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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
05.07.2008 "Follia" a Jaffa Road
l'alibi per non condannare il terrorismo

Testata: Corriere della Sera
Data: 05 luglio 2008
Pagina: 36
Autore: Samir El- Yousef
Titolo: «Il bulldozer di Jaffa Road. La morte. E noi, i folli»
Il CORRIERE della SERA del 5 luglio 2008 pubblica un articolo dello scrittore palestinese Samir El- Yousef sull'attentato di Gerusalemme.

La tesi di El-Yousef è che sarebbe stata la follia indotta dalla guerra a muovere l'assassino.

Una tesi che dimentica le rivendicazioni dei gruppi terroristici, la giustificazione fornita da Hamas, la costante propaganda d'odio e la giustificazione della violenza diffuse nella società palestinese. Può anche darsi che l'attentatore di Jaffa Road non fosse collegato a nessun gruppo terroristico organizzato. Il suo atto però, si inserisce nel quadro di una costante disumanizzazione del nemico e di un costante incitamento che sono alla base del terrorismo organizzato. E' un atto di terrorismo, forse individuale, non un atto di follia.

Ecco il testo:

L' attentato del bulldozer, accaduto mercoledì sulla Jaffa Road, a Gerusalemme, mi ricorda due storie che ho vissuto personalmente in Libano più di vent'anni fa.
La prima riguarda un mio parente, che aveva rinunciato a leggere il giornale. Era un anziano gentiluomo, appartenente alla prima — e ormai estinta — generazione di palestinesi, per i quali la lettura dei quotidiani, come portare giacca e cravatta, rappresentava il segno distintivo della civiltà e della buona educazione dei tempi andati. Ogni mattina, si recava a piedi dal giornalaio per acquistare il quotidiano.
Ma con l'inasprirsi delle violenze, a seguito della guerra civile e dei combattimenti tra le varie fazioni, molto spesso i quotidiani non venivano consegnati alle edicole di quartiere, e addirittura camminare per strada voleva dire esporsi a un rischio inutile. Il mio vecchio parente finì col rinunciare alla sua cara abitudine.
La seconda invece riguarda un uomo che aveva scoperto la moglie con l'amante. Dopo averla ammazzata, saltò in macchina e si mise a scorrazzare per le strade, sparando allimpazzata dal finestrino. Sulle prime, la gente pensò che stesse inseguendo il rivale che se l'era svignata. Ma ben presto ci si accorse che era impazzito e che sparava a casaccio.
Benché apparentemente scollegate, queste due storie rappresentano un'unica testimonianza di vita in un mondo imbevuto di violenza assurda, perché, in un certo senso, la prima conduce alla seconda. Una società che non ha saputo rispettare le semplici abitudini civili di un mite cittadino è destinata a finire con gente squilibrata che apre il fuoco contro ignari passanti, o che li falcia alla cieca, alla guida di un bulldozer. Dover rinunciare al pacifico rituale della lettura del quotidiano è il segnale che quella società ha già abbandonato tutte le abitudini e tradizioni civili che in tempo di guerra appaiono come un lusso superfluo. Così la vita giornaliera si riduce a inseguire la mera sopravvivenza. La vita stessa, priva di sfumature e di diversità, si appiattisce. Tutto ciò che è piatto è falso, irreale. Chi è cresciuto nei Paesi lacerati dalla guerra e successivamente ha avuto la fortuna di trasferirsi in altre società, più o meno pacifiche, sa bene come la violenza inarrestabile e insensata infonda alla vita l'aspetto e il sapore dell'irreale.
Il conducente del bulldozer di ieri, così siamo stati informati, non aveva nessuna motivazione né appartenenza politica, e quindi proprio come l'uomo che ha ammazzato la moglie e se n'è andato in giro a far fuoco su esseri innocenti, sarà certamente definito pazzo.
Ma in un mondo dove tutto è irreale, o simile a un film d'azione, o — per essere più precisi — a un incubo, i gesti di follia non sono più inconcepibili, anche se non capitano spesso. Perché in questo mondo la gente non è più gente reale: il dolore non è più dolore e la morte è solo un gioco.
Traduzione di Rita Baldassarre

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