Dalla STAMPA di oggi, 15/06/2008, a pag.15, un articolo di Aldo Baquis (interessante, niente fonti palestinesi da citare, l'Ansa è evidentemente lontana....) dal titolo "I datteri di Gesù da una palma di duemila anni fa", non imputabile a Baquis. Come si suol dire, < con tutto il rispetto >, ma non vediamo cosa c'entri Gesù con i semi di palma trovati a Masada. Dopo duemila anni viene oggi finalmente riconosciuto che Gesù era ebreo, ma non esageriamo, per favore. Non è che tutto quanto succede in Israele debbe essere riportato a lui. Lasciamo risorgere gli antichi datteri, e chiamiamoli semplicemente israeliani. Ecco il pezzo:
Un seme che si risveglia dopo un sonno millenario e un popolo che segue con interesse spasmodico lo svilupparsi della pianticella: sembra una fiaba esotica, ed invece si tratta degli ultimi aggiornamenti giunti da un laboratorio di studi ambientali israeliano dove la palma della Giudea affettuosamente denominata “Matusalemme” ha raggiunto in questi giorni l’altezza di 120 centimetri.
Le due ricercatrici responsabili del progetto, Sarah Sallon ed Elaine Solowey, pensano che forse si sia stabilito un record mondiale perchè datazioni al radiocarbonio compiute in Svizzera su un piccolo campione del seme hanno stabilito che risale ad una epoca compresa fra il 35 a.C e il 65 d.C. In passato scienziati cinesi era riusciti a far germinare semi di loto vecchi di 1300 anni. In questo caso si andrebbe molto più indietro, all’epoca della predicazione di Gesù.
La collocazione di “Matusalemme” nel primo secolo d.C. non ha invece stupito gli israeliani. Il seme era stato scoperto in un magazzino del Livello 34 della fortezza di Massada: lo sperone a picco sul Mar Morto dove un migliaio di ebrei preferirono darsi la morte nel 73 d.C. piuttosto che arrendersi alle legioni romane che li stringevano d’assedio.
L’archeologo Igael Yadin, che negli anni Sessanta aveva guidato le spedizioni di ricerca a Massada, non aveva dedicato soverchia attenzione ai semi che hanno dunque riposato per altri 40 anni in una bacheca della Università Bar Ilan di Tel Aviv. Solo tre anni fa si è tentata la audace germinazione, visto che nel clima terribilmente asciutto del mar Morto si erano conservati alla perfezione. E un seme, quello battezzato “Matusalemme” appunto, è germogliato.
Per gli ebrei dell’epoca la palma era un punto di riferimento obbligato. «I giusti fioriranno come l'albero della palma», sostengono i Salmi. La zona compresa fra il Lago di Tiberiade, l’oasi di Gerico e il mar Morto era peraltro ricoperta da piantagioni di palme. Lo stesso Plinio il Vecchio aveva la massima considerazione per i datteri della Giudea, che venivano usati anche per curare infezioni, come lassativo o anche come afrodisiaco. Gli ebrei del tempo vi ricavavano anche il miele, per poi vantarsi di vivere in effetti «nella Terra del latte e del miele».
Ma di quel particolare tipo di palma, andato distrutto nel Medio Evo, non resta oggi che questo piccolo germoglio.
Le palme che oggi crescono abbondanti in Israele sono state importate dagli Stati Uniti e dall’Iraq e sono geneticamente molto diverse dalla palma della Giudea che si sta sviluppando in laboratorio.
La domanda che torna di frequente nei giornali è se “Matusalemme” sarà adesso in grado di produrre datteri come quelli masticati dagli zeloti ebrei di Massada, i “Sicari”, mentre scrutavano le legioni di Flavio Silva. Rimane un grande punto interrogativo. Perchè ciò avvenga, infatti, occorrerebbe che la palma sia di sesso femminile e nessuno può ancora dirlo con certezza. Dal laboratorio di studi ambientali pregano di pazientare ancora, perchè la risposta non arriverà prima del 2012. Un lasso di tempo comunque insignificante. “Matusalemme” è abituato a ben altre attese.
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