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L'Opinione Rassegna Stampa
20.06.2008 Il doppio gioco di Mubarak
l'analisi di Michael Sfaradi

Testata: L'Opinione
Data: 20 giugno 2008
Pagina: 0
Autore: Michael Sfaradi
Titolo: «Mubarak fa il doppio gioco per diventare leader degli Arabi»
Da L'OPINIONE del 20 giugno 2008:

Da tempo c’è un irrigidimento nella politica egiziana nei confronti di Israele, e nonostante le dichiarazioni di amicizia dei leader delle due nazioni, è chiaro che il quadro della situazione sta cambiando e porta lo scacchiere mediorientale verso scenari sempre più inquietanti. L’Egitto, fin dai tempi di Nasser e di Sadat, ha sempre ambito ad una posizione di guida nel mondo arabo e Mubarak, che non vuole essere da meno, non può ignorare i successi dell’Iran che sta per ottenere, a dispetto del mondo intero, la bomba atomica. A questo, bisogna aggiungere la spinta interna verso l’estremismo islamico che viene dai Fratelli Musulmani, sempre più forti a livello politico e nella popolazione. Per non perdere la leadership nel mondo arabo e mantenere il ruolo di principale interlocutore con l’Occidente, il Cairo sta intelligentemente seguendo una politica di attesa. Non a caso è stato proprio con la mediazione egiziana che Israele e Hamas hanno raggiunto l’accordo di cessate il fuoco per i prossimi sei mesi. Accordo che sta mettendo a dura prova la pazienza degli israeliani per due motivi: per prima cosa c’è l’esperienza del passato dove ogni giorno c’era un nuovo cessate il fuoco, ma gli attentati terroristici non finivano mai, e per secondo che la liberazione di Ghilad Shalit, il soldato rapito da Hamas, non sia stata compresa nell’accordo. Facendo un’analisi attenta degli ultimi eventi, si capisce che l’Egitto strizza anche l’occhio a quel mondo arabo che non sopporta più Israele e che la vorrebbe spazzata via al più presto.

I segnali di questo doppio gioco sono numerosi. L’ultimo in ordine di tempo si è verificato a Petra, in Giordania, dove durante una conferenza in cui erano presenti diversi personaggi, molti dei quali premiati in passato con il Nobel per la Pace, il segretario della Lega Araba, Amr Moussa, (che per molti anni è stato il ministro degli esteri egiziano), durante il suo discorso si è scagliato con veemenza contro la politica israeliana, non risparmiando critiche dirette al presidente Shimon Peres, che era presente in aula. Ha accusato Israele di essere responsabile dell’attuale situazione in Medio Oriente, dove la pace è sempre più una meteora, adducendo come motivazioni la recente decisione di costruire nuovi nuclei abitativi e la distruzione di centinaia di case palestinesi. Ha più volte ripetuto che “loro non sono scemi” puntando il dito ad un esterrefatto Peres che proprio non si aspettava un attacco politico in quella sede. Amr Moussa e i suoi collaboratori forse non sono scemi ma male informati. Israele non ha alcun obbligo di chiarirsi o giustificarsi su autorizzazioni riguardanti la costruzione di 1.100 nuclei abitativi (e non 11.000 come detto), e poi, a Gerusalemme, soprattutto se riguardano zone della città a maggioranza ebraica, decisioni di questo tipo non possano influenzare eventuali accordi di pace e non possono essere motivo di contesa.

Per quello che riguarda le “centinaia” di case distrutte, sia chiaro che si è trattato di cinque edifici disabitati, a ridosso del confine fra la striscia e Israele, che i terroristi usavano per coprirsi durante i lanci dei loro razzi Qassam. L’ultima trovata poi è l’idea di una forza pan-araba da schierare a Gaza, che dovrebbe garantire la sicurezza dello Stato ebraico e della popolazione civile palestinese. Visti i precedenti, questa forza non garantirebbe niente a nessuno se non l’accerchiamento definitivo di Israele. La cosa ridicola è che Olmert, che dovrebbe andare presto a casa visto che ha già fatto troppi danni, sta anche prendendo questa ipotesi in considerazione. Come diceva Albert Einstein all’idiozia umana non c’è fine.

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