica la proposta, approvata da un comitato parlamentare, di consentire agli uomini di prendere una seconda moglie senza l'autorizzazione della prima. Si tratta però di una "critica" che vale quasi come propaganda a favore del regime. La proposta è presentata alla stregua di un delirio reazionario in un paese progredito e libero, nel quale i movimenti femministi e le donne che occupano posizioni di potere sapranno far sentire la loro voce o, nel caso la proposta dovesse comunque passare, il loro peso elettorale. Un breve cenno è dedicato alla repressione: "molte attiviste" sono finite in carcere. Nessuna menzione è riservata al controllo che il potere religioso esercita sulle elezioni, proibendo le candidature sgradite. Ecco il testo integrale:
In Iran un comitato parlamentare ha approvato una proposta di legge per consentire agli uomini di prendere una seconda moglie senza l'autorizzazione della prima,come prevede il diritto attualmente in vigore. A causa dell'opposizione delle femministe ci sono voluti anni per far passare questa proposta di "legge per la protezione delle famiglie", soprannominata dagli attivisti "anti-famiglia". Il dibattito è segno delle crescenti tensioni sociali in Iran, dove le autorità se la prendono con coloro che si battono per i diritti delle donne e molte attiviste della campagna "Un milione di firme" sono finite in crcere. Sui media iraniani la controversa proposta di legge è passata sotto silenzio e a rendere nota la notizia, scatenando il putiferio, è stato soltanto il giornale indipendente Eternad. Questa proposta di legge è un'assurdità in Iran, dove le donne hanno il diritto di voto dal 1963, accedono all'università dal 1934 e rappresentano il 63 per cento delle matricole. Non è la sola manovra contro di loro: di fronte al crescente ruolo femminile il governo avrebbe voluto inserire le "quote azzurre" negli atenei. Consapevole che metà dell'elettorato è rosa, aveva però accantonato la proposta. La proposta di legge sulla poligamia deve ancora passare al vaglio dei deputati, ma è certo che, se dovesse essere approvata, le donne faranno sentire il loro dissenso nelle elezioni presidenziali del 2009.
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