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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
19.07.2008 La Francia del cambiamento
Intervista a Bernard Kouchner

Testata: Corriere della Sera
Data: 19 luglio 2008
Pagina: 11
Autore: Massimo Nava
Titolo: «Koushner: Riconciliati con l'America, non vassalli.»

Kouchner: «Riconciliati con l'America, non vassalli»

Questo il titolo sul CORRIERE della SERA di oggi, 19/07/2008, a pag.11, dell'intervista del corrispondente Massimo Nava.

«Con Italia e Spagna siamo stati i primi a prendere un atteggiamento diverso su Siria e Hezbollah»


DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI — Gli Stati Uniti fanno prove di dialogo con l'Iran. La Siria propone colloqui diretti con Israele. A Parigi, nasce l'Unione del Mediterraneo e la pace in Medio Oriente fa un passo avanti. Nel mondo ci sono anche buone notizie, alcune nascono in Francia. Bernard Kouchner, ministro degli Esteri, ne racconta retroscena e strategie in questa intervista al Corriere.
Dice: «La diplomazia francese è cambiata, è una strategia di dialogo, movimento, senza attendismi, prendendo qualche rischio. C'erano riserve sull'Unione per il Mediterraneo, ma il progetto è nato. Con più di quaranta capi di Stato riuniti a Parigi! ».
Restano i dubbi su come si realizzerà.
«Quando non si fa niente, ci sono sempre dubbi. La Francia ha avuto il coraggio di un'idea che rafforza l'Europa. Non era facile mettere d'accordo tutti i governi europei e tanti capi di Stato attorno allo stesso tavolo. Lo scambio di ambasciatori fra Siria e Libano è un gesto storico. Le cose vanno un po' meglio nel Medio Oriente. È un'occasione da non perdere».
Si è parlato di «riabilitazione» del presidente siriano Assad. E molti hanno protestato.
«Abbiamo discusso con la Siria una lista dei prigionieri. L'idea di leggere la dichiarazione dei diritti dell'uomo alla festa della Bastiglia è stata un segnale molto chiaro. Le condizioni poste dalla Francia sono state accettate. Non si può parlare di "riabilitazione", ma di svolta positiva. I militanti dei diritti umani fanno un mestiere essenziale, ma la politica estera non può essere solo questo. Sarebbe naïf pensarlo. Con l'Italia e la Spagna, siamo stati i primi a comprendere che occorreva un atteggiamento diverso nei confronti di Damasco e degli Hezbollah».
Come giudica il nuovo atteggiamento di Washington verso l'Iran?
«Abbiamo sempre detto sanzioni e dialogo. Oggi anche gli Stati Uniti hanno compreso questa posizione. C'è più realismo, probabilmente connesso alle prossime elezioni. Certo non mi faccio illusioni, gli iraniani non sono cambiati, da due anni non ci danno assicurazioni. Ma c'è un progresso, stiamo a vedere».
Proprio lei aveva parlato di pericolo di guerra?
«Ho detto soltanto che la guerra rappresenta il peggio. E ho aggiunto ciò che il presidente Sarkozy ha sempre detto: il peggio si evita impedendo all'Iran di avere l'arma nucleare. Ma bisogna anche tener conto che l'Iran è un grande Paese, con un ruolo importante in tutta l'area».
Sarkozy ha deciso di andare a Pechino. Realismo anche verso la Cina?
«Sarkozy, come presidente dell'Unione europea, ha consultato alleati e partner europei. L'indicazione comune è di andare a Pechino. È sempre difficile avere una certa idea dei diritti dell'uomo e guidare la politica estera, ci sono sempre due facce del problema».
In questi mesi è cambiato anche l'atteggiamento della Francia nei confronti degli Stati Uniti.
«Abbiamo lavorato per una riconciliazione piena, basata sulla reciproca fiducia. Questo non significa essere vassalli. Eravamo in disaccordo su molti dossier: Iraq, Siria, Libano, Afghanistan.
Credo che la Francia sia riuscita a costruire una posizione condivisa. Del resto, anche le posizioni americane sono cambiate. Oggi si dice che il problema non è più l'Iraq, ma l'Afghanistan. E noi sosteniamo che la soluzione militare non è quella buona. Occorre continuare gli sforzi per la ricostruzione civile che ha già fatto passi avanti».
La riconciliazione comprende anche il ritorno della Francia nel comando integrato della Nato?
«È un segnale importante, che la Francia ha dato dopo un dibattito interno complicato, per ragioni storiche, in gran parte superate. Del resto, la Francia partecipa a tutte le missioni Nato. Ma la Francia, d'accordo con i partner europei, ha detto che non ci sarà allargamento senza far avanzare la difesa europea. Al vertice di Bucarest, le discussioni sono state accese. La posizione degli europei sul rapporto con la Russia non è la stessa degli americani e con la Russia bisogna parlare in modo diverso ».
Lei è considerato un uomo della sinistra, il «French doctor». Sarkozy ha fatto di lei un simbolo di apertura. Non si è mai sentito in imbarazzo?
«Sono detestato sia a destra sia a sinistra. È una posizione non confortevole che assumo, ma è esaltante promuovere una diplomazia di movimento. Con Sarkozy, le discussioni sono franche, aperte. Certo, alla fine decide lui, ma mi ha chiamato per questo confronto permanente. È il suo metodo di lavoro. Non ho votato per lui e lui lo sa. Sarkozy si intende bene con i socialisti europei, non essendo un conformista. I socialisti europei si continuano a domandare perché i socialisti francesi guardano al passato. Le riforme che sta facendo sono indispensabili per la Francia. E anche la politica estera sta cambiando ».
Qual è il suo giudizio sulla vicenda Marina Petrella?
«In Francia, c'è una legge, da me voluta, che prevede di curare in ospedale i carcerati in gravi condizioni. Quanto alla proposta di grazia, l'Italia è uno Stato di diritto e la decisione non spetta a noi. Dico che questo è un caso diverso da quello di Battisti. Forse occorre riflettere su un atto di clemenza».
La dottrina Mitterrand è finita per sempre?
«Non si precisa mai abbastanza che Mitterrand parlò di terroristi che "non si fossero macchiati di fatti di sangue". Poi si è fatta un po' di confusione ».
Massimo Nava Agli Esteri
Bernard Kouchner, 68 anni, è un medico e politico francese e uno dei fondatori di «Médecins Sans Frontières». Dal maggio 2007 è il ministro degli Esteri francese
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Parigi-Teheran In Iran c'è più realismo. Non mi faccio illusioni ma c'è un progresso
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Il «French doctor» Sono detestato sia a destra sia a sinistra. Ma il mio lavoro è esaltante

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