Dal CORRIERE della SERA di oggi, 18/07/2008, a pag.14-15, due servizi di Ennio Caretto sui rapporti Usa-Iran. Il primo su un presunto ritorno di un rapporto diplomatico, il secondo una intervista a Michael Walzer su attacco o negoziato. Eccoli:
Il Dipartimento di Stato: «Prospettiva reale». E Teheran apre
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La Sezione segnerebbe il ritorno in forma stabile di diplomatici americani in Iran dopo la crisi degli ostaggi tra il '79 e l'81 WASHINGTON — In una nuova apertura all'Iran dopo l'annuncio della sua partecipazione all'incontro di domani a Ginevra, l'America intende creare una «Sezione di interessi» a Teheran, simile a quella iraniana dentro l'ambasciata del Pakistan a Washington. Il quotidiano inglese Guardian scrive che lo farà entro un mese, mentre per il New York Times l'iniziativa «è ancora sotto esame». Il Dipartimento di Stato non smentisce: «Abbiamo un reale interesse a rivolgerci agli iraniani. Ora c'è una nostra sezione a Dubai per i loro visti e per l'analisi di ciò che accade a Teheran». E ha ricordato che prima di allacciare rapporti con l'Urss dopo il 1917, gli Usa formarono una Sezione a Mosca. L'idea della Sezione a Teheran fu adombrata dal segretario di Stato Condoleezza Rice un mese fa, quando rilevò che «a volte riesce difficile agli iraniani recarsi a Dubai per i visti. E noi desideriamo intensificare i contatti a livello del pubblico». Ma la Rice aggiunse che prima di cambiare qualcosa occorrevano progressi nei negoziati sul nucleare. Il presidente iraniano Ahmadinejad non si oppose all'idea: «Esamineremo con favore ogni proposta che migliori le nostre relazioni». Da indiscrezioni del Dipartimento di Stato, da allora un dibattito al riguardo ferve nell'amministrazione Bush. L'apertura della Sezione non comporterebbe comunque la ripresa dei rapporti diplomatici: dal 1977 l'America ne ha una a Cuba, pur non riconoscendo il regime castrista. Se compisse questo passo, oltre a quello di mandare il sottosegretario William Burns a Ginevra, per Bush sarebbe una totale inversione di rotta: fino a pochi giorni fa, alla Casa Bianca non si escludeva un attacco all'Iran. Ma Bush, messo sotto assedio dai falchi e dai conservatori, vuole procedere con cautela. Se i negoziati con l'Iran fallissero, ha ammonito la portavoce Dana Perino, il presidente chiederebbe nuove sanzioni contro l'Iran, e rimetterebbe «tutte le opzioni sul tavolo». La Sezione è dunque uno strumento di pressione, un premio per eventuali concessioni iraniane. Stando ai media di Washington, la sola presenza di Burns a Ginevra è comunque «segno di una rettifica della politica americana» ( New York Times) e «una ricerca di un compromesso » ( Washington Post). Un giudizio condiviso dal ministro degli Esteri iraniano Mottaki, che ha detto di sperare «in sviluppi positivi», ma non da quello francese Kouchner, che ha detto di non aspettarsi nulla. E da Roma, il ministro degli Esteri Frattini auspica una maggiore mediazione della Cina. La Rice, capo delle «colombe » vittoriose sui «falchi» del vice presidente Cheney, ammette di non sapere se vincerà la scommessa diplomatica con l'Iran. «Abbiamo chiarito di credere nella diplomazia. Speriamo che Teheran recepisca il messaggio», ha detto, precisando che lo stop all'arricchimento dell'uranio da parte dell'Iran deve precedere negoziati veri e propri. Di fronte a significativi passi avanti, la comunità internazionale è pronta a rinunciare all'uso della forza e a offrire un grande ruolo negli affari internazionali. Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, cliccare sulla e-mail sottostante.
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