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La Stampa Rassegna Stampa
24.06.2008 Le sanzioni europee arrivano troppo tardi
Maurizio Molinari intervista John Bolton

Testata: La Stampa
Data: 24 giugno 2008
Pagina: 13
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «"Troppo tardi per fermare la bomba"»

Da La STAMPA del 24 giugno 2008:

Hanno chiuso la stalla ma i buoi sono già fuggiti». E’ amaro il commento di John Bolton, ex ambasciatore Usa alle Nazioni Unite e veterano della lotta alla proliferazione nucleare, alla decisione presa dall’Unione Europea con l’adozione delle nuove sanzioni finanziarie ed economiche contro l’Iran.
Cosa c’è che non va nelle misure dell’Unione Europea?
«Arrivano troppo tardi. Per la precisione con cinque anni di ritardo rispetto a quando sarebbero servite. Allora Stati Uniti e Unione Europea erano unite, potevano intervenire con sanzioni energiche e bloccare davvero la corsa di Teheran al nucleare, ma invece presero tempo, tentennarono, consentendo agli iraniani di sfruttare un negoziato nel quale non credevano per poter accelerare in segreto il loro programma nucleare».
Resta il fatto che la Melli Bank è lo strumento finanziario con cui Teheran ha alimentato proprio il programma nucleare...
«Lo è stata. Basti pensare che risale a qualche settimana fa la decisione di Teheran di ritirare dall’Europa 75 miliardi di dollari di capitali. L’Europa ha deciso di congelare le attività finanziarie dell’Iran all’indomani di questa colossale fuga di capitali. E’ come chiudere la stalla quando i buoi sono fuggiti. A Teheran le nuove sanzioni non arrecano nessun serio danno».
Ma allora perché George W. Bush durante il recente viaggio in Europa ha chiesto con insistenza ai leader alleati di varare tali sanzioni?
«Bush persegue la politica delle sanzioni con 5 anni di ritardo. Oramai gli iraniani hanno l’arricchimento dell’uranio, un programma nucleare molto avanzato e tali sanzioni non riusciranno certo a bloccarlo. La scelta delle sanzioni oggi non serve più. Ha un valore forse simbolico per sottolineare la coesione Usa-Ue ma ai fini pratico è letteralmente inutile».
Cosa si aspetta dall’imminente summit del G8 in Giappone?
«Sarebbe positivo se uscisse al termine dei lavori un documento forte sulla condanna dell’atomica dell’Iran, condiviso anche da Russia e Cina».
Nei pochi mesi che rimangono a Bush alla Casa Bianca cosa può fare per fermare la corsa dell’Iran verso l’arma nucleare?
«Gli sono rimaste solo due opzioni. La prima è un cambiamento di regime a Teheran e la seconda, purtroppo, è l’ultima opzione possibile. Quella dell’attacco militare».
Le sanzioni varate dagli europei che impatto possono avere sui piani di una eventuale azione militare israeliana?
«Nessuno. Gli israeliani prendono le decisioni inerenti alla propria sicurezza nazionale senza tener conto di cosa fanno gli altri. In questo caso poi, trattandosi di sanzioni molto tardive e dunque inefficaci, la cosa è ancor più vera».
Insomma, le nuove sanzioni non scongiurano l’attacco?
«Sono sanzioni che non hanno impatto sul programma iraniano».
Le recenti indiscrezioni sulle manovre militari israeliane nel Mediterraneo lasciano intendere che l’attacco è imminente?
«Confermano solo che l’opzione militare è reale. Si tratta dell’ultima risorsa possibile ed è molto triste il fatto che siamo rimasti quasi senza alternative. Ma la responsabilità è della comunità internazionale che, consapevolmente o meno, ha fatto il gioco degli iraniani, consentendogli di prendere tempo per perfezionare il proprio programma atomico».

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