Nulla di strano se il Papa parla di pace ma a volte la guerra è inevitabile
Testata: La Repubblica Data: 16 giugno 2008 Pagina: 1 Autore: Marco Politi Titolo: «"Preveniamo nuove guerre" sull´Iran l´appello del Papa»
I papi hanno sempre parlato di pace. E' però quando le guerre si rivelano inevitabili che si può interpretare la loro posizione politica. Se e quando la crisi con l'Iran precipiterà, sarà possibile comprendere la posizione di Benedetto XVI: il suo collocarsi a fianco del regime iraniano, a fianco delle democrazie. Per ora, non facciamo dire al Papa più di quel che dice: no diamo ai suoi appelli al dialogo i significati politici desiderati. Benedetto XVI sostiene la "tregua" tra Hamas e Israele, come sostiene Marco Politi su REPUBBLICA ? E con quali condizioni ? A quelle del gruppo terroristico, che non prevedono nè la fine del contrabbando di armi, né il rilascio di Gilad Shalit ?
Ecco il testo della cronaca: BRINDISI - Prevenire un´altra guerra. Benedetto XVI rompe il silenzio sul dossier Iran e all´Angelus lancia da Brindisi un appello allarmato, esortando alla pace e alla cooperazione nel Vicino e nel Medio Oriente. E´ cruciale, dichiara, «prevenire e controllare i conflitti». E´ urgente «esplorare ogni possibilità di via diplomatica, prestando attenzione ed incoraggiamento anche ai più flebili segni di dialogo o di desiderio di riconciliazione». La parola Iran non appare sulla bocca del pontefice. Ma sul tavolo della Segreteria di Stato stanno le ultime mosse del governo iraniano: nessuna sospensione della marcia verso il nucleare, disponibilità a studiare il pacchetto portato dall´inviato dell´Ue Javier Solana. La posizione di principio della Santa Sede è precisa. Rifiuto della proliferazione delle armi atomiche, invito alle potenze nucleari a procedere al disarmo come previsto dal Trattano di non proliferazione. La realtà va in un´altra direzione. Teheran non si ferma, le potenze nucleari non pensano al disarmo. In Vaticano sono allarmati per le spinte crescenti verso l´opzione militare, che si manifestano a Washington e in Israele. Nel palazzo apostolico sono rimasti colpiti dalle indiscrezioni emerse dopo l´incontro fra Bush e Berlusconi. Il commento del premier italiano: «Ho sentito cose che non avrei voluto sentire», evoca i peggiori scenari. D´altronde Bush, parlando con il pontefice, ha sottolineato la minaccia di un Iran dotato di armi nucleari. Ad aumentare le preoccupazioni papali sono le voci provenienti da ambienti israeliani, che propugnano con insistenza opzioni che vanno da un blocco navale nel Golfo Persico fino a bombardamenti sull´Iran. Tra i vescovi cattolici del Medio Oriente questo scenario suscita i peggiori incubi. La successiva vampata di rabbia islamica alimenterebbe inevitabilmente le forze estremiste contrarie alla presenza cristiana nei territori musulmani. Nel suo intervento Benedetto XVI ha voluto implicitamente sostenere gli sforzi dei «5+1». Citando il suo recente discorso alle Nazioni Unite, il pontefice ha sottolineato che «l´azione della comunità internazionale e delle sue istituzioni non deve essere mai interpretata come un´imposizione indesiderata e una limitazione di sovranità». Al contrario, è la mancanza di intervento a provocare danni. Ratzinger ha voluto, peraltro, rammentare il rispetto della legalità internazionale. L´appello del pontefice a cogliere anche i più piccoli segnali di dialogo o riconciliazione - fanno sapere in Vaticano - vale anche per la situazione in Terrasanta. Benedetto XVI spera che si arrivi ad un accordo, sia pure indiretto, fra Hamas e Israele per disinnescare nuovi scontri a Gaza. Durante il suo incontro con Bush il pontefice ha chiesto espressamente un rilancio del «processo di Annapolis». Per il momento la Santa Sede si limita agli auspici. «Da questo lembo di Europa proteso nel Mediterraneo, tra Oriente e Occidente - ha esclamato il Papa, terminando la messa celebrata nel porto di Brindisi - ci rivolgiamo a Maria, che indica la via, donandoci Gesù Via della pace». Benedetto XVI si è inoltre augurato che l´Italia, l´Europa e il mondo intero siano protetti dalle «tempeste che minacciano la fede e i veri valori». Nel giorno e mezzo passato dal pontefice in Puglia non sono mancati i riferimenti al problema dell´immigrazione, dell´accoglienza e della sicurezza. La compassione cristiana, ha sottolineato, non è sinonimo di pietismo o assistenzialismo ma è un impegno alla solidarietà e alla condivisione. Durante la messa è stato notato che ai fedeli è stato imposto di ricevere la comunione dal Papa stando in ginocchio.