Lo dice il pasdaran, lo ripete il "vecchio cronista" "se attaccato, l'Iran reagirà": e l' autodifesa diventa "aggressione"
Testata: La Stampa Data: 29 giugno 2008 Pagina: 5 Autore: Igor Man Titolo: «Se Teheran blocca aggredita blocca la via del petrolio»
Igor Man su La STAMPA del 29 giugno 2008 commenta le dichiarazioni di Mohammed Ali Jafari, capo dei pasdaran iraniani, che ha minacciato di bloccare i rifornimenti petroliferi all'Occidente nel caso di un'azione preventiva volta a fermare il programma nucleare di Teheran.
Per Man, i pasdaran sono "veramente «espressione del popolo iraniano»", quasi una patente di legittimità democratica. Ahmadinejad è (simpaticamente ?) "bombastico" . L'azione preventiva, americana o israeliana che fosse, sarebbe un'"aggressione".
Aggressione ? Fermare chi vuole cancellare un paese dalla carta geografica è un'aggressione ?
Ecco il testo completo:
L’Iran, se attaccato, reagirà bloccando la vena jugulare del petrolio che rifornisce l’Occidente. Così Mohammed Ali Jafari, il comandante in capo dei pasdaran, la Guardia rivoluzionaria della Repubblica islamica. Jafari è uomo di mano, potente, i pasdaran sono veramente «espressione del popolo iraniano». Le milizie, partorite dalla presa del potere di Khomeini, sono uno dei punti di forza del bombastico Ahmadinejad, il Presidente voluto dalla Guida Suprema, l’ayatollah Khamenei. Per entrambi esiste una «priorità»: la cancellazione dalle mappe di Israele. A Teheran, nelle segrete stanze della leadership in turbante, è andata maturando la convinzione di un attacco («piuttosto prossimo») in forma di blitz a largo raggio su obiettivi «sensibili» iraniani. La stampa di regime e la gente del bazar, ancorché su posizioni senz’altro opposte, considerano ineluttabile una aggressione che vedrebbe impegnati, in primo luogo, gli Stati Uniti e Israele finendo con il coinvolgere un po’ tutti i paesi del cosiddetto «arco di crisi» mediorientale. Non è la prima volta che l’Iran mette in guardia «il complice di Israele», minacciando sfracelli se aggredito, ma si era sempre trattato di minacce generiche. Questa volta la mullahcrazia è stata prodiga di dettagli: dopo aver rammentato agli «usurpatori» della Terra Santa che Israele è «oramai alla portata dei missili della Repubblica islamica», Jafari ha fatto un terribile elenco dei disastri che colpirebbero i paesi della regione in caso di «attacco nemico». L’Iran non si farà trovare impreparato, ha più volte ripetuto Jafari: lo spettro di una serie di ineluttabili aumenti del greggio che metterebbe in ginocchio amici e nemici potrebbe rivelarsi un efficace deterrente, scongiurando tremendi disastri. Le cancellerie della regione islamica sono entrate in fibrillazione, gli esperti del Dipartimento di Stato stanno analizzando il testo del discorso di Jafari. Chiaramente il vertice in sottana ha voluto mandare un segnale esplicito ad amici e nemici: i poteri che contano, in primis le milizie popolari, sono con Ahmadinejad. E dunque «il nemico» sappia che in caso di mossa ostile l’Iran bloccherà le vie di afflusso del petrolio (col prezzo in ostinato aumento): sbarrando il leggendario Stretto di Hormuz. Sempre gli osservatori cairoti fanno notare come le minacciose parole di Jafari tradiscano un «forte nervosismo». A preoccupare la mullahcrazia sono le confermate «trattative» fra la Siria e Israele e, last but not least, la mobilitazione dei paesi mediterranei sollecitata dalla Francia. A Londra i brookers danno blitz e appeasement alla pari. Sarà, in ogni caso, una estate torrida: l’oro nero, il petrolio, tornerà ad essere «la maledizione nera»? Incrociamo le dita.
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