La questione delle borse di studio della Fondazione Fulbright a favore di studenti di Gaza non è come sembrava all'inizio, e cioè una questione di passaporti e basta. C'è ben altro. Lo racconta Dimitri Buffa sull' OPINIONE di oggi, 21/06/2008, a pag.3, con il titolo "IL BUONISMO DEL NEW YORK TIMES CONVINCE LA RICE A SBLOCCARE LE BORSE DI
STUDIO PER STUDENTI PALESTINESI IN AMERICA."
Negli Stati Uniti d¹America quando si avvicina il tempo delle elezioni
presidenziali non si contano gli attacchi di buonismo dei media a favore
della causa palestinese. Specie adesso che, nel quadro dell¹ipoteca virtuale
che il candidato democratico Barack Hussein Obama ha fatto sulla Casa
Bianca, l¹aria sembra stare per cambiare. Magari a costo di diventare
irrespirabile.
Così circa dieci giorni or sono il New York Times, seguito a ruota in Europa dall' Herald Tribune International, ha pensato
bene di iniziare una campagna a favore dello "sblocco" delle borse di studio
per studenti palestinesi in America.
E in pochi giorni i primi sei hanno già ricevuto il visto per trasferirsi da
Gaza negli States. Il programma di cooperazione è una specie di "Erasmus" e
si chiama "Fullbright", ma se era stato
bloccato una qualche ragione doveva ipoteticamente esserci.
Questo però né il NYT né l¹Herald lo hanno ricordato. E la Rice, per
togliere argomenti ai democratici contro Mc Cain, si è precipitata di
persona a togliere i veti contro le prime sei candidature in lista di
attesa. Ce ne sono altre seicento e forse qualche problemino bisognerà
cominciare a porserlo. Se è vero come è vero che tutti i candidati sono
vagliati dallo Shin Bet e dalla Cia è altrettanto vero che nel 2003, un
borsista di questo programma, tale Mustafa Khalfi,è stato beccato con il
sorcio in bocca mentre interveniva su siti islamisti dove si propaganda la
jihad. Ed espulso dal programma ovviamente.
Khalfi, nonostante il monitoraggio preventivo di Cia e Shin Bet, dissimulava
benissimo visto che nel 2003 era una delle firme di punta del giornale on
line marocchino Al-Tajdid. Sul sito web del giornale c¹erano diversi link,
uno portava alla "Unione di Dio", organismo impegnato nella raccolta
"caritatevole" pro Hamas, altri alla olandese Al-Aqsa Foundation, al
francese Comité de Benfaisance et de Secours aux Palestiniens, alla svizzera
Palestinian Relief Society, tutte organizzazioni finite sotto la lente
d¹ingrandimento del Tesoro di Washington dopo l¹11/9.
Khalfi fra l¹altro in quel sito web ha scritto che lo Tsunami era da
considerarsi "una punizione divina" contro le "corrotte²"nazioni asiatiche,
e che l¹uragano Katrina era da ritenersi "una vendetta di Allah" che aveva
dato "il benservito ai neocon".
Un altro suo articolo finiva invocando una ecatombe del genere anche per il
Marocco, a causa del suo essersi occidentalizzato.
La domanda in quel frangente fu la seguente: come ha fatto questo a
infiltrarsi tra i borsisti del "Fullbright"? E la domanda ne portava
un¹altra dietro come corollario: se ci è riuscito uno quanti potrebbero
emularlo? Oggi, di studenti palestinesi di Gaza, ce ne stanno seicento che
aspettano che si allentino le maglie delle dogane americane in nome del
buonismo preelettorale. Ma la gente si chiede: agli americani la lezione
dll¹11 settembre non è bastata? Che garanzie ci sono tra gli studenti
universitari di Gaza, con quel tipo di indottrinamento che ricevono fin d
bambini, che non si celino tra loro aspiranti kamikaze in "darb al arb "
cioè la " terra di guerra delle espansioni maomettane" ?
E se i palestinesi ci tenevano tanto a queste borse di studio, perché Hamas
ha organizzato un attentato nel 2002 in cui furono uccisi tre agenti
americani che facevano da scorta proprio alla delegazione del progetto
"Fullbright" in visita nelle università di Gaza e Westbank in cerca di
"talenti" ?
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