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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Il Foglio Rassegna Stampa
01.08.2008 Poeta e "uomo gentile", liberato da Guantanamo si fa esplodere in Iraq
storia esemplare di Abdullah Saleh al Ajmi, che piaceva tanto a Gore Vidal

Testata: Il Foglio
Data: 01 agosto 2008
Pagina: 3
Autore: la redazione
Titolo: «Poeta a Gitmo, kamikaze in Iraq. La storia di Ajmi,“uomo gentile”»

Da Il FOGLIO del 1 agosto 2008:

Roma. Secondo il Wall Street Journal, si tratta di una storia che deve rovinare il sonno di senatori e congressmen. “Leone a Guantanamo, terrore degli americani, e martire in Iraq” in un attentato suicida: così al Qaida, in un video diffuso in rete, ha dato la notizia della morte dell’ex detenuto di Guantanamo, il kuwaitiano Abdullah Saleh al Ajmi. Nel video, che dura due minuti, l’organizzazione terroristica mostra un’immagine recente del jihadista a cavallo mentre una voce fuori campo recita: “Questo cavallo è lo stesso che ha terrorizzato un americano in una zona del Kuwait”, senza specificare dove. Nel video si vede una bandiera nera con la scritta “non c’è altro Dio che Allah e Mohammed è il suo profeta”. Fin qui, nulla di strano. Un altro jihadista che una volta rilasciato dal carcere militare americano di Cuba torna a farsi saltare in aria in Iraq. Se ne contano tanti in questi anni. La storia di al Ajmi è tanto più incredibile perché le sue poesie, scritte durante la detenzione a Guantanamo, pochi mesi prima erano entrate a far parte di una collezione di versi dei detenuti della base. Si intitola “Poems from Guantanamo”, è un libro di 84 pagine pubblicato dalla casa editrice dell’Università dell’Iowa e sono curate da Mark Falcoff, l’avvocato difensore di alcuni prigionieri yemeniti detenuti a Gitmo. Le poesie sono state consegnate incise con dei cocci e poi passate di gabbia in gabbia. Fino al 2003, infatti, i detenuti non potevano usare matite o penne, gli americani temevano lo scambio di messaggi cifrati con al Qaida. Il Pentagono ha secretato le poesie per cinque anni. Il segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld, non aveva mai accettato di renderle note. Perché sono spesso testi di propaganda. Il britannico Martin Mubanga onora il martirio dei caduti: “Il sangue dei musulmani è sparso ovunque. Giustizia americana, maiali americani”. Al Ajmi è l’autore della poesia “Miranda”: “Il nostro rilascio non è nelle mani degli avvocati e nelle mani dell’America. Il nostro rilascio è nelle mani di Colui che ci ha creato”. La lettura di queste poesie è stata al centro di una serata con 400 invitati alla Seton Hall Law School. Uno degli avvocati di al Ajmi in quell’occasione tenne un discorso sugli “insulti alla religione” a Guantanamo, c’erano professori da tutto il mondo, da Parigi, da Harvard, dal Cairo anche. “La cosa che non avvertirete è l’odio”, scrive Falcoff nell’introduzione al volume. Presentando al Ajmi come un “uomo gentile”. Il libro è diventato persino un corso di laurea alla City University di New York. Non ha mancato di farsi sentire Gore Vidal, Vidal, che in articolo per Vanity Fair aveva scritto che Timothy McVeigh, l’assassino di 200 americani a Oklahoma City e di molti bambini, “ha un certo senso della giustizia, cosa rara in una società consumista e materialista come gli Stati Uniti” e che oggi “se McVeigh, invece di uccidere 168 innocenti, avesse fatto esplodere il quartier generale dell’Fbi a Washington di notte, quando non c’era nessuno all’interno, sarebbe diventato un eroe nazionale”. Vidal paragonò McVeigh a John Brown, l’antischiavista impiccato a metà ’800 dai sudisti. Dopo aver letto le poesia di al Ajmi, Vidal ha scritto: “Guantanamo ha finalmente trovato la sua voce”. Il New York Times quelle poesie le ha paragonate alle “lacrime del martirio”, la nota “habsiyya”, la tradizionale poesia araba che canta l’amore e la sofferenza dei detenuti.

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