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Il Foglio Rassegna Stampa
18.06.2008 Così funziona il dominio di Hamas
un articolo di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 18 giugno 2008
Pagina: 4
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Modello Hamas»
Da Il FOGLIO del 18 giugno 2008:

Roma. Hamas ha festeggiato il primo anniversario del golpe nella Striscia di Gaza rivendicando l’attentato suicida in un night club di Rishon LeZion, dove sono morti 15 israeliani. A un anno dalla sua presa del potere, con il movimento islamista che annuncia l’ennesima flebile tregua con Israele patrocinata dall’Egitto, l’anarchia dei primi mesi ha lasciato il posto a una terra agonizzante. “Oggi gli abitanti non osano più nemmeno sparare raffiche in aria durante i matrimoni, come era loro consuetudine”, racconta il quotidiano Yedioth Ahronoth. Così si presenta l’Hamastan: “Un piccolo stato terrorista, violento e dittatoriale, che dipende totalmente dall’assistenza altrui”. “L’era della legge islamica è arrivata”, aveva annunciato Islam Shahawan dell’ala armata di Hamas, mentre Abu Ayman del Jihad islamico parlava di “alba del vero islam”. A Gaza oggi bande di islamisti attaccano i saloni di bellezza considerati contrari alla sharia. L’uomo forte di Fatah, Mohammed Dahlan, dice che “Hamas è più distruttiva dell’occupazione israeliana”. “Gaza sta diventando un simbolo”, ha scritto il columnist del Jerusalem Post Amnon Rubinstein. “Tale è la politica di Hamas: non solo un’infinita e sanguinosa belligeranza contro l’entità sionista, ma anche la disponibilità a perdere persino il controllo su Gaza nel corso di questa guerra. Dal momento in cui viene glorificato il suicidio individuale, dal momento in cui la morte in battaglia viene descritta come la chiave per un felice aldilà, dal momento in cui la guerra stessa viene santificata, perché questi concetti non dovrebbero estendersi dall’individuo alla collettività? Il suicidio diventa la via per la salvezza sia individuale sia nazionale”. Hamas ha sviluppato una pedagogia dell’annientamento ebraico, dove i figli di Israele sono “cani” da abbattere. Un veleno diffuso via radio, televisione e moschea. Bombe sono state lanciate contro gli istituti cristiani. Il convento del Rosario è stato devastato e le immagini sacre sono state incendiate. E’ stato ucciso Rami Khader Ayyad, direttore dell’unica libreria cristiana di Gaza. Da tempo riceveva minacce anonime di morte per il suo lavoro di diffusione del Vangelo. Lo scorso aprile la libreria era stata bruciata durante una campagna contro “il vizio” lanciata da un gruppo denominatosi “la Spada dell’islam”. I muezzin gridano sempre più forte vicino alle chiese. Dove una volta suonavano le campane, come anche a Betlemme, si sentono preghiere musulmane con altoparlanti a tutto volume. Hamas ha assunto il controllo di università, uffici commerciali, media e istituzioni. Ha imposto l’egemonia grazie a un governo dittatoriale che non permette protesta o rivolta. Non esiste l’opposizione. Due settimane fa Hamas ha annunciato anche il bando del porno. L’accordo con la compagnia di telecomunicazioni PalTel è destinato a “proteggere i figli della Palestina e a rafforzarne la morale”. Esercizi di noleggio video distrutti, donne vestite all’occidentale aggredite e tutte le piccole attività iniziate dalle donne attraverso progetti di microcredito costrette a chiudere, non per mancanza di lavoro, ma per imposizione di Hamas.  Nella striscia di Gaza il 70 per cento della popolazione, su un milione e 300 mila abitanti, dipende da sussidi assistenziali elargiti dagli enti di aiuti; il 60 per cento vive con meno di due dollari al giorno, non esiste una rete di acqua potabile e il sistema fognario è distrutto. Metà della popolazione è sotto i diciotto anni e non vede futuro. Eppure, come spiegavano ieri i maggiori quotidiani israeliani, Hamas resta molto popolare. La paura e la miseria l’hanno rafforzato. I paesi europei pagano il carburante necessario a far funzionare le centrali elettriche e Hamas addebita agli abitanti i costi della fornitura elettrica. L’Iran copre tutte le spese del governo Hamas, comprese quelle militari. I pasdaran stanno esportando a Gaza il loro modello totalitario di islamismo. Il giornalista palestinese Ahmad Abu Matar accusa Hamas di far circolare voci sulla “nascita del Mahdi”, il messia dello sciismo idolatrato dal presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad. Il leader religioso di Gaza, Issa Badwan, alla tv di Hamas ha detto che il messia islamico è nato a Gaza nel 2004. Gli abitanti di Gaza sono ridotti a vivere di elemosina, ma Hamas si occupa solo di riarmo contro l’“immondizia sionista”, con la creazione di un apparato militare che comprende divisioni, compagnie e corpi professionali. L’esercito di Hamas conta 16 mila combattenti. Molti ricevono addestramento militare in Iran e in Siria, come ha rivelato il londinese Times. 450 famiglie palestinesi hanno chiesto al presidente Abu Mazen di far luce sull’assassinio da parte di Hamas dei propri familiari, uccisi e torturati a morte perché di Fatah. Mazen Shahin ha raccontato il suo mese trascorso nelle celle di Hamas in quanto laico. “Mi dissero che non ero religioso, mi hanno torturato fisicamente e psicologicamente, non c’erano luce e finestre”. Perse il senso del tempo. “Ci chiamavano solo per la preghiera”. Due mesi prima che Hamas assumesse il controllo, lasciandosi dietro 450 morti palestinesi, l’Iran aveva aperto il Consiglio per la Shi’a in Palestina. In quei giorni l’emittente tv israeliana Channel 2 News mostrava le immagini festose di un auditorium all’Università di Teheran. Gli studenti venivano indottrinati attraverso immagini di attentati terroristici e potevano fare domanda come attentatori suicidi contro Israele. Sul podio campeggiava la seguente scritta: “Israele deve essere spazzato via dal mondo”, in inglese, ebraico, arabo e persiano. E’ diventato lo slogan di stato a Gaza. Questa casamatta del jihad.

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