Come sono le nuove generazioni arabe in Siria e in Iran secondo la visione (ottimista) di Jared Cohen, 26 anni, inviato del dipartimento di stato americano, nel libro che appena pubblicato in America. Sul FOGLIO di oggi, 27/07/2008, a pag.3, dal titolo " Ecco cosa si scopre nei rave dopo il tramonto in Siria e Iran". Ecco l'articolo:
Washington. Jared Cohen è il più giovane dell’ufficio strategico del dipartimento di stato americano. Ha 26 anni e si occupa dei suoi coetanei in giro per il mondo. In giro per il medio oriente soprattutto. Ufficialmente il suo lavoro si chiama “controterrorismo”, di fatto è una perenne inchiesta sui giovani, in particolare su quelli che potrebbero invertire i destini di alcuni regimi. Cohen ha scritto un libro dopo aver trascorso più di un anno in Siria, Libano, Iran e dintorni: si intitola “Children of Jihad: a Young American’s Travels among the Youth of The Middle East” ed è un ritratto in controtendenza sui sogni dei ragazzi mediorientali. “In Iran ho visto party clandestini – racconta al Foglio – dove i ragazzi preparavano i cocktail nelle vasche da bagno. Ho chiacchierato con membri di Hezbollah seduti in un McDonald di Beirut. Sono andato a rave gay ed etero in Siria, e ho visto appuntamenti combinati attraverso il web. Mi sono imbattuto in una cultura giovanile che era molto simile alla mia e ho scoperto che i giovani mediorientali mi assomigliavano quasi di più dei miei coetanei americani”. Circa il 60 per cento della popolazione della regione ha meno di trent’anni. “Tutto quello che in occidente sappiamo sui giovani che vivono in medio oriente è come entrano a far parte di gruppi militanti, ma questo fa passare lo stereotipo che siano tutti una potenziale minaccia, un mucchio di militanti mascherati e armati che gridano ‘Allah Akhbar’”. Secondo Cohen, invece, che li ha conosciuti da vicino, questi ragazzi sono una potenziale opportunità. “Tutti i giovani del mondo condividono dei valori. Nessuno nasce volendo essere un terrorista. Come tutti, anche questi ragazzi desiderano rendere orgogliosi i propri genitori, vogliono combinare qualcosa nelle loro vite, magari sposarsi e nel frattempo fare un po’ di soldi”. Ma la loro realtà è più difficile. “Molti non arrivano a realizzare nessuno di questi desideri – dice Cohen – e sfortunatamente non scarseggiano i gruppi estremisti pronti a dar loro un capro espiatorio o una via di fuga, molto più favorevole a un’ideologia radicale che non all’occidente. I giovani reclutati dai gruppi armati non sono miliziani, ma piuttosto anime spezzate con giocattoli pericolosi. Preferirebbero avere in mano una penna, ma cosa ne guadagnerebbero? Né status né soldi né dignità né appartenenza”. Uno strumento efficace, secondo Cohen, per contrastare la radicalizzazione è Internet. “Le statistiche sull’uso della tecnologia non considerano mai che un ragazzo arriva a camminare anche dieci chilometri al giorno soltanto per raggiungere un Internet cafè”. Non è vero, dice, che gli abitanti del medio oriente non amano la democrazia: “Basta guardare quello che i ragazzi fanno con un computer, i giovani chattano, vogliono votare on line”. In un capitolo del suo libro, Cohen racconta dell’Iran e della sua prima uscita dopo il tramonto con i ragazzi del posto, con alcol a fiumi come nei festini delle confraternite americane. “Penso che i giovani iraniani rappresentino la vera opposizione perché hanno portato molti cambiamenti sociali attraverso un’azione di massa nata senza alcun tipo di decisione organizzata. Il problema principale – spiega Cohen – è che questa ‘opposizione di fatto’ in Iran non sa di esistere. Credo fortemente che se i giovani iraniani avessero una vaga idea dei cambiamenti che sono stati in grado di portare al paese, sarebbero più inclini a fare resistenza politica. E’ che al momento non sentono di avere un difensore nell’establishment”. L’importante adesso è agire prima che sia troppo tardi. “Non è una questione di guadagnarsi i cuori e le menti, ma di offrire alternative. Se i giovani non hanno opportunità di studiare o divertirsi, cercheranno altrove la loro realizzazione”. Secondo Cohen, tutto l’occidente deve fare la sua parte: “Ora abbiamo una possibilità di entrare nello spazio che si è creato fra la rete comunicativa dei giovani e quella degli adulti, e influenzare questi ragazzi che sono alla ricerca di qualcosa a cui aggrapparsi".
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