Benedetto XVI andrà in Arabia Saudita ? l'ipotesi circola nella stampa americana
Testata: Il Foglio Data: 06 agosto 2008 Pagina: 3 Autore: la redazione Titolo: «Ratzinger d’Arabia. Se il Papa di Ratisbona va in terra d’islam»
Da Il FOGLIO del 6 agosto 2008:
Roma. E se Papa Benedetto XVI fosse il primo pontefice dell’epoca moderna a mettere piede nella penisola arabica? La domanda comincia a circolare in numerose riviste americane, a cominciare dall’ultimo numero di Newsweek. Le ipotesi circa tale possibilità sono andate via via crescendo da quando, all’inizio di luglio, il re del Bahrein Hamad ha invitato Ratzinger. E’ il primo capo di stato arabo ad invitare ufficialmente il Papa in udienza privata. La sua proposta arriva dopo un invito simile avanzato lo scorso anno dal vice primo ministro del Qatar. Con la lezione di Ratisbona, ha detto il saggista americano George Weigel alla Columbia University di New York, Benedetto XVI ha cambiato il paradigma islam-cristianesimo, passando da un modello di dialogo inefficace a una diretta e rispettosa sfida. Ratisbona, infatti, ha modificato la dinamica del dialogo interreligioso e ha aperto un confronto dentro il mondo islamico, esattamente come era nelle intenzioni di Benedetto XVI. La libertà religiosa come principale dei diritti umani, seguito dalla separazione tra lo stato e la chiesa, ecco il programma di Ratzinger nel confronto con l’islam. Dopo quella lezione è successo l’impensabile, con il re saudita che ha organizzato un forum aperto a tutti e ha avviato una trattativa col Vaticano per la costruzione di una chiesa in Arabia Saudita. Fra gli invitati del forum di Madrid, figurava anche il Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso. Tauran ha definito il convegno una “coraggiosa iniziativa” del re Abdallah, che “risponde al desiderio espresso più volte dallo stesso Benedetto XVI”. Fra i segnali di novità c’è stata la presenza di sciiti e rappresentanti di religioni non abramitiche, come buddisti e indù, disprezzati dall’islam wahabita diffuso in Arabia Saudita. Prima ancora c’era già stato un segno di buona volontà con 138 intellettuali, docenti e capi religiosi musulmani che avevano messo la propria firma su un documento di profferta di pace. La lettera non affronta molti problemi, come la libertà religiosa, i diritti delle minoranze e le sofferenze patite dalle comunità cristiane nei paesi musulmani. Ma non è un testo che gronda d’odio e il Papa ha risposto accogliendo a Roma gli autori del documento. Su una popolazione di 35 milioni di persone in tutta la penisola arabica, circa il 40 per cento è composto da cittadini stranieri. In gran parte si tratta di cristiani o fedeli non musulmani dell’Asia che, in alta percentuale, provengono da aree tradizionalmente cristiane, come le Filippine e l’India meridionale. Considerata terra sacra musulmana, l’Arabia Saudita non permette ai fedeli di altre religioni di costruire propri luoghi di culto. Gruppi di preghiera o studio della Bibbia si trovano nelle maggiori città, da Riad a Gedda, ma la partecipazione a queste riunioni è spesso rischiosa. I fedeli devono stare sempre in guardia nel comunicare data e luogo dell’incontro. Il possesso di materiale non islamico (rosario, croci, immagini sacre e bibbie) porta spesso all’arresto da parte dei mutawa’in, la polizia religiosa. Secondo il vescovo Paul Hinder, che opera a nome del Papa in Arabia ad Abu Dhabi, i governi del Golfo entrano in “competizione” quando arriva il momento di adottare iniziative riguardanti il dialogo tra le diverse fedi. Un ulteriore fattore a sostegno della presenza del Papa in Arabia sarebbe rappresentato dalle attuali tendenze riformiste in casa saudita. Il re Abdullah sta lentamente cercando di tendere una mano alle altre religioni. Durante il mese di giugno, il sovrano ha radunato alla Mecca diversi capi islamici, per discutere sul modo migliore di dialogare con le altre fedi. E, alla metà di luglio, è divenuto il primo monarca di tutti i tempi ad ospitare un grandioso incontro interreligioso, riuscendo a riunire non solo importanti personaggi dell’islam e del cristianesimo, ma anche del giudaismo. Al Qaida lo ha condannato a morte per il suo quietismo. C’era stato l’incontro tra il re Abdullah e Papa Benedetto a Roma, con importanti progressi nel campo della libertà religiosa, a cominciare dal culto privato nonmusulmano che ora non viene punito, e con efficaci misure repressive contro i terroristi sauditi legati ad al Qaida. “Ormai ci sono pochi dubbi circa il fatto che il re accoglierebbe con favore una visita dal Santo Padre” scrive Newsweek. Quando Giovanni Paolo II si è recato per la prima volta in Polonia, nel giugno del 1979, un editoriale del New York Times spiegò che per quanto quel viaggio fosse una cosa meravigliosa per il popolo polacco, era certo che non avrebbe avuto alcun impatto politico sul futuro dell’Europa dell’est e del comunismo. Una visita di Ratzinger nella penisola arabica avrebbe un effetto dirompente sul fondamentalismo.
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