Intervista a Franco Frattini sulla politica italiana in Medio Oriente realizzata alla vigilia della missione in Israele del ministro degli Esteri da Menachem Gantz, corrispondente a Roma di Yediot Ahronoth
Testata: Il Foglio Data: 08 luglio 2008 Pagina: 3 Autore: Menachem Gantz Titolo: «Frattini si candida a mediatore tra Gerusalemme e Beirut»
Dal FOGLIO dell'8 luglio 2008:
La minaccia iraniana. “Abbiamo preso la decisione (di non incontrare Mahmoud Ahmadinejad, in visita a Roma in occasione del vertice della Fao, ndr) sulla base di una correttezza morale nei confronti di un paese amico come Israele e del popolo ebraico, che ha subìto offese dal presidente iraniano. Sappiamo di avere interessi economici in Iran, ma abbiamo un dovere morale nei confronti di paesi considerati alleati”. (…) “L’Italia considera la minaccia iraniana una minaccia all’Italia, non soltanto a Israele. Il giorno in cui l’Iran possiederà una bomba nucleare, diventerà una minaccia per l’Italia, per l’Europa e per tutta la comunità internazionale”. (…) Il piano nucleare iraniano sarà al centro dei colloqui del ministro Frattini a Gerusalemme. Il capo della Farnesina non è ottimista in merito alla risposta di Teheran al pacchetto di incentivi europeo. “L’Iran ha sempre tentato di far perdere tempo – risponde Frattini – E’ una tattica nota. Un giorno dichiarano di voler negoziare, l’indomani annunciano di voler trattare la loro proposta e non quella dell’Europa. Accetteremo di aprire negoziati con l’Iran soltanto se cesseranno il processo di arricchimento dell’uranio. (…) Dobbiamo capire qual è la loro risposta e, se le trattative non si apriranno, i paesi dell’Ue dovranno riunirsi nuovamente sulla base del rifiuto iraniano e concordare una posizione da presentare al Consiglio di sicurezza dell’Onu”. Le preoccupazioni di Israele. Che cosa dirà agli israeliani che credono di doversi preparare a un’operazione militare contro l’Iran? “Comprendo la preoccupazione di Israele, e la sensazione di essere circondato Berluda nemici, pertanto la comunità internazionale non lo deve abbandonare. Malgrado ciò, un attacco israeliano all’Iran sarebbe, secondo me, un disastro, soprattutto per Israele, poiché le installazioni iraniane sono dislocate su territori ampi, e la capacità militare dell’Iran può colpire duramente Israele e altri paesi della regione”. Il governo italiano ritiene che nei confronti dell’Iran si debba condurre una politica decisa e rigida. Ma Frattini precisa che la comunità internazionale ha delle regole. La prima di queste è che il Consiglio di sicurezza dell’Onu deve decidere se ha interesse a intensificare le sanzioni contro l’Iran. La questione libanese. “Voglio comprendere in quale misura l’attuale forza (Unifil, ndr) è in grado di contribuire al consolidamento della situazione di sicurezza nell’area. Bisogna ammettere che la presenza di una forza dell’Onu ha ridotto significativamente, per non dire addirittura eliminato, il lancio di razzi katiusha contro Israele. Ma non basta. Dobbiamo agire affinché le milizie libanesi siano disarmate, ma per ottenere ciò non è necessario sostituire i soldati dell’Onu, bensì rinforzare l’esercito libanese e stimolare le istituzioni di Beirut ad agire in questo senso. Ho conversato diverse volte con il primo ministro libanese, che ha bisogno di una forza militare munita di mezzi adeguati. Al contempo, dobbiamo intensificare i controlli di Unifil sulla linea del fiume Litani, per non permettere il flusso di armi verso sud”. La mediazione italiana. Frattini sostiene che l’Italia è interessata a fare da mediatrice tra Israele e il Libano per giungere a un negoziato di pace diretto. “Godiamo di piena fiducia da parte degli israeliani, ma anche i libanesi sanno bene che l’Italia fa molto per loro”. Il ministro auspica un negoziato globale tra Gerusalemme e Beirut e che Israele possa avere contatti diretti contemporaneamente su due canali, quello siriano e quello libanese. E’ rimasto sorpreso nell’apprendere dei colloqui tra Israele e Siria sotto il patrocinio di Ankara, malgrado Washington non avesse appoggiato questo passo? “Più che sorpreso, me ne sono rallegrato. Se Israele ha deciso di avviare un passo del genere sotto il patrocinio dei turchi, ritengo che abbia adottato una politica saggia. I colloqui con i siriani sono estremamente importanti. Il primo ministro turco mi ha detto che gli israeliani sono arrivati pronti e decisi a questi colloqui e che sono intenzionati a fare progressi. Anche il ministro degli Esteri siriano, parlandomi, ha ammesso che le intenzioni di Damasco sono serie”. Le differenze con l’ex ministro D’Alema. “L’Italia non avrà alcun contatto diplomatico con Hamas”, dichiara Frattini. (…) “L’ultimo attentato a Gerusalemme, di cui Hamas si è congratulato, e gli spari che continuano nel sud dopo il raggiungimento di un apparente accordo dimostrano che non ha scopo condurre trattative con Hamas in quanto il movimento islamico non è capace, o non vuole, impedire attività terroristiche. Mi auguro comunque che il cessate il fuoco continui, non soltanto per il bene di Israele, ma soprattutto per il popolo palestinese che vive a Gaza, donne e bambini che vivono in condizioni difficili e pagano un caro prezzo per le attività terroristiche di Hamas”. (…) “Il governo presieduto da Berlusconi ha creato un clima di simpatia nei confronti di Israele in Italia. Abbiamo il diritto morale di appoggiare un riavvicinamento e di incoraggiare una politica proisraeliana in Europa. Qualche settimana fa ho contribuito a un’intensificazione dei rapporti tra Israele ed Europa. Non tutti i membri dell’Ue erano d’accordo, ma abbiamo lavorato per ottenere l’appoggio di stati titubanti. Un tema al quale teniamo molto è quello della lotta all’antisemitismo, una questione che personalmente ho promosso per lunghi anni”.
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