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La Stampa Rassegna Stampa
12.07.2008 Nasce a Parigi l'Unione per il Mediterraneo
Può la democrazia dialogare con le dittature ?

Testata: La Stampa
Data: 12 luglio 2008
Pagina: 12
Autore: Marco Zatterin
Titolo: «L'impero romano di Sarkozy»

Se a Roma, con Berlusconi e Abu Mazen il piatto più servito è quello a base di aria fritta, i cuochi di Sarkozy non sono di meno a Parigi in vista dell'incontro per " l'Unione per il Mediterraneo", fortemente voluta dal presidente francese che inizia domani. Ne riferisce sulla STAMPA di oggi, 12/07/2008, a pag.12, con il titolo " L'impero romano di Sarkozy ", Marco Zatterin, solitamente accurato nelle sue corrispondenze, per cui non capiamo quando scrive " Non c’è intesa nemmeno sulla richiesta - di matrice araba - di indicare fra gli obiettivi «il perseguimento di un Medio Oriente privo di armi di distruzione di massa, nucleari e biologiche, con regole di verifica effettiva e reciproca»: uno snodo che richiama in gioco Tel Aviv." Perchè Tel Aviv ? Questo errore grossolano, di citare Tel Aviv al posto di Gerusalemme, è rimasto appannaggio di quei giornalisti che scrivono guidati dall'ideologia anti-israeliana piuttosto che dalla serietà professionale. Che non ci sembra il caso di Zatterin. Allora, perchè ? Una domanda che andrebbe posta al corrispondente da Bruxelles della STAMPA.

Ecco il servizio:

A poche ore da quello che i francesi chiamerebbero un «Jour-J» di sicuro c’è solo che domani a Parigi ci sarà un vertice con quarantasette Capi di Stato e di governo dell’Europa e dei Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum e che si punta a varare un patto di collaborazione più stretta. Il resto è da discutere, e più sono concreti gli argomenti, più si fanno indefiniti i toni. Le dodici pagine della bozza di conclusioni traboccano di frasi in grassetto, carattere che certifica la mancanza di intesa. Potrebbe essere di buon auspicio il fatto che il nome dell’iniziativa sia tornato in tondo: «Il Processo di Barcellona: Unione per il Mediterraneo», Upm per gli amici. Non è stato facile accordarsi, ma era una bazzecola davanti al problema dei problemi: le velleità arabe e il ruolo di Israele.
Eppure il Paris Summit non può fallire. Il presidente francese Nicholas Sarkozy insegue da sempre il sogno di un grande palcoscenico sul quale far confluire le discussioni politiche e le decisioni finanziarie, di un Club Med nuovo e senza precedenti, grande al punto che il «sempre poetico Gheddafi» (dice l’uomo dell’Eliseo) lo ha paragonato a un rifondato Impero Romano. Il presidente francese ne parla da prima di essere eletto, lo vuole a tutti i costi, e non s’è scoraggiato nemmeno quando sulla sua strada hanno cominciato ad apparire ostacoli pesanti. Angela Merkel, ad esempio, contraria a un sodalizio rivierasco che escludesse la Germania. O gli Spagnoli, gelosi del fallimento decennale del Processo di Barcellona. O ancora i Paesi dell’Est, timorosi di vedere spostare il baricentro degli interessi e dei fondi Ue, ma anche attratti dalle teoriche grazie di una Unione del Mar Nero con Ucraina, Russia e Turchia.
La soluzione sulla sponda Nord è stata la «europeizzazione» del processo. Si è rinunciato all’ambizione di un governo regionale a favore di un maggior coordinamento. Oggi agli sherpa tocca un’ultima giornata parigina di lavoro sulle conclusioni, al momento sono circolate almeno sette bozze. Con qualche punto fermo e parecchi grassetti.
Per ora è certo l’Unione avrà una co-presidenza biennale (Francia e Egitto per cominciare) e un segretariato. Aperto, al solito, il rebus della sede: Bruxelles potrebbe essere un primo compromesso. Il grassetto appare nelle pieghe, ad esempio sulla richiesta di accordare alla Lega Araba lo status di osservatore, idea che solleva parecchie critiche, a partire da Israele. Non c’è intesa nemmeno sulla richiesta - di matrice araba - di indicare fra gli obiettivi «il perseguimento di un Medio Oriente privo di armi di distruzione di massa, nucleari e biologiche, con regole di verifica effettiva e reciproca»: uno snodo che richiama in gioco Tel Aviv.
Posto che c’è consenso multilaterale sulla «condanna del terrorismo», gli alti funzionari che lavorano alle conclusioni faticano a intendersi sul fatto «che il persistere del conflitto in Medio Oriente abbia messo a dura prova il partenariato Euromed». Laddove i leader vorrebbero votarsi a promuovere il progresso dei negoziati di pace, ecco in grassetto il riferimento a Palestina, Siria e Israele, come l’accettazione «dell’importanza dell’Iniziativa Araba quale elemento cruciale» per il dialogo.
Parte del fronte Sud auspica che il vertice riconosca «i benefici economici della creazione di una Zona di libero scambio nella regione Euromed dal 2010». Il punto è dubbio, come la «volontà di promuove flussi di migrazione legali», tasto su cui frenano gli europei. Su ambiente, trasporti, energia alternativa, educazione, commerci, tutto risulta relativamente semplice. Ci saranno occasioni per litigare sui dettagli. Sui principi, no. Resta un giorno per scolpire il sogno di Sarkò, per fare un salto lontano, o tornarsene spiumati in Quarantasette, sperando che il tempo regali all’Upm un destino migliore.

Una breve dopo il pezzo di Zatterin, sulla Siria riaccolta in un consesso internazionale. Notiamo la cautela, tipica delle pagine esteri dei nostri giornali, quando si devono "abbellire" i giudizi negativi sui sistemi dittatoriali. Scrivere che l'ex premier Hariri, fatto assassinare da Assad, perchè era " inviso ai siriani ", è una perla del politicamente corretto che non possiamo fare a meno di sottolineare. Ecco la breve della STAMPA:

Il tradizionale pragmatismo del regime siriano alla fine è stato premiato: dopo esser stato bandito per quattro anni dalla scena politica che conta, il raìs di Damasco Bashar al-Assad varcherà il portone dell’Eliseo parigino, per sancire la fine ufficiale dell’isolamento internazionale del suo Paese. «Parigi è la porta per l’Europa», titolava qualche giorno fa la stampa governativa di Damasco, definendo «storica» la visita di tre giorni che Assad si appresta a iniziare domani e che sarà coronata, lunedì 14 luglio, dalla sua partecipazione alla parata militare sugli Champs Elysées. Alla parata non ci sarà invece l’ex presidente francese, Jacques Chirac, amico intimo dell’ex premier libanese Hariri, inviso ai siriani e assassinato nel febbraio del 2005.

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