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La Repubblica Rassegna Stampa
20.06.2008 Grandi elogi di Alberto Stabile all'American Colony
l'albergo dove la propaganda antisraeliana è compresa nel prezzo

Testata: La Repubblica
Data: 20 giugno 2008
Pagina: 41
Autore: Alberto Stabile
Titolo: «La donna che inventò l´albergo della pace»
La REPUBBLICA del 20 giugno 2008 pubblica un articolo di Alberto Stabile sull'albergo di Gerusalemme American Colony.
L'articolo è tutto un elogio. Ovviamente, essendo quello l'albergo dove la propaganda  arabo-palestinese da Arafat in poi ha sempre trovato ospitalità. E' un albergo di lusso: si mangia bene, si alloggia in belle camere. Un soggiorno al Colony è abituale per i corrispondenti esteri che dedicano il loro impegno a raccogliere e diffondere la propaganda palestinese e antisraeliana.
E' lì che Mordechai Vanunu, la spia recentemente liberata, riceve i corrispondenti stranieri per le sue innumerevoli conferenze stampa.
Da come lo descrive, si capisce che Stabile apprezza molto il Colony. Non ci stupiamo.


Fino a poche settimane prima di morire, Valentine Vester, o "Mrs Val" o semplicemente "Val", come amici, dipendenti e frequentatori dell´American Colony amavano chiamarla, discuteva sugli ultimi sviluppi politici regionali con un ospite molto speciale: Tony Blair. Al pari di molti altri protagonisti e comprimari apparsi sulla scena del conflitto, l´ex premier britannico, nominato rappresentante del "Quartetto" e dunque costretto a crearsi una base a Gerusalemme, non ha saputo resistere al fascino del "Colony" e, come gli altri vip che nell´arco di molti decenni ne hanno sfiorato gli splendidi pavimenti in pietra rosa, anche Blair, non aveva potuto sottrarsi al rito del nice chatting, il piacevole, lieve conversare del più e del meno, ma sempre con un occhio all´attualità, che di Val era il passatempo preferito.
Valentine Vester, morta a 96 anni, non era soltanto la proprietaria di uno degli alberghi più raffinati e densi di storia del Medio Oriente. E´ grazie a Val, al suo disprezzo verso ogni forma di estremismo, alla sua educazione al dialogo, da gentildonna britannica, che l´American Colony, situato sulla linea verde che un tempo separava la parte araba di Gerusalemme da quella ebraica, è diventato un foro extraterritoriale di discussione e di confronto in una città ancora divisa, un luogo d´incontro per politici e diplomatici ed inevitabilmente una cornice ideale di intrighi e di manovre.
Fu nella stanza 16, tanto per citare un esempio, che gli emissari di Rabin e di Arafat misero a punto certe parti importanti degli accordi di Oslo. Alcuni di quei protagonisti, oramai fuori dalla scena politica continuano a frequentare il brunch del sabato apparecchiato nello splendido "giardino delle mogli", magari soltanto per scambiarsi una stretta di mano, o per misurare a distanza il reciproco disagio di vivere in una stagione in cui la pace non è più così popolare.
Non è un caso che le organizzazioni pacifiste israeliane scelgano spesso il Colony come palcoscenico delle loro iniziative, o che i "i nuovi storici" che hanno riscritto, o semplicemente raccontato per la prima volta la nascita dello Stato ebraico, presentino i loro libri scomodi nella Pasha-room, così chiamata perché, agli inizi degli anni 50 vi fu ospite il generale John Bagot Glubb, detto Glubb Pasha, il comandante della Legione araba, l´esercito del regno di Transgiordania. Ma tutto questo, per "Mrs Val", non era nei piani. «Non ho mai pensato - amava ripetere - di dover creare un hotel di lusso. Soltanto un vero albergo».
Era arrivata a Gerusalemme nel 1963 con il marito, Horatio Spafford, nipote dei fondatori dell´American Colony che, prima di diventare quello che è, era stata una colonia fondata da una famiglia di filantropi millenaristi di Chicago, gli Spafford, appunto. Era il 1881 quando una grande tragedia s´era abbattuta su quella famiglia. Durante la traversata atlantica, preludio di un pellegrinaggio in Terra santa, una tempesta aveva fatto colare a picco la nave. Le quattro figlie di Anna e Horatio Spafford, i nonni del marito di Val, erano morte nel naufragio. Fu così che gli Spafford decisero di dedicare il resto della loro vita ad opere di carità.
Giunti a Gerusalemme, acquistarono la villa di un ricco arabo appartenente alla facoltosa famiglia degli Husseini. I fondatori dell´American Colony mantennero fede alla loro promessa. Crearono una scuola per i bambini poveri, ebrei o arabi che fossero, aprirono un forno, una mensa, un ospedale. Fu a cavallo della seconda guerra mondiale che la Colonia Americana fallì e venne trasformata in una pensione a gestione familiare. Ma assai accogliente e di gran fascino se è vero Winston Churcill e T. S. Lawrence, meglio noto come Lawrence d´Arabia, e sir Edmund Allenby e Glub Pasha vi si rifugiavano volentieri.
Quando, nel ‘67 Gerusalemme Est venne conquistata dalle truppe israeliane, Val era ormai il punto di riferimento di una clientela sempre più vasta. Nata da una famiglia borghese di Alverstoke, il padre era un ammiraglio della marina britannica, la famosa scrittrice e viaggiatrice Gertrude Bell era sua zia, Val aveva intrapreso la carriera di attrice, ma poi s´era innamorata del Medio Oriente. Una sua piccola foto è appesa, discreta, alla parete della brasserie, tra i molti libri che una clientela sempre più distratta non consulta più. Da giovane deve essere stata molto bella.

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