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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
27.06.2008 Il bernoccolo del buon musulmano
in Egitto c'è chi se lo procura

Testata: Corriere della Sera
Data: 27 giugno 2008
Pagina: 15
Autore: Viviana Mazza
Titolo: «La nuova moda egiziana: il bernoccolo da buon islamico»
Dal CORRIERE della SERA del 27 giugno 2008

In Egitto la chiamano «zebiba», che vuol dire «uva secca». E' una protuberanza scura e callosa. Appare sulla fronte di molti uomini devoti che, come comanda l'Islam, pregano cinque volte al giorno, inginocchiandosi e toccando terra con la fronte in direzione della Mecca. Con gli anni e le tante prostrazioni, sviluppano la macchia sulla fronte. E ne sono orgogliosi, perché dimostra che sono pii. Ma alcuni giovani egiziani non sono disposti ad aspettare e si procurano la zebiba artificialmente. Lo fanno pregando su tappeti particolarmente ruvidi, sfregandovi la fronte fino a procurarsi il callo, ha detto Dalia Ziada, un'attivista e blogger egiziana alla
Bbc. Oppure «picchiando la testa più forte», ha rivelato Ahmed Fathallah, 19 anni, al New York Times. Al Cairo girano anche voci sulla possibilità di procurarsi il callo o renderlo più scuro grazie all'uso di acidi e irritanti, oppure ustionandosi con il ferro da stiro, voci non confermate ma che dimostrano che la zebiba è diventata desiderabile, se non una vera e propria moda.
«E' dappertutto — dice al Corriere
Ahmed Saddik, interprete egiziano —. Si sta diffondendo sempre di più, anche tra i giovani. Perché? Molti tendono a seguire gli altri, come pecore. Anche la povertà e soprattutto la mancanza di istruzione hanno un peso: c'è chi pensa che, se si mostrerà pio, forse, di conseguenza, anche le sue tasche si riempiranno».
Ayman Zawahiri, il dottore egiziano e braccio destro di Osama Bin Laden, ha una grossa zebiba in fronte, come si vede dai video che invia per incitare alla jihad i seguaci di Al Qaeda. Ma la macchia non è assolutamente vista come un segno di estremismo. Anzi, in Egitto, mentre alcuni simboli di osservanza religiosa, come la barba lunga, possono creare problemi a chi cerca lavoro, la zebiba può aprire qualche porta in un Paese in cui la disoccupazione è assai diffusa. «Può portare la gente ad accettarti a prima vista», dice Ahmed Mohsen, 35 anni, corriere di uno studio legale, che ha un callo rosa e screpolato in fronte. Alcuni giovani vedono però nel diffondersi della zebiba tra i coetanei l'espressione di una religione esibita, piuttosto che vissuta in modo sincero. Per questo, Saddik la ritiene «un segno di stupidità».
C'è chi crede che della zebiba parli anche il Corano. La sura 48, verso 29 dice dei «compassionevoli»: «Li vedrai inchinarsi e prosternarsi, bramando la grazia di Allah e il Suo compiacimento. Il loro segno è, sui loro volti, la traccia della prosternazione». E c'è pure chi crede che la zebiba si illuminerà nel Giorno del Giudizio, mostrando chi sono i veri devoti. Ma altri dissentono. «Il marchio del giusto è solo una luce che appare sul viso dell'uomo buono — ha scritto il rispettato Sheikh saudita Muhammad Bin Salih al-Uthaimeen —. Quanto al marchio sulla fronte causato dalla prostrazione, è solo una conseguenza della pelle delicata».
E così molti non si fanno trascinare dalla moda della zebiba. «La gente crede che sia un segno di devozione, ma per lo più tra le classi socioeconomiche più basse — dice Dina Abulfotuh, direttrice dell'ufficio marketing dell'Università americana del Cairo —. Personalmente credo che sia un fungo che si prende poggiando la testa sui tappetini in moschea e la gente poco istruita non lo cura. A mio padre stava spuntando, ma ha usato una crema fungicida e la macchia è sparita».

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