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Panorama Rassegna Stampa
21.07.2008 Hezbollah si è riarmato sotto gli occhi dell'Unifil, e una nuova guerra è possibile
l'analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Panorama
Data: 21 luglio 2008
Pagina: 91
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Sotto il naso dell'Unifil»

Da PANORAMA del 18 luglio 2008:

Il rinnovo del mandato dell’Unifil nel sud del Libano è previsto in agosto. Ma proprio in questi giorni forti rumori di guerra mettono in dubbio il suo destino. Il primo ministro libanese Michel Suleiman minaccia Israele di un attacco per conquistare le «Shebaa farms», un fazzoletto di terra sabbiosa che non era mai stata oggetto di scontro fino a quando, nel 2000, Israele si ritirò da tutto il Libano. Allora gli hezbollah cominciarono a menzionare la zona contesa anche con la Siria per dichiararsi «resistenti».

Il governo appena nato e presieduto da Fuad Siniora, su cui gli hezbollah hanno diritto di veto secondo gli accordi di Doha, potrebbe opporsi al nuovo mandato Unifil. Inoltre i servizi segreti israeliani hanno informato il governo che Sayyed Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah, vede come l’inizio di una nuova guerra lo scambio di questa settimana fra i corpi dei soldati rapiti Eldad Regev ed Ehud Goldwasser e i loro uomini, «lo scambio Mugniyeh», la vendetta per l’assassinio del loro arciterrorista. Ovvero, Nasrallah intenderebbe usare il fine settimana per iniziare a cambiare le regole del gioco con l’Unifil, indurlo di fatto all’impotenza, eventualmente rapire altri soldati, attaccare il nord e colpire obiettivi ebraici all’estero. Insomma, sgombrare il campo dai disturbatori, dato che l’Iran preme per azioni aggressive al confine.

Nei giorni scorsi non si è fatto che parlare del presidente siriano Bashar Assad e della scelta di Nicolas Sarkozy di farne un divo in mostra al Grand Palais (al summit per la fondazione dell’Unione per il Mediterraneo) invece che un rais prono ai desideri dell’Iran e legato agli hezbollah per i suoi interessi in Libano. Per ora Assad ha suscitato disappunto in Sarkozy, rifiutando di tenere con il premier israeliano Ehud Olmert a Parigi l’atteggiamento pacifista atteso.

Ma Assad sa che ha una carta molto buona da giocare: quella del pericolo Libano, che tutti temono più del conflitto israelo-siriano, per ora latente. Si chiama Hezbollah il punto vero, per cui Assad può sperare di evitare il processo per l’uccisione dell’ex primo ministro libanese Rafik Hariri comminatogli dal tribunale internazionale. Israele ha sollevato il tema nelle settimane precedenti il summit di Parigi, tenendo una rara riunione di gabinetto sul riarmo degli hezbollah, che possiedono ormai 40 mila missili a nord e a sud del fiume Litani e si sono riorganizzati in quasi tutti i villaggi di confine.

Le armi di origine iraniana arrivano tramite Siria, pare, ogni settimana. Due anni fa Nasrallah si vantava di poter colpire Tel Aviv. Adesso dice che può arrivare a Dimona, fino agli impianti nucleari.

Che fare di fronte al riarmo della longa manus dell’Iran? Fin dall’inizio si sapeva che la risoluzione 1701 non avrebbe disarmato gli hezbollah e che, anzi, affidando al giudizio dell’esercito libanese i carichi sospetti, li riarmava. Ma nessuno, neppure gli israeliani, osava dire male dell’Unifil, perché Olmert, con la coda di paglia dell’insuccesso militare, voleva almeno un risultato. Poi il ministro degli Esteri Tzipi Livni ha lanciato all’Onu una campagna per disarmare gli hezbollah grazie a un ampliamento delle regole di ingaggio dell’Unifil, che dovrebbe agire nei villaggi e usare la forza. Adesso si è corretto il tiro: magari l’Unifil non ha nessuna intenzione di combattere una guerra. Dunque perché non chiedere alla Siria di bloccare le forniture di armi?

Da parte di Assad sarebbe una bella prova di indipendenza dall’Iran, una fuoriuscita dall’Asse del male. Anche se i buoi sono già scappati, con 40 mila missili in circolazione. La guerra resta dietro la porta.

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