Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
C'é chi non perdona a Churchill di aver combattuto e vinto il nazismo gli attacchi di Nial Ferguson, Nicholson Baker e Pat Buchanan; la replica di Christopher Hitchens
Testata: Corriere della Sera Data: 05 luglio 2008 Pagina: 41 Autore: Ennio Caretto Titolo: «Quel guerrafondaio di Churchill»
Nuovi attacci alla figura storica di Winston Churchill e alla sua determinazione nel combattere il nazismo. Nial Ferguson sostiene un'inaccettabile equivalenza morale tra alleati e terzo reich, lo scrittore Nicholson Baker e il politico populista americano Pat Buchanan (noto per le sue prese di posizioni antisraeliane e antiebraiche) accusano Churchill di aver voluto una guerra evitabile. Buchanan, addirittura, sostiene che Gran Bretagna e Stati Uniti si sarebbero dovuti alleare con la Germania.
Risponde a queste tesi abberranti, che qualificano soprattutto chi le propone, Christopher Hitchens:
la Seconda guerra mondiale «s'aveva da combattere » e «l'orribile prova della soluzione finale del problema ebreo di Hitler deve dissipare ogni dubbio al riguardo ».
Ecco il testo completo di un articolo di Ennio Caretto sulla polemica, dal CORRIERE della SERA del 5 luglio 2008:
Dalla pubblicazione, oltre quarant'anni fa, de Le origini della Seconda guerra mondiale del grande storico inglese A. J. P. Taylor, la corrente revisionista del più tragico conflitto dell'umanità, culminato nell'Olocausto, anziché indebolirsi si è venuta rafforzando. Ma l'uscita, a tre mesi di distanza l'uno dall'altro, di due libri particolarmente virulenti, soprattutto nei confronti di Sir Winston Churchill, Human smoke del romanziere Nicholson Baker, e The unnecessary war di Pat Buchanan, il repubblicano che per ben due volte ha cercato senza successo la nomination nella corsa verso la Casa Bianca, ha innescato un dibattito rovente. Su Newsweek, che un paio di settimane fa ha dedicato la copertina a Churchill, Christopher Hitchens ha confutato duramente la tesi di Baker e di Buchanan che la Seconda guerra mondiale sia stata una guerra optional e, in qualche misura, immorale anche per colpa degli alleati, e che Churchill — non Hitler — sia stato il primo a volerla insieme con Franklin Delano Roosevelt. Altri storici conservatori come gli inglesi Alan Clark e John Charmley, ha scritto Hitchens, hanno accusato Churchill di avere ignorato approcci di pace del nemico e accelerato il crollo dell'impero britannico. Tuttavia il conflitto, ha ribattuto con indignazione, «fu e rimane inevitabile e giusto». «Se esiste un'immagine indelebile d'immoralità politica — ha concluso Hitchens — è quella della danza di Neville Chamberlain, che a Monaco consegnò la Cecoslovacchia a Hitler». Al dibattito ha contribuito il lancio di un documentario tv in tre puntate realizzato e presentato da Niall Ferguson, l'astro emergente della storiografica inglese, secondo cui la Prima e la Seconda guerra mondiale vanno viste non separatamente, ma come un unico conflitto con un ambiguo armistizio in mezzo. Ferguson non demolisce Churchill, di cui tracciò un ritratto eroico nei suoi libri, ma contesta che quello del 1945 «fu il trionfo del bene sul male». Così ci è stato sempre insegnato, ammonisce lo storico, ma è un inganno, moralmente noi non fummo molto migliori del nemico. E cita le stragi dei civili tedeschi nei bombardamenti delle città, i milioni di vittime dello stalinismo, le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. I soldati giapponesi si batterono fino allo stremo, protesta Ferguson, perché temevano tutti di venire uccisi se catturati dagli americani come era già successo. Un'atrocità allora denunciata pubblicamente da Charles Lindbergh, il primo trasvolatore dell'Atlantico, peraltro screditato perché isolazionista e sospettato di simpatie naziste. Human smoke di Baker — sottotitolo: Inizio della Seconda guerra mondiale e fine della civiltà — è un processo a Churchill, che già nella Prima guerra mondiale avrebbe voluto dilaniare Berlino «e il cuore della Germania». Il romanziere imputa al premier inglese ogni sorta di colpe, dall'essere nato come «un guerrafondaio » all'avere riarmato Hitler senza tentare di isolarlo prima e di negoziare con lui poi. Il conflitto fu un complotto angloamericano, tuona Baker, e la storia ufficiale è bugiarda. The unnecessary war è sulla stessa linea. Come rileva Hitchens, fa perno su sei presupposti errati: che la Germania si trovò assediata e discriminata sia nel 1914 sia nel 1939; che in entrambi i casi l'Inghilterra interferì negli affari dell'Europa; che tutte e due le volte Churchill premette per la guerra; che Roosevelt si lasciò coinvolgere contro il proprio interesse; che i principali beneficiari furono Stalin e Mao; che l'Olocausto fu una conseguenza tanto «del conflitto che s'aveva da evitare» quanto dell'antisemitismo nazista. Questa caduta degli dei — da qualche tempo Roosevelt è criticato persino per il suo nuovo corso economico che salvò gli Stati uniti dalla grande depressione — ha spinto Hitchens a ribattere che la Seconda guerra mondiale «s'aveva da combattere » e «l'orribile prova della soluzione finale del problema ebreo di Hitler deve dissipare ogni dubbio al riguardo ». Hitchens ricorda che all'inizio del secolo la Germania perseguì una politica espansionista e negli anni Trenta degenerò in una dittatura che costituì un grave pericolo per tutta l'Europa. E rinfaccia a Buchanan di suggerire che l'Inghilterra e gli Stati Uniti avrebbero fatto meglio ad allearsi a essa contro l'Urss, il vero nemico dell'Occidente. Come esempio «dei suoi folli pregiudizi» Hitchens porta «l'insistenza con cui Buchanan argomenta che Churchill non capì che Hitler era anglofilo, con cui sottolinea le opportunità di pace offerte dal Führer, con cui proclama che egli invase l'Urss per fare cambiare idea al premier inglese». Davvero Buchanan crede, si chiede, che Hitler fosse un politico razionale? Dalla demolizione dei «miti» di Churchill e Roosevelt, come li chiamano Baker e Buchanan, il dibattito si è esteso alla moralità delle due parti nella Seconda guerra mondiale oltre che a causa del documentario di Ferguson anche a causa di altri libri come Gandhi and Churchill di Arthur Herman, The last thousand days of the British empire di Peter Clarke, e Blood, toil, tears and sweat di John Lukacs. Ma mentre è criticato per le sue pecche, Churchill è anche elogiato, «a suo eterno credito» commenta Ferguson, per avere resistito alle menzognere lusinghe di Hitler di spartirsi il mondo. Così da un lato Clarke rimprovera al premier di avere indebitato la Gran Bretagna nel corso del conflitto al punto da costringerla a rinunciare al suo impero, ma dall'altro Lukacs gli attribuisce il merito di avere mobilitato la resistenza al nazismo e protetto le democrazie. E sulla questione morale l'ultima parola è di Hitchens: «È vero che nel conflitto morirono milioni di persone, spesso in modo orrendo, e che sorsero nuove tirannie in Asia e in Europa. Ma non è miopia? Se Hitler non fosse stato sconfitto, altri milioni di persone sarebbero state massacrate o ridotte in schiavitù. Oggi, invece, dal Portogallo agli Urali, vigono la sovranità popolare e i diritti umani, e il razzismo e il totalitarismo sono sconfessati. L'appeasement con Hitler avrebbe dato un migliore risultato?».
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