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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Maggie Anton La figlia di Rashi 17/06/2008

La figlia di Rashi                   Maggie Anton

 

Traduzione                             Alessandra Roccato

 

Piemme                                   Euro 19,90

 

 

 

Un racconto appassionante in bilico fra invenzione e verità storica è il romanzo “La figlia di Rashi” di Maggie Anton. Ambientato nella Francia settentrionale, a Troyes, in un’epoca di prosperità e di fiorenti commerci narra la storia di Salomon ben Isaac, uno sconosciuto nel 1068 ma destinato a diventare nel giro di un secolo uno dei più grandi studiosi del Talmud di tutti i tempi.

 

“Il primo libro stampato in ebraico fu il suo commento alla Bibbia, e nelle stampe del Talmud del XV secolo le sue chiose, occupano le colonne interne di ciascuna pagina. Da quel momento in poi Salomon sarà conosciuto come Rashi, acronimo ebraico per Rabbi Shlomo ha Yitzhaki”.

 

In realtà il romanzo di Anton è soprattutto la storia delle figlie di Rashi: Joheved, Miriam e Rachel alle quali il padre aveva permesso di accedere allo studio del Talmud.

 

Dopo aver desiderato un figlio maschio per tutta la vita, Rashi aveva accettato il destino che sembrava non volerlo accontentare e aveva preso la decisione di insegnare ogni sera alla figlia maggiore Joheved a leggere il Talmud, a comprenderlo e ad apprezzarlo: una scelta rischiosa perché in quell’epoca ad una donna non era consentito avvicinarsi ai libri sacri.

 

Dalla primavera del 4829 (1069 dell’era cristiana) fino alla tarda estate del 4837 (1077 dell’era cristiana), in un periodo fiorente nel quale i commerci si espandono e le città che sorgono al crocevia delle rotte commerciali organizzano fiere dove i mercanti possono al tempo stesso vendere e comprare – come alle due fiere che si tengono a Troyes – si dipanano le vicende di Rashi e della sua famiglia, costellate da momenti di gioia e felicità ma anche da altrettanti episodi di dolore e morte.

 

Il racconto delle festività e ricorrenze ebraiche, da quelle gioiose come Purim dove si balla e si beve fino a stordirsi a quelle più “religiose” come Yom Kippur,  si mescola alla lettura e al commento di molti brani tratti dal Talmud dai quali Rashi, le sue figlie e gli studenti della Yeshivà traggono ispirazione ed insegnamento per ogni aspetto della vita quotidiana: dal comportamento delle donne quando sono “niddah”, alle modalità di preghiera, fino ad arrivare alle norme che regolano la vita intima dei coniugi.

 

Non mancano episodi di superstizione come quando Joheved, ormai adulta e sposata a Meir, uomo saggio e studioso del Talmud, si rivolge a Ben Yochai, un anziano erborista della comunità, per risvegliare la virilità del marito straziato dalla perdita della sorella Hannah, morta nel dare alla luce il suo bambino. La cura che l’anziano ebreo darà a Joheved si rivelerà quasi fatale per il giovane Meir.

 

L’accuratezza nella descrizione dei personaggi ebrei, la maggior parte dei quali è esistita veramente, non esclude una profonda conoscenza della vita delle donne nel Medioevo, frutto di studi storici approfonditi e che trova nella descrizione della figura di Catharina, cristiana che si convertirà all’ebraismo e di Anna, sfuggita ai predoni e accolta in casa dalla famiglia di Rashi, l’espressione più alta.

 

L’autrice, che ha riscoperto le sue radici ebraiche in età adulta, ha iniziato lo studio del Talmud nel 1992 con Rachel Adler, professore alla Hebrew Union College di Los Angeles proseguendo poi con Rabbi Aaron Katz .

 

Affascinata dalla figura di Rashi e dal fatto che le sue figlie studiassero i  testi sacri, l’autrice ha dedicato anni di studio e ricerche all’approfondimento della letteratura medioevale ebraica e questo bellissimo romanzo storico è il frutto di quel lavoro; un libro con il quale Maggie Anton ha voluto offrire a tutte le donne ebree ortodosse e non uno spunto per dedicarsi allo studio del Talmud. “Spero – ha detto Anton nel corso di un’intervista – che le piccole lezioni del Talmud che ho riportato nel libro inducano le donne ad avvicinarsi a questo  prezioso insegnamento”.

 

 

 

Giorgia Greco

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