LA STAMPA di oggi, 26/07/2008, pubblica a pag.16, un articolo sulla cerimonia di un matrimonio collettivo a Gaza, sponsorizzato da Hamas, dal titolo "Grazie Hamas che paghi anche il nostro matrimonio". Il solito articolo di < colore >, con gli abituali riferimenti negativi a Israele. Il pezzo è uscito su LE MONDE, il che spiega meglio di qualunque analisi il declino del quotidiano francese. Tralasciamo la valutazione del criterio di scelta che ha guidato il giornale torinese, che sempre nella stessa pagina pubblica una breve dal divertente titolo " Nella striscia due misteriose esplosioni. Affiora l'ombra di nuove faide interne", una titolazione tra il cauto ed il faceto, quando non c'è nulla di misterioso e non affiora nessuna ombra. Ma si sa, le parole devono essere scelte con molta cura, non vogliamo mica offendere Hamas ! la breve è tratta da ANSA (si veda IC di oggi). Mentre l'articolo è di Benjamin Barthe.
Una bandiera di Hamas a destra, una palestinese a sinistra, e al centro un grande striscione decorato con farfalle e cuori di rosa bonbon. È sotto la protezione di questa trinità islamo-kitsch che ottanta giovani palestinesi hanno celebrato le loro nozze, giovedì, a Beit Lahiya, nel Nord della Striscia di Gaza. Una megacerimonia che si è trasformata in una straordinaria vetrina dell’abilità di Hamas nel sfruttare tutte le situazioni della vita quotidiana per fare propaganda, nonostante l’esiguo territorio controllato dal partito islamico sia ermeticamente isolato dal mondo dall’embargo israeliano, appena attenuato dalla tregua in vigore da un mese.
Tutto è cominciato con la tradizionale «zaffa», la sfilata a bordo di automobili degli sposi e dei loro amici. A ogni incrocio, un giovane poliziotto si mette a disposizione e dà indicazioni ai guidatori. «Vogliamo ridare il sorriso alla gente - assicura il capitano Ramzi, responsabile della sicurezza dell’evento -. Vogliamo cancellare gli abusi della vecchia polizia, quando comandava Fatah». I curiosi ammassati al passaggio delle automobili addobbate con veli di tulle e fiori di plastica non credono ai loro occhi. Con la scarsità di carburante e il razionamento imposto dalle autorità questo genere di cortei è diventato rarissimo a Gaza. «Ho preso in prestito la macchina di un amico e ho comprato un bidone di venti litri di benzina per 250 shekel, l’equivalente di un pieno - racconta Jamal, 26 anni -. Spero che Hamas me li rimborserà». Un gruppo di ragazzini seduti sul marciapiede hanno trovato lo slogan che sciorinano fino a farti scoppiare la testa: «Al javaz balash, al hesab la Hamas: matrimonio gratis, e il conto è per Hamas!».
A dire il vero gli islamisti non hanno lesinato sulle spese. Con una tribuna gigante, ghirlande di luci, fuochi d’artificio e musica a tutto volume, lo stadio di calcio della città è un palcoscenico più che convincente. Oltre all’abito da cerimonia, un due pezzi nero standard confezionato come alla catena di montaggio da un sarto locale, Hamas regala agli sposi un assegno da 500 dollari. Secondo Mushir Al-Masri, deputato della circoscrizione di Beit Lahilya, il costo totale dell’operazione si aggira attorno ai 100 mila dollari americani.
«Senza questa cerimonia collettiva - spiega Jibril, 23 anni, una laurea in economia e commercio, disoccupato da quasi un anno - avrei dovuto rimandare il mio matrimonio». Per andare a vivere con la sua sposa, però, Jibril dovrà ancora aspettare. A causa dell’embargo, l’appartamento che aveva cominciato a costruire, tre anni fa, non è ancora finito. «Mi hanno dato solo un carico di cemento, tre tonnellate - continua Jibril -, ma io ha bisogno di almeno nove tonnellate. Se continua così passerò la prima notte di nozze a casa di mio padre».
Appena fa notte gli sposi salgono sul podio, accompagnati da due file di damigelle d’onore. Le spose, virtuosamente velate, osservano la scena da una sezione a loro riservata, separata dalla massa del pubblico. I discorsi in gloria della «Resistenza» e i salmi dal Corano si alternano con la chiamata dei numeri della tombola ed esibizioni di ballerini di dabkè, la danza tradizionale palestinese, sempre più indiavolate man mano che la serata avanza e l’eccitazione aumenta.
Il primo ministro Ismail Haniyeh arriva finalmente a chiudere lo spettacolo organizzato da Hamas, trasmesso in diretta su Al-Aqsa Tv, l’emittente del movimento islamico. «Il nostro nemico vorrebbe vederci piangere - dice il premier -. La gioia che proviamo questa sera è il segno della nostra vittoria». In prima fila, Mustafa, un ottantenne con folti baffi, esulta: «È il più bel matrimonio a cui ho mai assistito».
Per inviare il prorpio commento alla Stampa, cliccare sulla e-mail sottostante.