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Agenzia Radicale Rassegna Stampa
09.07.2008 Meglio vivere in Israele che in qualsiasi altro paese al mondo
un sondaggio tra gli arabi israeliani

Testata: Agenzia Radicale
Data: 09 luglio 2008
Pagina: 0
Autore: Elena Lattes
Titolo: «Gli arabi-israeliani preferiscono Israele»

Da NUOVA AGENZIA RADICALE
Una recente ricerca organizzata dalla scuola Kennedy dell'Università di Harvard ha rivelato che il 77% degli arabi israeliani preferiscono vivere in Israele piuttosto che in qualunque altro Paese al mondo. Per il sondaggio, intitolato "Coesistenza in Israele", condotto in occasione del sessantesimo anniversario della rifondazione dello Stato di Israele e a cui ha collaborato l'università di Haifa, sono stati intervistati nelle due lingue ufficiali del Paese, 1.721 israeliani, sia arabi che ebrei.

Il 68% degli ebrei pensa che l'insegnamento dell'arabo nelle scuole può favorire la convivenza, il 69% crede nella responsabilità personale di dare il proprio contributo.

Un'ampia maggioranza degli israeliani (il 73% degli ebrei e il 94% degli arabi) afferma inoltre di voler vivere in una società in cui ebrei ed arabi abbiano le stesse opportunità e vivano nel reciproco rispetto. La differente percentuale tra i due gruppi è dovuta soprattutto alla fiducia riposta nelle conseguenze positive di tale opportunità: il 90,8% degli arabi, infatti, crede che i miglioramenti nella convivenza porterebbero a maggiori benefici economici e l'88,7% ritiene che ci sarebbero altrettanti miglioramenti in campo culturale, mentre solo il 48,1%  e il 43% rispettivamente degli ebrei ha questa opinione.

Il Professor Todd Pittinsky, direttore dell'Harvard Kennedy School's Center  for Public Leadership, che ha diretto il progetto, afferma che, nonostante ogni giorno vengano condotti esperimenti innovativi tesi alla pacifica convivenza, i media, soprattutto quelli europei, evidenziano le divisioni tra i due gruppi di cittadini e non parlano abbastanza degli sforzi sinceri per migliorare la situazione. "Progetti come "Hand in Hand" (Mano nella Mano) in cui i bambini ebrei e arabi possono facilmente conversare tra loro, meriterebbero molta più attenzione dei missili palestinesi o dei posti di blocco. Bisogna quindi impegnarsi per renderli più noti su larga scala".

Gli arabi israeliani, compresi i residenti nella parte orientale di Gerusalemme, costituiscono il 20% della popolazione, sono rappresentati in parlamento da due partiti, il Balad e la lista Araba Unita, oltre che da una gran parte di Hadash, partito comunista antisionista, e da alcuni membri laburisti (la formazione di Shimon Peres).

Un altro sondaggio condotto dall'Università di Haifa poco più di un mese fa, ha rivelato che il 75% dei giovani arabi, tra i 16 e i 22 anni considerano il servizio civile (che per loro è volontario) come un'occasione per integrarsi ulteriormente. La maggioranza, tuttavia, ha affermato di sapere poco o niente su questo programma, ma una volta che  ne viene a conoscenza, la percentuale di coloro che lo appoggiano cresce sensibilmente anche tra gli adulti, fino ad arrivare tra le donne, a quasi l'84%. I politici arabi, invece, sono per lo più contrari a questa opportunità.

Nonostante quindi le enormi difficoltà dovute, Israele sta lavorando sodo per migliorare la vita dei propri cittadini.

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