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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Sara Young La culla del mio nemico 21/07/2008

La culla del mio nemico                  Sara Young

 

Traduzione di Isabella Zani

 

Neri Pozza                                      Euro 18,00

 

 

 

Uno degli aspetti meno noti della storia della Seconda Guerra mondiale sono le cliniche Lebensborn, Sorgenti di vita, un nome così limpido per identificare uno dei tanti progetti criminali di cui si macchiarono i nazisti.

 

Ideato nel 1935 da Heinrich Himmler il progetto articolato in tre fasi aveva come obiettivo di aumentare i numeri della “razza ariana”.

 

Oltre ad incoraggiare tutte le donne “valide” dal punto di vista razziale ad avere il maggior numero di figli si crearono delle cliniche di maternità in Germania e nei paesi occupati dove le madri potevano dare alla luce i figli con discrezione. Successivamente quei bambini, ai quali veniva attribuita alla nascita la cittadinanza tedesca, erano affidati a famiglie o istituti nazisti.

 

L’esperienza Lebensborn ebbe dimensioni incalcolabili e conseguenze tragiche sia per le donne che per i bambini di tutta Europa.

 

Su questo sfondo storico si innesta una storia struggente di amore e guerra in uno dei periodi più cupi del novecento.

 

Cyrla è ancora una ragazza quando il padre, un ebreo polacco, prevedendo l’avvento del nazismo la manda a vivere in Olanda con la famiglia della moglie morta da alcuni anni.

 

A Schiedam, una cittadina a pochi chilometri da Rotterdam, Cyrla conduce una vita semplice, aiuta la zia in casa e lo zio nel negozio. L’unica amica del cuore è la cugina Anneke per la quale prova un misto di gelosia e ammirazione.

 

La vicenda prende ritmo e la trama si snoda in una sequenza di avvenimenti drammatici a partire dalla tragica morte di Anneke, incinta di Karl, un soldato tedesco, e destinata per volontà del padre ad una delle cliniche Lebensborn.

 

Cyrla, in pericolo in quanto ebrea, accetta a malincuore il desiderio della zia di prendere il posto di Anneke, portando con sé un segreto drammatico: nel suo grembo sta crescendo non il figlio di un soldato tedesco alto e biondo ma quello di Isaak, un giovane ebreo dai capelli neri e dagli occhi seri e dolci.

 

Nella seconda metà del romanzo la narrazione sostenuta da una prosa inarrestabile è costellata da momenti drammatici, da episodi di dolcezza e di solidarietà femminile che si manifestano nonostante la crudeltà degli aguzzini nazisti; Cyrla farà la conoscenza di donne malinconiche come Leona, ermetiche come Neve il cui bimbo nato malformato sarà destinato a morire.

 

Fra le infermiere Ilse, che si opporrà segretamente ai progetti nazisti, sarà un punto di riferimento e un conforto per la giovane ebrea che custodisce un segreto così pericoloso.

 

La scrittrice che con grande maestria coglie ogni piccola sfumatura della psicologia dei personaggi delineandoli con perizia e calandosi nel sottosuolo più profondo dell’animo umano, conduce il lettore col fiato sospeso ad un finale inaspettato per la sua drammaticità e potenza narrativa.

 

“La culla del mio nemico” è un bel romanzo da leggere non solo per la sua qualità morale e per la straordinaria capacità dell’autrice di raccontare la forza delle emozioni attraverso la dura concretezza della realtà, ma perché ricostruisce un periodo storico drammatico, un momento oscuro del Novecento carico di lutti e sofferenze la cui memoria deve essere tramandata alle generazioni future in ricordo di coloro che hanno perso la vita o la dignità nell’inferno nazista.

 

 

 

Giorgia Greco

 


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