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Scontro di civiltà ? 22/07/2008
Una lettera inviata a Sergio Romano, al Corriere della Sera

Signor Ambasciatore,
 
UN soldato israeliano spara una pallottola di gomma contro un palestinese legato e bendato ferendolo ad un pollice. Deplorevole,  vergognoso.
La notizia viene data da una ong Israeliana corredata dal filmato. La stampa locale ne dà notizia e deplora, le forze armate mettono il graduato in capo sotto accusa e si apprestano a processarlo.
 
L' assasino feroce  di una bambina (testa sfracellata contro la roccia), terroristi e kamikaze vari  vengono accolti  dal Presidente Libanese e dal suo Governo, da Abu Mazen,dalla stampa araba e dai soliti noti che si congratulano,  come degli eroi.
 
Si puo'  tenere conto della situazione mediorientale prescindendo dalla diversa weltanschaung dei soggetti in campo ?  E cosi' facendo si possono accettare da arabi-palestinesi -islamisti,  diversi standard di comportamento rispetto agli Israeliani?
 
Ella Sig  Ambasciatore, e una parte notevole della stampa, siete sempre pronti a pretendere , giustamente, un comportamento specchiato da parte di Israele, ma non siete quasi mai disposti a riconoscere che lo scontro di civiltà non è una strategia politica, ma un dato di fatto, implicitamente accettato da tutti coloro che applicano e si uniformano nel silenzio a questi diversi standard. Conosciamo entrambi, senza necessita di dilungarci, il diverso codice morale delle parti.
 
Se poi Ella volesse parlare di numeri,  di impossibili generalizzazioni, di distinguo, allora si dica chiaramente che la civiltà ebraica, sorella maggiore di quella cattolica, ha il dovere "Morale" ma anche il diritto di difendersi dalla guerra santa, dalla jihad, dal desiderio della "Umma" di spazzare via Israele e gli ebrei.
Corano, Nasser, Ahmadinejad,  Hezbollah, Hamas lo predicano da sempre. Il gran Mufti di Gerusalemme si alleo' con Hitler, Arafat lo sosteneva da prima della guerra dei sei giorni (1967), Abu Mazen  ha fatto la tesi di Laurea negando la Scioà  che Ahmadinejad invoca.
 
Questo è un invito a riflettere sull'onestà intellettuale dei tanti Soloni moralisti che attraversano questo povero pianeta imbelle.
 
Giacomo Zippel

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