Sul FOGLIO di oggi, 22/06/2008, a pag. 1, una analisi dei possibili risultati dell'arrivo di Sarkozy in Medio Oriente. In un editoriale dal titolo " Isolare Teheran". Al quale ne segue un altro, nel quale viene confermato lo scopo militare del sito siriano distrutto il 6 settembre scorso.
Parigi. Una stretta di mano tra il primo ministro israeliano, Ehud Olmert, e il presidente siriano, Bashar el Assad, a Parigi il 13 luglio, in occasione del vertice che lancerà la sua Unione per il Mediterraneo. E’ questo l’obiettivo appena confessato della visita di Nicolas Sarkozy in Israele. “Sarebbe un formidabile progresso”, ha spiegato il presidente francese a poche ore dal suo arrivo oggi a Gerusalemme. Sarkozy si presenta come il migliore alleato europeo degli israeliani. “Voglio apportare un sostegno, un’assicurazione solenne alla popolazione israeliana: la Francia sarà sempre al fianco di Israele quando la sua esistenza e la sua sicurezza saranno in causa”, ha detto a Maariv e Yediot Aharonot. “Quelli che lanciano appelli, in modo scandaloso, alla distruzione di Israele troveranno sempre la Francia a sbarrare la strada. L’esistenza di Israele non è discutibile, la sua sicurezza non è negoziabile”. Queste parole servono a rafforzare la nuova alleanza tra la Francia e lo stato ebraico, dopo gli anni di relazioni tormentose sotto la presidenza di Jacques Chirac. Nel 1996, l’ex presidente si scontrò con le autorità e la sicurezza israeliane, pur di abbracciare i palestinesi di Gerusalemme est, e a Ramallah gli è stata dedicata una strada. Sarkozy, invece, è sempre stato “l’amico di Israele”, sin da quando, da sindaco di Neuilly-sur-Seine, non dimenticava mai le feste del calendario ebraico. Durante la guerra del Libano dell’estate 2006, disse: “Ciò che fa Hezbollah è inaccettabile”, quando il resto dell’establishmentfrancese criticava Israele. Appena diventato presidente ribadì l’amicizia con lo stato ebraico e annunciò la linea dura sull’Iran. A Shimon Peres è stata riservata la prima visita di stato di un leader straniero in Francia sotto la sua presidenza. “Oggi i rapporti sono ben migliori di quanto lo fossero negli anni passati.”, ha confermato Olmert al Figaro. Per la prima volta dall’intervento di François Mitterrand nel 1982, lunedì un presidente francese tornerà a parlare alla Knesset. Ma Sarkozy dovrà muoversi con molta prudenza. I contatti informali avviati da Parigi con Hamas a Gaza preoccupano i leader israeliani, così come l’accettazione passiva dell’accordo di Doha sul Libano. “Le parole hanno un’importanza considerevole in medio oriente. Basta una frase per mandare all’aria tutto”, spiega un esperto. L’Eliseo avrebbe preferito rinviare di qualche settimana la visita per evitare un difficile esercizio di equilibrismo diplomatico. “E’ un viaggio molto delicato, che sarà guardato con la lente di ingrandimento in Israele, dai palestinesi e nel mondo arabo”, confermano nell’entourage di Sarkozy, il quale martedì incontrerà Abu Mazen a Betlemme. Ma è Damasco l’orecchio al quale Sarkozy rivolgerà più messaggi. “Lasciamo fare il suo lavoro” all’Agenzia internazionale dell’energia atomica, i cui ispettori da oggi verificheranno il sito atomico di al Kibar distrutto dagli israeliani a settembre. “Non ho una posizione dogmatica” su Assad. Sarkozy vede nei “gesti concreti delle autorità siriane” – l’accordo di Doha e i negoziati con Israele – un’occasione unica per allontanare la Siria dall’Iran e isolare Teheran. Magari da suggellare già al vertice di Parigi
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