Il pregiudizio antisraeliano nei commenti al ritiro di Olmert rassegna di quotidiani
Testata:La Repubblica - Il Sole 24 Ore - Il Messaggero - Il Manifesto Autore: Renzo Guolo - Ugo Tramballi - Eric Salerno - Michele Giorgio Titolo: «Le ombre d'autunno - L'uomo qualunque di un paese diverso - Olmert:a settembre mi ritiro - Olmert molla, Livni e Mofaz in guerra per la successione»
L'annuncio di Olmert, che non si presenterà alle primarie di Kadima e lascerà la guida del governo israeliano, è l'occasione, sui quotidiani del 31 luglio 2008, per alcune analisi decisamente parziali o poco convincenti.
Renzo Guolo, su La REPUBBLICA, sembra dimenticare i razzi kassam, la faida tra Fatah e Hamas, i recenti attentati a Gerusalemme, le minacce di Hezbollah, l'ambiguità di Damasco, l'aggressività aperta di Teheran. Per lui i problemi per il processo di pace vengono solo dalla politica interna israeliana.
Ecco il testo del suo editoriale:
Travolto alle accuse di corruzione, leader di un governo indebolito dalla sua stessa, precaria, posizione, Ehud Olmert cambia idea e annuncia che a settembre lascerà il governo Il suo addio, dice, avverrà dopo che il partito avrà scelto un nuovo leader. Al di là della sorte personale del premier, ora nelle mani dei giudici, l´uscita di scena dell´uomo che si è trovato improvvisamente guidare Kadima e il governo dopo la grave malattia che ha messo fuori gioco Ariel Sharon, rischia di congelare la trattativa con l´Anp, se non di rendere più vicina l´ipotesi di un attacco all´Iran. Non è un caso che uno dei suoi possibili successori, e candidato alle primarie, l´attuale ministro dei Trasporti Shaul Mofaz, uno dei "falchi" di Kadima, abbia subito chiesto di bloccare qualsiasi ipotesi di accordo con i palestinesi, rilanciata recentemente, con eccessivo entusiasmo, dallo stesso premier. Mofaz è critico sia nei confronti del cessate il fuoco con Hamas, sia dei colloqui con l´Anp che, a suo avviso, non dovrebbero affrontare questioni chiave come l´assetto di Gerusalemme e i confini. Quanto alla favorita per la successione, il ministro degli Esteri Tizpi Livni, che ha ottimi rapporti con i servizi di sicurezza e con le gerarchie militari, istituzioni decisive nel circuito di potere israeliano, nel caso vincesse formerebbe un governo di unità nazionale con i laburisti di Barak e con il Likud di Netanyahu. Da sempre in Israele una simile formula si impone quando l´instabilità interna mette a rischio il sistema politico o quando di profilano sfide esterne che preludono a un conflitto bellico di rilevante portata. Come potrebbe essere quello con l´Iran, destinato ad allargarsi a tutto il Medioriente nel caso Tsahal attaccasse il regime degli ayatollah. Eventuali elezioni anticipate seguite alle dimissioni del governo, reclamate con forza sia dal Likud che da Yisrael Beiteinu, il partito "russo " fondato da Lieberman che considera gli arabo-israeliani una quinta colonna del nemico e ne propone il "ricongiungimento" con i loro "fratelli" nei Territori, entrambi decisi ad adottare una linea più dura sia nei confronti di Ramallah e Gaza sia di Teheran, determinerebbero uno scenario ancora più critico. La probabile vittoria della destra, con l´inevitabile espansione degli insediamenti, metterebbe, infatti, seria difficoltà il già debole Abbas e avvicinerebbe la resa dei conti con l´Iran. Molto dipenderà da come Kadima uscirà dalle primarie di settembre e, in seconda battuta, dalle decisioni del partito laburista di Barak. In ogni caso l´autunno israeliano, e non solo, rischia di essere molto caldo.
Ugo Tramballi sul SOLE 24 ORE definisce "colossale errore" e "inutile" la guerra in Libano. Che fu mal condotta e con obiettivi mal definiti, ma fece seguito a un aggressione e non fu certo un capriccio personale di Olmert. Tramballi ha la sua opinione anche su uno dei due contendenti alla guida di Kadima: Shaul Mofaz "è un bullo pericoloso" perché da generale "ha sfidato il potere civile" e "all'inizio dell'Intifada aveva usato maniere molto forti, contribuendo ad alimentare la rivolta palestinese". L'Intifada di al Aqsa, in realtà, fu una campagna terroristica pianificata, e non fu alimentata dalle "maniere forti" dell'esercito israeliano, ma dalla propaganda dell'odio e della violenza. In Israele, va poi detto, un militare che mettesse davvero in discussione l'ordinamento democratico dello Stato non potrebbe certo fare carriera.
Eric Salerno sul MESSAGGERO prende imprevedibilmente le difese di Ehud Olmert descritto in prima pagina come "amareggiato, visibilmente turbato da una campagna denigratoria in tutto il paese che lo ha in pratica condannato senza processo". Che Ehud Olmert non debba essere ritenuto colpevole prima di essere giudicato é certo, ma i toni accorati di Salerno sono sospetti. Che rispondano al principio per cui l'unico governo israeliano buono è quello politicamente defunto ? In vista dell'uscita di scena di Olmert Salerno si concentra sui possibili successori. Tra di essi, Barak, Livni e Mofaz che da mesi, sostiene, "remano contro", persino contro gli sforzi di pace
Chi non fa sconti ad Olmert è Michele Giorgio sul MANIFESTO. Per lui il primo ministro israeliano è un
uomo politico che, grazie alla sua abilità e alla complicità statunitense ed europea, è riuscito a presentarsi come uomo di pace ma che in realtà ha voluto a tutti i costi una guerra, con Hezbollah, che poi non è stato in grado di vincere e non ha fatto nulla per allentare la morsa dell'esercito israeliano sui Territori palestinesi occupati.
Il quotidiano comunista riscrive la storia: Olmert ha voluto "a tutti i costi" una guerra nata in realtà dall'aggressione di Hezbollah, il terrorismo e il golpismo di Hamas (che impongono la presenza dell'esercito israeliano in Cisgiordania) non esistono.