Il figlio di un capo terrorista di Hamas si è convertito al cristianesimo e denuncia il culto della morte dei fondamentalisti islamici.
Di seguito, due testi che esemplificano un modo corretto di dare la notizia, attenendosi ai fatti e alle dichiarazioni del diretto interessato, e uno assolutamente scorretto, incentrato su giudizi denigratori, ridicoli psicologismi e processi alle intenzioni assai poco credibili.
Ecco come correttamente riporta la notizia il sito ENVANGELICI:NET, riprendendo un lancio di ADNKRONOS
GERUSALEMME - Il quotidiano israeliano Ha'aretz annuncia che Masab, figlio di Sheikh Hassan Yousef, leader di Hamas a Ramallah, diventa cristiano e afferma: «Ho detto addio a una cultura palestinese in cui un terrorista suicida diventa un eroe, un martire».
Una conversione dall'Islam al Cristianesimo per dire addio a una «cultura palestinese in cui un terrorista suicida diventa un eroe, un martire». Un nome che cambia da Masab a Joseph. È la storia del figlio del leader di Hamas a Ramallah, Sheikh Hassan Yousef, anticipata oggi dal quotidiano israeliano Ha'aretz" e che uscirà integralmente nel magazine del giornale distribuito nel fine settimana. Dopo essere stato per anni al fianco di suo padre, il giovane Masab ha deciso di «cambiare vita» ed è consapevole che sta «mettendo a rischio la sua vita».
«Ma spero che mio padre capirà e che Dio dia a lui e alla mia famiglia la pazienza e la volontà di aprire gli occhi a Gesù e al Cristianesimo - afferma il giovane durante un colloquio con un giornalista di "Ha'aretz" - Forse un giorno potrò tornare in Palestina e a Ramallah con Gesù, nel regno di Dio».
E il figlio del leader di Hamas a Ramallah non tenta neanche di nascondere il suo "legame" con Israele. «Mandate i miei saluti a Israele, mi manca. Rispetto Israele e lo ammiro come Paese - ha detto - Voi ebrei dovete essere consapevoli: non avrete mai e poi mai la pace con Hamas. L'Islam, come ideologia che li guida, non consentirà loro di arrivare a un accordo di pace con gli ebrei. Credono che la tradizione dica che il Profeta Maometto ha combattuto contro gli ebrei e che pertanto devono continuare a combattere contro gli ebrei fino alla morte».
«Un'intera società santifica la morte e i terroristi suicidi. Nella cultura palestinese un terrorista kamikaze diventa un eroe, un martire. I leader religiosi parlano ai loro studenti dell'"eroismo dei martiri" - ha proseguito il giovane che ora vive in California - Mi manca Ramallah. Mi mancano soprattutto mia madre, i miei fratelli e le mie sorelle, ma so che sarà molto difficile per me tornare presto a Ramallah».
Antonio Rispoli sul sito dell'agenzia televisiva JULIENEWS spiega invece così il rilievo dato alla notizia dal quotidiano (di sinistra) Ha'aretz
era prevedibile che i giornali israeliani si tuffassero a pesce su una storia del genere. L'intervista pare rilasciata da un ebreo ortodosso, per quelli che sono i forti contenuti di critica all'Islam, perfino ingenerosi, e i messaggi di amicizia e di sudditanza nei confronti della religione ebraica
Non manca la spericolata spiegazione psicologica, che dovrebbe disinnescare l'effetto di un'opinione evidentemente sgradita:
sembra che da questa intervista promani un odio o un rancore del figlio verso il padre, ma a livello personale; e questa conversione sembra più una sorta di dispetto fatto a lui, che non un qualcosa di profondo e radicato.
Ecco il testo completo:
Il quotidiano israeliano Haaretz sta dando molto risalto a una notizia: il figlio di uno dei leader di Hamas, Sheikh Hassan Yousef, si è convertito al Cristianesimo. In una lunga intervista, di cui sono uscite le prime anticipazioni e che sarà in edicola in Israele domani, Masab - questo il nome del ragazzo - ha dichiarato che cambierà il proprio nome in Joseph, come vuole la conversione. Inoltre ha criticato aspramente l'Islam, dichiarando che sbaglia a combattere gli ebrei, solo perchè crede erroneamente che il profeta Maometto abbia combattuto contro gli ebrei. Infine il giovane, che è andato via dalla Palestina da bambino e vive negli Stati Uniti, ha affermato che è consapevole di rischiare la vita, con la sua decisione e che gli manca Ramallah, ma che spera di ritornarci con l'aiuto di Gesù.
C'è da dire che era prevedibile che i giornali israeliani si tuffassero a pesce su una storia del genere. L'intervista pare rilasciata da un ebreo ortodosso, per quelli che sono i forti contenuti di critica all'Islam, perfino ingenerosi, e i messaggi di amicizia e di sudditanza nei confronti della religione ebraica. Leggendola bene, sembra che da questa intervista promani un odio o un rancore del figlio verso il padre, ma a livello personale; e questa conversione sembra più una sorta di dispetto fatto a lui, che non un qualcosa di profondo e radicato.
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