Dall'Iran gli Stati Uniti vogliono sentire "un sì o un no" lo ha dichiarato Condoleezza Rice
Testata: L'Opinione Data: 22 luglio 2008 Pagina: 0 Autore: Dimitri Buffa Titolo: «Carota di Burns e bastone di Condoleezza»
Da L'OPINIONE del 22 luglio 2008:
Dopo la “carota” diplomatica della presenza del sottopancia di Condoleezza Rice, William Burns, per la prima volta dopo anni, in “direct talks” con il cosiddetto mediatore iraniano per il dossier nucleare, Saeed Jalili, potrebbe già in autunno arrivare il “bastone” di nuove sanzioni contro Teheran. Lo ha ribadito ieri la stessa Condoleezza parlando con i giornalisti nel suo viaggio aereo verso gli Emirati Arabi Uniti. Nonostante i sarcastici commenti di buona parte della stampa europea, e segnatamente di quella italiana, da Sergio Romano in giù, non è affatto vero che siano stati gli americani ad andare a Canossa con gli emissari di Ahmadinejad. E i colloqui tenuti in Svizzera sono stati definiti deludenti persino da Javier Solana. La Rice ha detto ai cronisti “embedded” sull’aereo del sottosegretario di Stato che gli “Stati Uniti si sono sentiti presi in giro dalle risposte date da Jalili nel meeting di sabato”. “Jalili ci ha fatto dei brevi sermoni di tipo culturale – ha aggiunto la Rice – ma ancora non ci ha dato risposte esaurienti sulla proposta avanzata da Usa, Cina, Russia, Francia e Germania che prevede aiuti economici a sviluppare un piano energetico nucleare civile in cambio dell’immediata sospensione dell’arricchimento dell’uranio”. “Monologhi all’iraniana”, è stato il caustico commento di membri dello staff della Rice.
E noi, ha chiosato la Rice, vogliamo sentire un “sì” o un “no”. E se l’opzione militare sembra in questo momento restare ancora sullo sfondo, Israele a parte, è certo che fra due settimane, quando Jalili e Burns potrebbero rivedersi, si parlerà di un vero e proprio ultimatum della comunità internazionale e del Consiglio di Sicurezza dell’Onu all’Iran: entro sei settimane cessi ogni processo di arricchimento dell’uranio pena un voto unitario sull’inasprimento delle sanzioni a Teheran. La Rice è apparsa discretamente irritata per i primi risultati di questi colloqui, e ha tenuto a rimarcare che l’iniziativa è stata presa perché “la comunità internazionale capisca che noi siamo seri, mentre qualcun altro non lo è affatto”. Nell’ottica canagliesca iraniana si può registrare il solito gioco delle parti tra i mediatori e il presidente Ahmadinejad. Quest’ultimo nel proprio discorso para-dittatoriale della domenica ha venduto al proprio popolo inesistenti passi in avanti nella trattativa con gli americani. I primi invece già sabato, dopo l’incontro con Burns, facevano sapere sotto banco alla stampa presente che “l’Iran non avrebbe accettato in nessun caso di fermare i processi di arricchimento dell’uranio già in corso”.
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