Da PANORAMA del 2 agosto 2008, un editoriale di Fiamma Nirenstein:
Non è un momento del tutto trionfale per gli hezbollah, neppure dopo lo stupefacente omaggio di tutto il Libano per il ritorno del terrorista Samir Kuntar. Hassan Nasrallah cerca di mostrarsi capo indiscusso e carismatico, ma a Tripoli, il capoluogo del nord libanese, gli scontri fra i suoi amici alawiti e le milizie sunnite di Saad Hariri, e di altri leader della maggioranza di governo, hanno provocato nove morti e parecchi feriti. La calma è tornata solo quando l’esercito è intervenuto dimostrando che i tempi sono cambiati: durante l’attacco a Beirut di Nasrallah, che ha portato all’assetto governativo attuale, aveva preferito guardare altrove. Nessuno dimentica che, allora, Nasrallah pur uscendo vincitore aveva terrorizzato sunniti, cristiani, drusi.
Attenzione, però: il successo legato al rilascio di Kuntar gli ha fruttato una più ampia presenza nei villaggi al confine meridionale. Sono in crisi le milizie sunnite che dal 1997 occupano i villaggi nel sud del Libano, in conflitto con gli hezbollah sciiti. Specie quelle che si trovano a Sheba, Kfar Chuba e Hebbarye, vicine alla montagnola di sabbia chiamata pomposamente Sheba Farms, il pretesto territoriale per avercela con Gerusalemme.
Il Movimento del futuro sunnita occupava le postazioni in quell’area, ora pare che gli hezbollah siano riusciti a reclutare molti suoi membri. Nella povera regione sud-orientale dell’Arkoub è arrivata una pioggia di denaro sciita, sono arrivate addirittura ambulanze e macchine spazzaneve. Anche i sunniti hanno tentato di comprare la simpatia della gente del posto, ma gli sciiti sembrano vincere.
Il luogo è importantissimo perché, secondo molti analisti, Nasrallah sta solo aspettando il momento giusto per il prossimo attacco a Israele, armato di 40 mila razzi e deciso a tenere il Libano sul filo della guerra per evitare problemi interni.
Gli hezbollah sono la pallottola in canna dell’Iran e la forza del potere siriano. Dopo la vicenda Kuntar si sentono i depositari della «divina vittoria» ottenuta nella guerra del 2006, tuttavia hanno procurato al Libano 1.200 morti e danni per 5 miliardi di dollari. Finiti gli scontri ci si aspettava che gli hezbollah deponessero le armi, invece si sono rafforzati sotto gli occhi dei caschi blu dell’Unifil. Dopo che il primo ministro Fuad Siniora ha tentato di smantellare una rete di fibre ottiche che, con un percorso di circa 300 chilometri, raggiungeva il confine siriano, hanno attaccato i quartieri sunniti di Beirut e il centro druso nelle montagne dello Shouf. Ci sono stati morti e feriti. Per questo gli hezbollah danno tanta importanza alla liberazione di Kuntar: il fatto che sia un druso doveva essere una specie di risarcimento. Nasrallah ha sempre cercato di minimizzare gli scontri interni, in maggio si è dichiarato un seguace devoto di Ruhollah Khomeini e un figlio del Libano che «crede nella sua specificità».
Il Libano, però, è un miscuglio di identità: Nasrallah è riuscito a iniettargli un terribile odio per Israele, ma gli scontri interni divampano. Non tutti gli sciiti desiderano farsi sudditi dell’Iran integralista, sostiene il grande studioso dell’Islam Fouad Ajami; i sunniti, che si fanno sentire a Tripoli e nei campi palestinesi, non sono disposti a farsi comandare dagli sciiti; i cristiani (che sono il 50 per cento) vogliono resistere.
Nasrallah ha solo un ministro invece dei tre in cui sperava e gli sciiti, il 30 per cento della popolazione, seguitano a essere sottorappresentati. Con 40 mila missili la vera forza di Nasrallah resta la sua prossima guerra contro Israele.
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