Sharia in Gran Bretagna ? la proposta di lord Nicholas Addison Phillips è contro i diritti dell'uomo
Testata: Il Foglio Data: 05 luglio 2008 Pagina: 3 Autore: la redazione Titolo: «La sharia di lord Phillips»
Da Il FOGLIO del5 luglio 2008:
Il capo del sistema giudiziario di Inghilterra e Galles, lord Nicholas Addison Phillips, sostiene che, siccome in Gran Bretagna ci sono molti cittadini fedeli alla legge islamica, questa dovrebbe trovare un posto nell’ordine giuridico del Regno Unito. La proposta non viene da un fondamentalista islamico, ma da un riformatore britannico (è a lui che si deve l’abolizione delle parrucche nei tribunali inglesi) animato da uno spirito pragmatico. La legge, sostiene Phillips secondo un ragionevole principio liberaldemocratico, deve registrare la sensibilità morale dei cittadini, non prescriverla. Se ci sono centinaia di migliaia di sudditi di sua maestà britannica che professano la sharia, è necessario che il sistema giuridico ne tenga conto. Sembrano, a prima vista, osservazioni sensate e ispirate alla tradizione imperiale britannica, che forse dall’esempio panteistico della romanità classica ha mutuato il rispetto per tradizioni e costumi locali delle colonie. Se però si va al di là della superficie politicamente corretta, si vedono le contraddizioni di un approccio di questo tipo. La civiltà europea, con le sue radici giudeo-cristiane, ha posto al centro della sua concezione giuridica il principio dell’inviolabilità della persona. L’habeas corpus britannico ne è la più antica e rilevante espressione. Nella sharia, invece, la persona non ha diritti autonomi, che possono essere rivendicati solo nell’ambito di un sistema di “sottomissioni” successive, da quella di tutti ad Allah, fino a quella della donna al marito o ai genitori. Si tratta di una concezione di origine pastorale, che in effetti era presente anche nelle prescrizioni bibliche del Vecchio testamento. Attraverso un percorso complesso e anche tragico, però, la concezione ebraica e quella cristiana hanno trovato una loro sintesi, appunto nel concetto di libertà e responsabilità della persona. La stessa laicità dello stato, alla quale si richiama Phillips per sostenere l’esigenza di un’integrazione della sharia tra le fonti del diritto, è una conseguenza di questo principio, che però la legge islamica non solo non riconosce, ma contraddice nel suo fondamento. I diritti dell’uomo, quelli della donna e del bambino per primi, che si sono affermati storicamente come contrassegni della civiltà occidentale, sono in netto contrasto con la legge islamica, che li contempla solo come sottomissione al capo di una famiglia patriarcale dal carattere autoritario e monocratico. Inserirla nel sistema di valori di un paese occidentale significa tradirli.
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