Da La STAMPA del 24 giugno 2008:
Il presidente Nicola Sarkozy ha raccolto ieri entusiastiche ovazioni alla Knesset di Gerusalemme, quando ha detto che «la Francia sarà sempre al fianco di Israele, se dovesse essere esposto a minacce esistenziali»: un riferimento diretto ai programmi militari nucleari di Teheran che il presidente francese ha definito «inaccettabili».
Alzatisi in piedi, il Capo dello stato Shimon Peres e il premier Ehud Olmert hanno applaudito a lungo il discorso di Sarkozy: 45 minuti di espressioni di profonda ammirazione nei confronti del popolo ebraico e dello Stato di Israele, sapientemente coniugati con un intervento politico di un quarto d'ora in cui l'ospite (che pure assicurava di non essere giunto a Gerusalemme «per pontificare») ha però sparso sale sulle ferite. Lo Stato palestinese, ha precisato, deve essere costituito, anche nell'interesse di Israele; la colonizzazione ebraica deve fermarsi; Gerusalemme va spartita e la questione dei profughi palestinesi risolta.
Giunta per una visita di tre giorni in Israele, la coppia Sarkozy ha immediatamente affascinato gli israeliani. Carla Bruni ha conquistato quasi metà della prima pagina del solitamente compassato quotidiano «Haaretz» mentre il tabloid «Yediot Ahronot» ha pubblicato una decina di sue foto, raccontandone tutti gli impegni mondani. Sarkozy ha invece sottolineato come Israele debba assolutamente cogliere l’opportunita offerta dagli Stati del Mediterraneo, che stanno raccogliendo le forze per creare nuove relazioni di armonia e di cooperazione. Se poi Gerusalemme dovesse avere bisogno di mediatori, ad esempio nei negoziati con la Siria, non dimentichi che a Parigi adesso ha un vero amico.
Dal GIORNALE del 24 giugno 2008, il commento di Fiamma Nirenstein:
Il clima estatico per la lunga visita di Sarkozy in Israele, le esclamazioni entusiaste di Olmert («questo è un autentico revival delle antiche relazioni franco-israeliane»), di Netanyahu («Sarkozy è un vero amico del popolo ebraico») e di Peres, non sono collegati a nessuno scoop politico, salvo quello più importante: Sarkò è Sarkò, la sua immagine politica oltremodo occidentale propone un'idea della Francia e dell'Europa rinnovate, completamente diverse dal passato persino nella percezione disillusa di Israele. Udite udite, Sarkozy è parte di un’Europa nuova, che rinforza il rapporto interatlantico, amica degli Usa, legata alla Germania della Merkel, parte della stessa onda realistico-identitaria che ha portato al potere Berlusconi. Non solo, la Francia è il leader nella nuova linea dura verso l'Iran.
Il forte applauso che si è levato da Israele verso Sarkò, anche dopo che ha ripetuto tante formule tipiche persino di Chirac è legato anche al fatto che, senza ombra di dubbio, lui non è quel presidente che cacciò le guardie del corpo irsaeliane durante una visita a Gerusalemme presso il Muro del pianto. Un po’ faticosamente, anche i palestinesi ieri hanno cercato di farsi forti del fatto che Sarkò abbia vituperato gli insediamenti, chiesto di smantellare i check point e insistito per due stati per due popoli con Gerusalemme est capitale della Palestina. Ma la visita resta filoisraeliana, nonostante Sarkò, come Bernard Kouchner, ripeta formule non nuove, equipari l'aggressione dei Kassam alle risposte dell'esercito, differisca da Israele nell'interpretazione della risoluzione 202 dell'Onu. Sarkò condanna Hamas e va a trovare la famiglia di Gilad Shalit, ma la Francia tiene segreti rapporti col gruppo terrorista; biasima gli hezbollah per gli omicidi e l'integralismo islamico, ma lascia dipendere il rapporti col Libano da complicatissime alchimie. Insomma, la vecchia linea filoaraba non è scomparsa.
Ma Sarkozy reimposta l'egemonia francese, dopo aver saggiamente trattato con la Merkel, con la nuova spiaggia della Unione mediterranea che si inaugura a Parigi il 13 luglio. Per dare un vero segnale di grandeur seguita a sponsorizzare l'incontro fra Olmert e Assad, e siccome è una persona intelligente, certo capisce che spingere Assad a tagliare i suoi mille fili con l'Iran non è una prospettiva molto forte. E quindi sembra abbia promesso a Israele che se la Siria insiste con l'Asse del male, non spingerà a cederle il Golan. Sarkò continua spesso a usare la vecchia grammatica mediorentale europea, ma si capisce che sta costruendo un'altra lingua.
Israele più di ogni altro Paese sente che è tempo di nuove alleanze, che il vero pericolo è l'Iran sotto ogni forma, e spera che chiunque sia il nuovo presidente americano, l'Europa sia entrata in una nuova fase politica: per questo guarda a Sarkozy nella sostanza, perchè non ama giochi di concorrenza con gli Usa, non è affascinato dall'egemonia sul mondo della sinistra erede della Guerra Fredda. Sarkozy sembra amare davvero la democrazia. Nel Mediterraneo si può avere un grande ruolo cambiando le regole del gioco in base a criteri di rispetto dei diritti umani. Insomma, Sarkò getta a Gerusalemme le basi dell'Unione mediterranea in cui anche se l'Algeria e la Libia obiettano alla partecipazione di Israele, non c'è nessun dubbio che l'unico paese democratico del Medio Oriente non debba essere un reietto.
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