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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
03.08.2008 Polemiche sulla riqualificazione di Jaffa
in prima fila il calciatore arabo-israeliano Rifat Jimmy Turk

Testata: Corriere della Sera
Data: 03 agosto 2008
Pagina: 14
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Rifat il campione sfida i palazzinari di Jaffa»
Dal CORRIERE della SERA del 3 agosto 2008, un corretto articolo di Davide Frattini
La cronaca della campagna contro un progetto di riqualificazione urbana a Jaffa, condotta dal calciatore e politico arabo-israeliano Rifat Jimmy Turk colloca la vicenda nelle sue reali dimensioni, riporta correttamente anche la versione del governo israeliano e non nasconde le strumentalizzazioni politiche da parte araba.

Titolo ("Rifat il campione sfida i palazzinari di Jaffa" e sottotitolo " Un ex calciatore contro il nuovo piano edilizio: «Caccia gli arabi dalla città»") sono invece incompleti e fuorvianti.

Ecco il testo:


TEL AVIV — «Pelé» sta in piedi da un centinaio d'anni. È stato il miglior amico e compagno di allenamenti per Rifat Jimmy Turk. Ogni mattina, da bambino, scendeva da casa e cominciava a colpirlo a pallonate. Se non c'è un campo da calcio intorno, un muro è il tuo attacco, la tua difesa e porta il nome di un campione.
Jimmy è diventato celebre, l'hanno scoperto in questa stradina di Jaffa, è andato a giocare nell'Hapoel Tel Aviv, è stato il primo arabo a indossare la maglia della nazionale israeliana (e il primo a rappresentare il Paese ai Giochi Olimpici, 1976). «Pelè» è rimasto qua e adesso è in pericolo. La burocrazia e le ruspe vogliono abbatterlo assieme ai muri di altre cinquecento case. «Mia madre ci vive da quando è nata, 75 anni fa», racconta Jimmy. «Abbiamo ricevuto una lettera di sfratto: non siamo i legittimi proprietari della terra dove la casa è stata costruita».
La stessa lettera è stata inviata alle famiglie del quartiere Ajami, che l'istituto nazionale per l'edilizia (Amidar) considera abusive. «Vogliono buttare fuori noi per vendere a speculatori, che costruiranno palazzi di lusso per i ricchi di Tel Aviv», continua Jimmy. I palazzi stanno già crescendo, lungo il mare, nelle aree più ambite e costose. Un cartello offre attici e appartamenti con terrazza, guardiano ventiquattro ore su ventiquattro, parcheggi sotterranei. «Sono fortezze separate dal resto di Jaffa».
Le organizzazioni arabe accusano il comune di usare la pressione economica per cacciare i vecchi abitanti. «I sionisti sfruttano il mercato», dice Tarek Ibrahim, direttore dell'Associazione araba per i diritti umani. «È vero che la riqualificazione succede ovunque, ma qui il risultato è che Jaffa sarà abitata solo da ebrei».
Gli avvocati dello Stato spiegano che non tutte le lettere contengono gli ordini di sfratto e soprattutto che non sono state inviate solo agli arabi. Nella maggior parte dei casi, Amidar avrebbe offerto agli inquilini di regolarizzare la posizione. «Stanno trasformando la vicenda in un caso politico — spiega Eran Cohen, segretario della società governativa, al Christian Science Monitor
—. Nessuno vuole cambiare la popolazione della città».
A marzo, per la prima volta in trent'anni, un migliaio di persone ha partecipato alla Giornata della terra, le proteste organizzate dai palestinesi per denunciare gli espropri nelle zone arabe. «Con il sangue e con il fuoco, ti riscatteremo, Jaffa», hanno urlato i manifestanti. Slogan che hanno imbarazzato Meital Lehavi, consigliere municipale per la sinistra, con Meretz: «Noi siamo contro gli sfratti, ma non può trasformarsi in una battaglia nazionalista palestinese». Anche Rifat Jimmy Turk è preoccupato che la lotta possa diventare violenta. «In questi quartieri sono tutti armati», spiega dall'auto e indica una coppia di spacciatori.
L'ex campione di calcio ha provato a portare la battaglia in comune. E' stato eletto nelle liste di Meretz e nel 2003, per un periodo, è stato il primo vicesindaco di Tel Aviv-Jaffa (le due città sono state unite nel 1951).
«Posso ammettere che chi sceglie di abitare qua — dice — lo faccia perché forse crede nella convivenza, non solo per la vista mare e la possibilità di concludere un affare. L'élite di sinistra della città, i ricchi intellettuali, vogliono mostrare di stare dalla parte di noi arabi. Poi arrivano, entrano nei nuovi appartamenti e chiamano la polizia perché il canto del muezzin dalla moschea li sveglia ogni mattina all'alba».

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