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La Repubblica Rassegna Stampa
26.06.2008 Polemiche sul ponte progettato da Santiago Calatrava per Gerusalemme
la cronaca di Alberto Stabile

Testata: La Repubblica
Data: 26 giugno 2008
Pagina: 33
Autore: Alberto Stabile
Titolo: «Il ponte di Babele sfida l´altezza di Dio»
Da La REPUBBLICA del 26 giugno 2008:

Per alcuni è la prua di una nave. Ad altri ricorda l´arpa di re Davide. Il popolo dei timorati di Dio ammonisce, invece, che potrebbe sembrare un dito malandrino proteso a sfidare l´Onnipotente, una nuova sinistra Babele. Come in certe opere astratte, nel ponte progettato dall´architetto Santiago Calatrava e inaugurato ieri a Gerusalemme, ognuno ci vede quello che vuole.
La cosa strana è che a nessuno viene in mente la realtà, e cioè che si tratta di un ponte sospeso sul traffico, destinato a collegare due tratti delle metropolitana leggera, forse perché di un ponte sospeso come della metropolitana leggera non si avvertiva affatto la mancanza. Eppure la gigantesca tenso-struttura è costata circa 250 milioni di shekel, pari a circa 75 milioni di dollari o 50 milioni di Euro, quasi due anni di lavoro, centinaia di ore di caos stradale in un punto estremamente sensibile del traffico urbano, ed è stata accompagnata dalle proteste (piuttosto tiepide) degli ambientalisti. Ma soprattutto è destinata nelle intenzioni del committente, il Comune di Gerusalemme sotto lo scettro dell´ex sindaco ed oggi premier, Ehud Omert, a diventare una sorta di messaggio di benvenuto al visitatore, come lo sono le sculture avveniristiche all´ingresso di certi grattacieli di Manhattan.
Ora, un ponte lungo 380 metri, del peso di 4.500 tonnellate, sorretto da un´asta leggermente angolata alta 119 metri da cui si dipartono 66 cavi d´acciaio lunghi 150 metri ciascuno, il tutto a dare un´idea di equilibro miracoloso e di forza calcolata, certamente non sfigurerebbe tra le torri in vetro e cemento di New York o di qualsiasi altra capitale occidentale. Ma qui, nella periferia semi indigente in cui sbocca l´autostrada per Tel Aviv, nell´asfalto oleoso che straripa dalle pompe di benzina, nel caos permanente generato dalla stazione degli autobus, nella grigia sovraffollata architettura dei quartieri ultraortodossi sui quali sembra ancorata l´enorme antenna, qui, in questo panorama d´umanità debordante, senza mare e senza fiumi, che c´entra il ponte di Calatrava?
C´entra, piuttosto, l´ambizione di Olmert, il quale anziché cercare una soluzione ai problemi del traffico intendeva erigere un altro simbolo laddove di simboli ce ne sono in abbondanza. Come ha rivelato lo stesso architetto: «Quando sono andato a firmare il contratto - ha ricordato Calatrava - Olmert mi disse: "Lei ha costruito molti ponti, ma quello per Gerusalemme vuol dire qualcosa (qualcosa di speciale, intendeva). Sarà la cosa più bella che ha mai fatto"».
E allora è all´idea che lentamente ma tenacemente va facendosi strada tra i dirigenti politici sul futuro della città santa che bisogna risalire per trovare un senso alla nuova opera da cui, si dice, scaturiranno benefici e ricchezza. Certo Gerusalemme non è più la città cosmopolita, plurale e multietnica ma di dimensioni molto ridotte che fu ai tempi di Teddy Kollek. Gerusalemme è una città di 750 mila abitanti, un terzo dei quali arabi e la cui parte ebraica è dominata da una maggioranza ultra ortodossa contraddistinta da vaste sacche di povertà. Ma Gerusalemme è anche una città di viaggiatori, una delle più visitate e raccontate al mondo. Deve dunque aprirsi all´industria del turismo, hanno deciso i politici. Anche a costo di oscurare il suo passato di conflitti e il suo presente tuttora conteso.
Tunnel, parcheggi, alberghi monumentali assediano le mura di Solimano il Magnifico. Il quartiere di Mamilla, dove un tempo sorgevano palazzetti ottomani, case e chiese sta per trasformarsi in una Disneyland del consumo e delle abitazioni di lusso.
L´edificio sontuoso costruito da una grande famiglia palestinese fra le due guerre all´angolo tra la via King David e la via Agron, proprio di fronte allo storico cimitero sulle cui tombe si vuol costruire il Museo della Tolleranza (ma il cantiere è bloccato) è stato letteralmente svuotato all´interno, come si usa fare a Mosca coi palazzi ottocenteschi, per far posto ad uno grande albergo, lasciando intatta la facciata. L´area che va dalla Porta di Jaffa alla porta di Damasco, passando per Porta Nuova è stata scavata, sventrata e cementata per creare un tunnel che ha tolto la prospettiva alle Mura. Adesso si lavora ad allargare la «Road N.1», lungo la quale passava la linea verde per far posto ad un tratto della metropolitana leggera che grazie al ponte di Calatrava si ricongiungerà con l´altro tratto. Così, fra trenini carichi di turisti vocianti e resort per ricchi a riposo, la città che fu per secoli al centro delle antiche mappe del mondo reinventerà il suo futuro al centro dell´universo del «tutto compreso».

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