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Il passato è passato Rutu Modan
Coconino Press Euro 17,00 Infermiere israeliane che soccorrono palestinesi. chirurghi plastici ossessionati dalla bellezza, un tassista e una soldatessa che cercano padre e amante tra le macerie di un attentato, un cantante a caccia di fama la cui unica fan è una signora inglese di mezza età: le storie della fumettista Rutu Modan, che fanno emergere la cruda realtà di Israele e la distanza tra sogno e realtà, hanno sempre finali sorprendenti. “Come sostiene Haruki Murakami, per raccontare la realtà in maniera accurata devi anche saperla cambiare", dice, raggiunta per telefono a Sheffield. dove si è trasferita da Tel Aviv un anno e mezzo fa con il marito. Nonostante la fama - ha vinto anche l'Andersen Award for IIustration, pubblica le sue storie sulle riviste di mezzo mondo, incluso il New York Times, sul cui sito ha un visual blog - la sua vita dopo la prima graphic novel Exit Wounds non è cambiata. “Faccio quello che ho sempre fatto: osservo, registro, rielaboro e spendo moltissime energie a selezionare gli aspetti apparentemente marginali della vita “. Il suo stile, pulito ed essenziale, .-è diventato sempre più realistico. "Non ho bisogno di inventare nulla, il mondo reale è più estremo di qualunque finzione”. Nel racconto Fan (pubblicato oggi nell'antologia (Il Passato è Passato, Coconino press), l'aspirante rockstar israeliana che si esibisce in una sala di Sheffield di fronte a un pubblico surreale di anziani nostalgici con la kippah in testa è l'autrice stessa. "All'inizio della mia carriera una donna mi chiamò e disse che una importante galleria svedese voleva esporre i miei lavori. Per la prima volta qualcuno mi invitava all'estero! Ma a Stoccolma vidi che i miei racconti erano appesi agli scaffali di una biblioteca e la presentazione fu una farsa. Non l'ho strangolata, come il protagonista della storia, perché ho capito che in fondo era una persona che apprezzava il mio lavoro”. Tel Aviv le manca. -In Israele tutti sono arrabbiati, tesi, la vita è uno sforzo costante. Tel Aviv è aperta, cosmopolita, vitale e irrazionale. Tutti, come il cantante della mia storia, sognano di avere successo all'estero. È un tratto culturale della mia gente: abbiamo bisogno di finestre sul mondo per sopravvivere alla situazione asfittica del Paese, intrappolato in questo incubo mediterraneo, la guerra, la politica. la situazione economica” Giuliano Di Caro La Repubblica delle Donne |
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