lunedi` 21 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
28.07.2008 Che cosa succede nell'esercito italiano ?
dopo il saluto militare ai terroristi di Hezbollah, due ufficiali in Afghanistan non sparano ai talebani

Testata: Corriere della Sera
Data: 28 luglio 2008
Pagina: 13
Autore: Fiorenza Sarzanini
Titolo: ««Non volevano sparare». Elicotteristi rimpatriati»

Dopo l'episodio dei due soldati che in Libano hanno salutato militarmente le salme dei terroristi di Hezbollah, un'altra notizia preoccupante, proveniente questa volta dall'Afghanistan, coinvolge l'esercito italiano.
Due ufficiali elicotteristi, alzatisi in volo per coprire una  pattuglia di loro colleghi attaccata dai talebani, giunti sull'obiettivo non hanno fatto fuoco, secondo la versione ufficiale  perché colpiti da sindrome da stress post-traumatico.

Che cosa succede nell'esercito italiano ? Se l'episodio libanese denunciava la mancata percezione della natura terroristica di Hezbollah, quello afghano pone seri dubbi, proprio stando alla versione ufficiale, sul grado di consapevolezza e di preparazione con il quale i soldati italiani affrontano uno scenario di guerra difficile e  cruciale come quello afghano.

Per troppo tempo, forse, il fatto stesso che quella in corso in Afghanistan fosse una guerra è stato negato.

Ecco la cronaca di
 Fiorenza Sarzanini, dal CORRIERE della SERA:

ROMA — Si sono alzati in volo per «coprire» la pattuglia di loro colleghi attaccata dai talebani. Ma una volta giunti sull'obiettivo non hanno aperto il fuoco, come invece prevede la procedura. E per questo si è deciso di rimpatriarli. I due elicotteristi in missione ad Herat, in Afghanistan, sono stati prima ricoverati al campo militare e poi trasferiti all'ospedale Celio di Roma. Da qualche giorno sono tornati presso la base di Rimini e poi hanno ottenuto una licenza per malattia. Diagnosi: sindrome post traumatica da stress.
La vicenda rischia adesso di riaprire le polemiche sull'impiego dei nostri soldati e sui rischi legati all'impegno nell'ambito di Isaf. Quanto accaduto ai due ufficiali in servizio sui Mangusta non ha nulla a che vedere con quanto era successo nel 2003, quando quattro piloti dell'Esercito in servizio a Nassiriya, in Iraq, rifiutarono di salire sui loro Ch47 denunciando «gravi carenze nei sistemi di protezione». In questo caso si sarebbe trattato infatti di un vero e proprio «blocco psicologico», anche se una verifica interna dovrà accertare se alla scelta dei soldati di non sparare abbia contribuito la paura di coinvolgere civili.
Accade tutto il 10 luglio scorso. A Shiwashan, sette chilometri da Herat, due blindati «Lince» escono in pattugliamento antirazzo. In Afghanistan è quasi buio, sono le 19.45. Pochi minuti dopo i due mezzi cadono in un'imboscata. La pattuglia viene attaccata con i lanciarazzi Rpg e raffiche di kalashnikov. Risponde al fuoco, mette in fuga gli aggressori. Scatta l'allarme rosso. Il tenente Gabriele Rame, 29 anni, è ferito lievemente. Più grave l'aviere Francesco Manco, 27 anni.
Mentre entrambi vengono portati al centro clinico, si alzano in volo i due Mangusta all'inseguimento degli attentatori. Ed è qui che qualcosa non va come previsto. Un equipaggio apre il fuoco, l'altro non partecipa invece all'attacco. È come se i due militari fossero rimasti impietriti. Quando tornano alla base vengono immediatamente ricoverati. Ed è su quanto accade dopo che le versioni divergono. Secondo il quotidiano Il Tempo i due elicotteristi avrebbero spiegato di non aver sparato per non coinvolgere civili. Il comando di Herat assicura invece che sono stati gli stessi soldati «a presentarsi in infermeria accusando uno stato di forte disagio dovuto all'impegno in numerose missioni operative e dopo la diagnosi della sindrome si è deciso di farli rientrare in Italia». E a riprova di questo si spiega che «nessun provvedimento disciplinare è stato preso nei loro confronti, né è stata aperta un'inchiesta».
Da tempo il contingente in Afghanistan partecipa attivamente ad azioni di guerra, come ha confermato agli inizi di luglio anche il ministro della Difesa Ignazio La Russa. Per Peacereporter
dal 18 settembre 2006 al 21 novembre 2007 i soldati italiani hanno partecipato ad almeno 11 missioni, costate la vita a centinaia di talebani. Quale sia il livello di «pressione» nel teatro dei combattimenti lo dicono le ultime cifre fornite da Isaf: «Nell'ultima settimana di giugno ci sono stati 218 "episodi cinetici", vale a dire attentati».

Per inviare una e-mail alla redazione del Corriere della Sera cliccare sul link sottostante


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT