Israele è una società aperta. I confini non sono chiusi, il soggiorno non è obbligato. Non c'è nulla di sorprendente allora nel fatto che qualcuno si trasferisca in altri paesi. Compresa, nel caso degli ebrei di ascendenza tedesca, la Germania. Dove comunque la maggior parte dei nuovi arrivi di ebrei proviene dalla Russia, non da Israele.
Da La REPUBBLICa del 16 giugno 2008, un articolo di Andrea Tarquini, che enfatizza il fenomeno:
Sono nati e cresciuti nella vivace Tel Aviv, o in un Kibbutz di frontiera dove sibilano i razzi Qassam ogni giorno ma internet ce l´hanno tutti. Qualche anno fa non ci avrebbero mai pensato, eppure adesso, sempre più numerosi, sbarcano in uno degli aeroporti di Berlino. All´Ovest dal volo regolare dell´El Al o all´Est da un low cost israeliano. Germania, tarda primavera 2008: appena due generazioni e mezzo dopo l´Olocausto, figli e nipoti delle vittime della Shoah tornano in massa con in tasca un passaporto tedesco chiesto e ottenuto in virtù di una legge postbellica. Figli e nipoti delle vittime scelgono la cittadinanza della democrazia costruita da figli e nipoti dei carnefici, e la Berlino del dopo-Muro torna ogni giorno di più quella che era prima di Hitler: la capitale europea della cultura e della vita giovanile ebraiche.
«Approfitta della legge, è la nostra migliore vendetta contro Hitler, fagli vedere che gli ebrei tedeschi possono di nuovo esistere ed essere numerosi», ha detto l´anziana nonna ad Avital Direktor, 30 anni, iscritta al partito conservatore Likud. La nonna era tedesca, è scampata all´Olocausto a Dachau per un errore del carnefice di turno: in migliaia erano in fila, un mattino, verso le docce da cui "pioveva" il gas Zyklone-B, un ufficiale Ss la scambiò con la sua amichetta e mandò la donna sbagliata verso la morte. La norma costituzionale fu varata dal fondatore della democrazia tedesca, Konrad Adenauer, e dall´allora opposizione Spd. Articolo 116 del Grundgesetz, la Legge fondamentale, paragrafo 2: "Le persone che, poiché furono perseguitate in quanto ebrei, furono private della cittadinanza tedesca dalle autorità naziste, hanno il diritto di richiederla. Il diritto si estende automaticamente ai loro discendenti".
Per decenni, quasi tutti gli ebrei ignorarono quella disposizione voluta dal vecchio Adenauer. Negli ultimi anni, le cose sono cambiate, a velocità esponenziale. Ancora solo nel 1998, un anno prima del ritorno di governo e Parlamento a Berlino, appena 742 giovani ebrei chiesero il passaporto tedesco. Nel 2006, ultimi dati disponibili, teenagers e "under quaranta" che hanno voluto e avuto in tasca il rosso passaporto con l´aquila federale insieme a quello blu con la Menorah sono stati ben 4313. Il trend è in aumento, in decollo.
Tornare a Berlino, restare israeliani ma sentirsi ebrei tedeschi: una scelta impensabile solo pochi decenni fa. Avital non si pente, «l´Olocausto resterà sempre parte della mia vita, ma mia nonna aveva ragione: vendichiamoci contro Hitler prendendo il passaporto tedesco, non contro i tedeschi di oggi». Più giovane, la venticinquenne Dafna Laner vive da un anno e mezzo a Berlino col documento con l´aquila in tasca. «Mi sento a casa, perché Tel Aviv con il suo ritmo, le sue discoteche e i suoi caffè non mi manca, ma la città è sicura, non c´è il controllo antibomba davanti ai locali, e tutto costa meno». Frequenta soprattutto altri giovani israeliani col passaporto tedesco, ma anche libanesi o palestinesi all´università. Degli episodi di violenza neonazista nel profondo della Germania orientale sente solo dire dai media. «Non sono atmosfere o paure che vivo di persona. Non è come quando nel villaggio di frontiera suona la sirena per un razzo Qassam e ti senti in guerra».
Locali tipici, come la pasticceria Barcomi a Sophienstrasse, radio, tv e siti internet, sinagoghe, la comunità più vivace di Germania: la colonia ebraica di Berlino è tra le più importanti d´Europa. Giovani imprenditori venuti da Tel Aviv e trapiantati qui, come Vernen Liebermann e Daniel Stern, organizzano con i loro dj venuti da Tel Aviv nei weekend le feste del grande mix giovanile tra teenagers berlinesi e israeliani. A ricordare il passato ci pensano lo splendido museo ebraico di Daniel Libeskind, il memoriale a un passo dalla porta di Brandeburgo, il governo e i media. E quando Chava Albertstein, che è insieme la Marlene Dietrich e la Edith Piaf giovane israeliana, viene a Berlino, tedeschi ed ebrei affollano insieme i suoi concerti.
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