In questi ultimi giorni ci sono arrivate dal medio oriente due immagini per certi versi uguali e antitetiche. la prima, oscena, è quella di un popolo con i suoi leaders in prima fila che festeggia il ritorno di uno spietato assassino, che si è macchiato del più spregevole dei delitti, un crimine che nessuna causa politica puo' mai giustificare, l'assassinio a sangue freddo di una bambina. Per chi, come il sottoscritto, ha sempre sostenuto la necessità della pace e del riconoscimento dei diritti degli arabi, palestinesi e non, è stato francamente traumatico vedere l'accoglienza riservata in patria a questo individuo, che non ha combattuto con coraggio contro soldati armati fino ai denti per difendere la propria terra ma si è limitato a sfracellare sugli scogli la testa di una bimba inerme di appena 4 anni, dopo averla fatta assistere all'uccisione spietata del padre.
Ecco quando un popolo usa la parola "eroe" per descrivere un simile animale diventa difficile anche per il più inguaribile ottimista pensare che la pace sia vicina.
Contemporaneamente sui media è apparsa un'altra immagine scandalosa, quella di un ragazzo palestinese che manifesta contro la bariera di sicurezza che, ammanettato e bendato viene colpito deliberatamente con un proiettile di gomma da un soldato israeliano. Il video è così difficile da digerire soprattutto perchè emerge chiaramente che il ragazzo è assolutamente innocuo, immobilizzato e non accenna alla minima resistenza e, soprattutto, perchè non è il gesto di un militare che si trova da solo e pensa di non esser visto, ma di qualcuno che si trova in presenza di commilitoni e di un superiore ma non se ne cura affatto. un gesto simile danneggia profondamente l'immagine di israele perchè lascia intendere che nell'esercito questo tipo di vessazioni nei confronti di cittadini inermi siano all'ordine del giorno (nessuno dei militari presenti mostra stupore o reagisce dopo lo sparo) e che l'unico motivo per cui questo caso ha fatto notizia dipende dal fatto che è stato filmato. Eppure, nonostante la rabbia per un atto tanto stupido e violento quanto dannoso proprio per gli interessi dello stato che i soldati hanno il compito di difendere, emergono delle differenze significative tra il caso del soldato israeliano e quello del terrorista libanese. non solo per la grande differenza di gravità nei due episodi (uccidere una bambina è senz'altro infinitamente più grave che sparare a un ragazzo a un piede senza mettere a rischio la sua vita) quanto per la differenza macroscopica delle reazioni dei rispettivi concittadini difronte ai due colpevoli. In libano il feroce assassino ha trovato solo onori e accoglienze da grande eroe, in israele il gesto del soldato feritore è stato condannato e l'autore sarà chiamato a risponderne. non solo, se israele non fosse una democrazia che funziona nessuno avrebbe mai saputo quello che è successo a naalin, infatti sono israeliani coloro che hanno distribuito le videocamere, israeliano è il giornale che ha pubblicato la notizia e israeliani saranno coloro che giudicheranno il soldato. sarebbe stato molto bello se in libano l "eroe" avesse trovato manifestanti infuriati e autorità che gli chiedessero conto dei suoi crimini,o anche solo una minoranza di cittadini che avesse condannato quel gesto e avesse sostenuto che uccidere una bambina la cui unica colpa è quella di essere ebrea non è un atto di eroismo ma una vergogna senza fine,avrebbe lasciato sperare che la pace non è così lontana, che la gente non vuole il sangue del nemico. sarebbe stato bello, ma le immagini del libano raccontano un'altra storia.