Pensavamo che la Pravda fosse defunto insieme all'impero comunista e al PCUS del quale era organo, invece esiste ancora.
Leggiamo in fatti sul GIORNALE del 30 luglio 2008 di un'allarmata domanda del "quotidiano online Pravda": "L’islam sarà la religione predominante in Russia nel 2050?"
La Pravda "riprende i moniti lanciati da istituzioni politiche e sociologi" e pone una questione all'ordine del giorno in molti paesi europei.
Ecco il testo:
Mosca - Mezza luna crescente sulla Russia. Potrebbe essere il titolo di un best-seller di fantapolitica o il minaccioso vaticinio di qualche xenofobo allarmista. È, invece, lo scenario su cui leader religiosi, analisti e parlamentari in Russia si interrogano da tempo e che è tornato alla ribalta in questi giorni: entro la metà del secolo la Santa Russia sarà a maggioranza musulmana e lo storico monopolio esercitato dalla Chiesa ortodossa sulle coscienze del Paese più esteso del mondo si sbriciolerà sotto l’avanzata dei fedeli di Allah.
«L’islam sarà la religione predominante in Russia nel 2050?». Titolava così di recente, il quotidiano online Pravda, solito a toni nazionalistici, ma che riprende i moniti lanciati da istituzioni politiche e sociologi. La Russia vegeta da decenni in quello che gli esperti definiscono «coma demografico», mentre all’interno della Federazione le comunità musulmane sono in crescita costante. La popolazione russa è di circa 142 milioni, ma secondo le previsioni degli esperti potrebbe scendere ad appena cento milioni entro il 2050. Le cause sono note: una bassa natalità, l’alcolismo che miete vittime tra gli uomini, la diffusa pratica degli aborti, il cui numero nel 2004 ha superato quello delle nascite (1,6 milioni contro 1,5 milioni).
I musulmani sono già la seconda comunità religiosa nel Paese. Severamente controllato sotto il regime sovietico, l’islam vive il suo Rinascimento a partire dal 1991, foraggiato dai finanziamenti mediorientali. Stando al censimento del 2002, l’ultimo ufficiale, vi sono 14,5 milioni di musulmani (il 40 per cento in più rispetto al 1989); in realtà se si considerano anche gli immigrati si arriva a 19-20 milioni di persone, pari al 12 per cento della popolazione. Nonostante i ripetuti appelli e le iniziative del governo a favore della famiglia (a cui è stata dedicata anche una festa nazionale l’8 luglio), le cifre rimangono preoccupanti. Non hanno bisogno di incentivi, invece, le famiglie islamiche: Rosstat, l’agenzia nazionale di statistica, registra a 1,8 il numero medio di figli per donna in Dagestan contro l’1,3 di tutta la Russia. I cittadini musulmani si concentrano nel Caucaso del nord, tra il Volga e gli Urali, nella Siberia occidentale. Mosca già oggi è la città europea con la comunità islamica più numerosa (2,5 milioni di persone) dopo Istanbul e a dicembre ha inaugurato il suo primo ospedale che rispetta la sharia. Secondo Farid Asadullin, del Consiglio dei mufti di Mosca, sarebbero numerose anche le conversioni all’islam di russi, ucraini e bielorussi; ma su questo non ci sono dati ufficiali.
Lasciando da parte la minaccia all’identità nazionale, tema sentito dai folti gruppi di nazionalisti e dai movimenti xenofobi, l’aspetto più serio da tenere sotto sorveglianza è il possibile proliferare dell’estremismo, fomentato dalla repressione della rivolta cecena. Ma al Cremlino non conviene cavalcare l’allarmismo. Da una parte i musulmani che crescono nella Federazione sono pur sempre un nuovo elettorato da conquistare. Dall’altra un buon rapporto con il mondo islamico è funzionale a ricostruire il modello di una Russia, unica contendente degli Usa sullo scacchiere internazionale.
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