Dall'OPINIONE di oggi, 12/07/2008, un articolo di Michael Sfaradi che affronta un tema delicato. Alle domande che Sfaradi si pone, segue un richiamo alla politica, non più alla tradizione. Nasce un movimento, Almogar, lo seguiremo con interesse. Le bestie feroci vanno tenute in gabbia, non liberate.
Ecco l'articolo:
Eliahu Shohar era un poliziotto ed aveva da poco compiuto 24 anni quando fu ucciso a sangue freddo con una raffica di Kalashnikov che lo tagliò praticamente in due. Stava facendo il suo turno notturno che consisteva nel pattugliamento del lungomare di Naharia la notte che Samir Kuntar e la sua banda arrivarono dal mare, armati di tutto punto e con l’intenzione di fare quante più vittime possibili, lui fu il primo a morire. Samir Kuntar nella stessa tragica notte uccise anche Einat Haran di quattro anni fracassandole la testa contro gli scogli dopo averla costretta a vedere mentre sparava in testa al padre Danni. Samir Kuntar è stato condannato a quattro ergastoli ed è l’oggetto del desiderio di Hassan Nasrallah. Hetzbollah lo vuole libero in modo d a poter dare inizio ai festeggiamenti per il ritorno in Libano di un essere che ha ampiamente dimostrato di non aver nulla di umano, in tutti questi anni, infatti, non ha mai dato un cenno di pentimento o di semplice ripensamento per ciò che di spregevole aveva fatto in quella notte maledetta. Anche se Smadar Haran, che in quella stessa occasione vide distrutta la sua famiglia, ha dichiarato al Primo Ministro che Samir Kuntar non è un suo prigioniero personale ma di Israele, autorizzando, di fatto, il governo a cederlo pur di riavere Ehud Goldwasser ed Eldad Reghev o i loro corpi, c’è chi non la pensa come lei. I fratelli di Eliahu Shohar, infatti, si oppongono alla liberazione del terrorista nel caso in cui Ehud Goldwasser ed Eldad Reghev non siano più in vita. Per spiegare le loro ragioni hanno presentato un esposto alla corte suprema di Israele reclamando il congelamento degli accordi e, nel frattempo, hanno chiesto udienza al Primo Ministro e ai ministri del “gabinetto di sicurezza” “Interni” e “Difesa” così come è stato concesso alle famiglie dei due soldati in mano ad Hetzbollah. Si sta formano in Israele una corrente di pensiero denominata “Almogar”, che sta diventando un vero movimento di persone che vogliono spingere verso un cambiamento delle regole per quello che riguarda lo scambio dei prigionieri. Fermo restando la sacralità delle salme e della loro sepoltura in un posto conosciuto e secondo il rito religioso e, non ultimo, il diritto delle famiglie dei caduti ad avere un posto su dove poter piangere i loro cari, da troppo tempo Israele rimette in libertà pericolosi terroristi solo per riavere indietro le salme dei caduti. Il prezzo che si paga è troppo alto e non si riesce più ad ottenere il rilascio dei prigionieri israeliani in vita. “Almogar” vuole che si fissino delle ferree e chiare linee di principio che dettino il comportamento futuro in caso di trattative per scambi di prigionieri: cadaveri in cambio di cadaveri, persone vive in cambio di persone vive. Un concetto che sembra agli occhi dei più di una semplicità disarmante, ma che assume un aspetto tanto sensibile quanto complicato nel momento in cui si scontrano le pur importanti esigenze familiari e religiose, che hanno comunque carattere individuale, con le necessità di sicurezza e di prestigio di una nazione intera. La prossima mossa, sempre in questo tema, è la non velata idea che alcuni esponenti di “Almogar” hanno lasciato trapelare, cioè la richiesta di sospensione delle convenzioni di Ginevra con chi non le attua, ristabilendo in questo modo una parità di comportamento e di valori, purtroppo al ribasso, con la controparte. Crediamo che se, sotto la spinta popolare, il governo adotterà queste linee guida, Nasrallah capirà che i vivi valgono più dei morti e si comporterà di conseguenza.
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